Salute mentale, quando la lettura diventa cura: la bella “alleanza” tra centri del territorio e Massimo Gezzi

FERMO – All'iniziativa, organizzata dalla dottoressa Barbara Rossi, hanno preso parte la direttrice del Dipartimento Mara Palmieri e l'assessore Micol Lanzidei

di Andrea Braconi

È gremita la Sala dei Ritratti di Fermo. Come non accadeva da tempo. C’è una mattinata speciale da vivere, un momento – come lo definisce Mara Palmieri, direttrice del Dipartimento di Salute Mentale – che permette di trasmettere le emozioni condivise.

Deus ex machina dell’iniziativa patrocinata dal Comune e dall’Area Vasta 4 è la dottoressa Barbara Rossi, neuropsichiatra e responsabile delle strutture riabilitative residenziali dello stesso Dipartimento. Accanto a lei Giovanna Taffetani e lo scrittore Massimo Gezzi, invitato per ‘chiacchierare’ del suo libro di racconti “Le stelle vicine”. Ma i veri protagonisti sono loro, sono le utenti e gli utenti dei centri di Fermo, Petritoli e Porto Sant’Elpidio che con Taffetani portano avanti da anni uno stimolante laboratorio di lettura condivisa.

“C’è stato un grande lavoro dietro – afferma Rossi, che ha raccolto il testimone lasciato dalla dottoressa Colarizzi – con Giovanna che ha accettato la sfida di prestare la propria opera e conoscenza, creando una sinergia altamente professionale quanto umana. Così, dopo l’incontro in remoto con lo scrittore Mencarelli, finalmente siamo qui in presenza”.

La lettura – insieme a sport, canto, arte e narrazione creativa attraverso i video – rientra tra le attività di tipo riabilitative aspecifiche, capaci di potenziare la memoria di lavoro e l’attenzione condivisa nel tempo, accanto alle altre più specifiche portate avanti dagli operatori interni dei centri. “La sinergia di questo tipo di attività è molto utile e proficua e ci piacerebbe continuare in questo modo, consapevoli che la finalità di tutte queste attività è quella della cura: accanto alla terapia farmacologica abbiamo bisogno di altro per stare bene e per raggiungere una guarigione il più possibile soddisfacente, facendo i conti con le limitazioni che abbiamo tutti. E il nostro Dipartimento continua ad investire energie di ogni tipo per continuare queste importanti attività”.

Un evento culturale oltre che riabilitativo, quindi, che ha visto la presenza anche dell’assessore Micol Lanzidei. “È sempre un piacere seguirvi e siamo contenti se come Comune possiamo esservi utili in qualche modo. Gezzi con la sua presenza ha dato un fortissimo segnale di attenzione e sensibilità. Personalmente credo che i laboratori di lettura ci diano la dimensione di quanto i nostri centri lavorino con dedizione e sono un esempio concreto di quello che in questi anni si è chiamato il wellness culturale, cioè una serie di azioni rivolte alla promozione della salute degli individui e della comunità, attraverso una bellissima alleanza con le arti e la cultura”.

“Credo che anche in acuto dobbiamo iniziare a pensare alla riabilitazione – aggiunge la dottoressa Palmieri, portando anche i saluti del direttore Grinta -, cioè costruire un percorso, essere inseriti in un territorio, farsi conoscere per aprire la mente. Tutto questo cerchiamo di farlo come Dipartimento e il fine è lavorare soprattutto in gruppo con un obiettivo condiviso da tutta l’equipe”.

Non è voluta mancare Giovanna Diotallevi, dirigente dell’Area Riabilitativa delle professioni sanitarie dell’ASUR Marche. “Gli educatori sono il tramite per far diventare concreto un progetto di cura, sono delle figure sostanziali. E attraverso un libro si può trovare anche un supporto durante un momento particolare della propria vita”.

A condurre l’evento Giovanna Taffetani, che precisa come i ‘suoi’ ragazzi siano qui soprattutto come lettori di un’opera da qualche ora candidata Premio Strega 2022. “Questo è un incontro tra autore e lettori a libro letto” tiene a ribadire, lasciando poi spazio alle numerose domande della platea.

“Questo libro è nato in maniera del tutto imprevista – spiega Gezzi -, ho scritto tanta poesia per 20 anni ma questa volta ho provato a farlo in prosa. Ho una predilezione verso i racconti e così ho iniziato a pescare dalla memoria alcune figure di episodi vissuti. Doveva essere un solo racconto, ma poi ho visto che uno ne chiamava un altro e quindi mi sono messo in ascolto di queste figure che venivano, trovandomi tra le mani questo libro”.

Alcuni di questi racconti sono nati perché Gezzi, originario di Sant’Elpidio a Mare ma da tempo residente in Svizzera, li ha vissuti in prima persona. Alcuni, invece, sono storie o raccontate dagli altri o lette, come quella che dà il titolo al libro. A volte, invece, sono totalmente immaginati. “Mi interessa che siano cose vive, questi racconti sono tutti molto intrecciati di affetti, che a volte vanno a finire male perché le relazioni a volte funzionano, altre no. Quando li ho scritti non volevo dare un’immagine partigiana, solo del bene o solo del male, ma far vedere come questi sentimenti producono qualcosa di buono e a volte producono dei disastri”.

Da grande amante della musica, Gezzi confessa di essersi ispirato ad alcune canzoni. “Spesso la musica collega un mondo che abbiamo vissuto, risveglia un’immagine o un ricordo. Così, a volte la musica mi ha fatto da ispirazione o da spinta per scrivere”.

Profondamente innamorato di Montale e della letteratura americana, si dice fiero di aver realizzato questo libro. “Non ero sicuro di saper scrivere in prosa e oggi non nego che sto pensando ad un qualcosa vicino alla dimensione del romanzo”.


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