LOTTA AL CAPORALATO Denunciati sette pakistani nel Fermano, blitz nei campi e indagini tra lavoro nero e clandestinità

LAVORO - I denunciati sono ritenuti responsabili a vario titolo, in concorso tra loro, di intermediazione di manodopera e sfruttamento del lavoro, oltre allo sfruttamento e favoreggiamento della condizione di clandestinità, impiego della manodopera priva di permesso di soggiorno, altre violazioni della normativa per la sicurezza sui luoghi di lavoro

(foto dall’Arma dei carabinieri)

di redazione CF

Proseguono, anche nei campi di raccolta, i controlli da parte dei carabinieri di Fermo. All’esito di un’articolata attività investigativa, identificati e denunciati sette pakistani. Sono ritenuti responsabili a vario titolo, in concorso tra loro di intermediazione di manodopera e sfruttamento del lavoro, oltre allo sfruttamento e favoreggiamento della condizione di clandestinità, impiego della manodopera priva di permesso di soggiorno, altre violazioni della normativa per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Il punto di ritrovo era proprio nel Fermano, a Montegranaro per la precisione. Dai servizi di pedinamento si è riscontrato che i soggetti recuperati venivano condotti in campi agricoli posti nei vari comuni delle province fermana e maceratese dove venivano impiegati nella raccolta di verdure ed ortaggi, con inizio alle 8 circa e termine alle ore 18,30 per un salario di 5 euro all’ora.

All’esito di un’articolata attività investigativa condotta sotto le direttive delle Procure della repubblica di Fermo e Macerata, con il coordinamento del tenente colonnello Nicola Gismondi, comandante della compagnia carabinieri di Fermo, finalizzata al contrasto del fenomeno criminale del cosiddetto “caporalato”, gli uomini della stazione di Montegranaro e dei Nuclei carabinieri Ispettorato del Lavoro di Ascoli Piceno e Macerata, supportati anche dai militari delle stazioni di Sant’Elpidio a Mare, Petritoli e Monterubbiano, hanno identificato e denunciato alle Procure fermana e maceratese, complessivamente sette cittadini di origine pakistana, residenti nelle province di Macerata ed Ascoli Piceno, coinvolti, a vario titolo, in concorso tra loro, nell’attività  di intermediazione di manodopera e sfruttamento del lavoro, impiego di manodopera clandestina, ed altre gravi violazioni penali ed amministrative.

(foto dall’Arma dei carabinieri)

IL SOSPETTO E LE INDAGINI

All’inizio del mese di febbraio, i carabinieri di Montegranaro hanno notato in paese uno strano andirivieni di cittadini pakistani che venivano prelevati con automezzi e furgoni da altri connazionali, specie nelle prime ore del mattino, in vari punti della cittadina. Grazie all’acume investigativo ed alla perfetta conoscenza del territorio degli uomini dell’Arma, i militari hanno iniziato una serie di servizi di osservazione, in vari punti della città, poi proseguiti in attività di pedinamento durante i quali è emerso che giornalmente, nelle prime ore del mattino, alcuni veicoli e furgoni, condotti da pakistani, transitavano a Montegranaro e paesi limitrofi dove recuperavano altri connazionali in attesa lungo le strade.
Dai servizi di pedinamento si è riscontrato che i soggetti recuperati venivano condotti in campi agricoli posti nei vari comuni delle province fermana e maceratese dove venivano impiegati nella raccolta di verdure ed ortaggi, con inizio alle 8 circa e termine alle ore 18,30.
Così, in poco meno di un mese, gli uomini dell’Arma, hanno intensificato i controlli riuscendo ad identificare sia gli accompagnatori che gli stranieri che venivano giornalmente impiegati nei campi per la raccolta degli ortaggi. Dopo aver acquisito dati certi sulla loro identità, sono state avviate parallelamente indagini a “tavolino” che hanno consentito agli inquirenti di verificare che “gli accompagnatori” in realtà erano titolari di aziende agricole ed attività connesse, nel Maceratese, mentre i lavoratori accompagnati sui campi erano un gruppo di pakistani disoccupati, alcuni dei quali clandestini, privi del permesso di soggiorno, che versavano chiaramente in evidente stato di necessità.
Le indagini sono proseguite per tutto il mese di febbraio insieme al Nucleo carabinieri Ispettorato del Lavoro di Macerata e Ascoli Piceno, con servizi di osservazione, pedinamento, analisi dei filmati di telecamere di sorveglianza, riscontro dei tabulati telefonici ed altre attività tecniche che hanno consentito di ricostruire nel dettaglio tutti i tasselli dell’organizzazione criminale.

(foto dall’Arma dei Carabinieri)

IL BLITZ

I carabinieri, nelle prime ore della scorsa mattinata, dopo aver atteso l’arrivo di tutti i braccianti, sono intervenuti direttamente sui campi di raccolta dove hanno identificato complessivamente una quindicina di braccianti, tutti di origine pakistana, alcuni dei quali clandestini poiché sprovvisti di permesso di soggiorno ed altri documenti di identificazione.

Contestualmente sono stati bloccati altri 7 pakistani cosiddetti “reclutatori ed accompagnatori”, tutti residenti nella provincia di Macerata, ritenuti responsabili a vario titolo, in concorso tra loro di intermediazione di manodopera e sfruttamento del lavoro, oltre allo sfruttamento e favoreggiamento della condizione di clandestinità, impiego della manodopera priva di permesso di soggiorno, altre violazioni della normativa per la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Dalle prime ricostruzioni, è emerso che i lavoratori percepivano un salario di 5 euro all’ora costretti, dicendo loro che non sarebbero stati reimpiegati il giorno successivo, a lavorare ininterrottamente sino alle ore 18,30 circa, se non per una breve pausa per consumare un panino o una pietanza che gli stessi portavano con loro in piccoli contenitori in plastica consumati direttamente sul campo di raccolta. All’esito dei controlli, è risultato che due dei “reclutatori” indagati, erano in possesso di patenti di guida contraffatte, motivo per cui sono stati anche denunciati per ricettazione, detenzione ed utilizzo di atto falso. Uno di loro è risultato anche colpito da espulsione ed ordine di lasciare il territorio dello stato, emessi rispettivamente dal prefetto e dal questore di Macerata, nel mese di ottobre. Gli inquirenti hanno proceduto al sequestro dei veicoli utilizzati per accompagnare i lavoratori sul luogo di raccolta, poiché ritenuti mezzi utilizzati per la commissione dei reati, e alla sospensione dell’attività imprenditoriale per gravi violazioni in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e per impiego di manodopera in nero.
I carabinieri, a parziale conclusione delle attività investigative, oltre alle gravi violazioni penali, hanno elevato anche sanzioni per un totale di 71.000 euro, oltre a sanzioni amministrative per oltre 22.000. Ovviamente le indagini continuano sotto la direzione delle procure della repubblica fermana e maceratese, al fine di verificare se nell’affare illecito siano coinvolti altri sfruttatori, ma soprattutto se nella rete siano rimasti vittime altri soggetti, in particolare che versino in evidente stato di bisogno, così come emerso nel corso delle attività sinora condotte.

E’ doveroso considerare che il fenomeno dello sfruttamento del lavoro non è isolato ad alcune località d’Italia, ma più diffuso di quanto si possa immaginare. La particolare attività d’indagine è il frutto di una forte sinergia tra l’arma territoriale di Fermo ed il comando carabinieri per la tutela del lavoro, comparto di specialità dell’Arma, da sempre impegnato al contrasto dello sfruttamento del lavoro e condizionamento del mercato, in cui non di rado s’insinuano i tentacoli di forme di manifestazioni criminali strutturate.


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