Giorgio Fedeli
Ha ricevuto una telefonata, ieri, mentre era al lavoro nel suo negozio di articoli per la casa a Porto San Giorgio, in via Properzi. Il prefisso era quello dell’Ucraina. Dall’altra parte della cornetta l’ex cognato. La richiesta? Concisa, accorata, a tratti struggente, ossia «Per favore, vieni a prendere mia moglie e i miei figli al confine». E lui, Marco Agostini, non ci ha pensato due volte. Ha lasciato il lavoro e si è subito messo in viaggio. Un viaggio dalle mille incognite. Sì perché, una volta raggiunta l’Ucraina, dovendo tornare con l’auto del cognato, da Porto San Giorgio non è potuto partire con un suo mezzo. Direzione confine Ucraina-Romania. Lì infatti hanno deciso di incontrarsi. Ma come? Ha chiesto passaggi a contatti diretti in Ucraina, ha fatto l’autostop, ha cercato di volta in volta qualcuno che lo aiutasse a percorrere anche poche centinaia di chilometri in quella direzione, verso un paese straziato dalla guerra.
Chi lo conosce sa che Marco Agostini ha un grande cuore, generoso, sempre pronto a farsi in quattro per aiutare amici, conoscenti, per non dire i familiari. E il suo «si, parto subito» oggi è la conferma, la prova provata del suo gran cuore.
«Ero in negozio, davanti al computer. Mi arriva una chiamata del mio ex cognato. Lui e la sua famiglia vivono in Ucraina. Sono riusciti ad allontanarsi da Kiev. Hanno preso l’auto e si sono diretti verso i confini con la Romania. Mi ha chiesto il favore di andare a prendere i suoi familiari al confine, la moglie e i figli (tra cui una bimba di un paio d’anni). Non ci ho pensato un attimo. Voglio bene a lui e al popolo ucraino. Mi ha chiesto, però, di partire subito. E io come ho reagito? Dopo cinque minuti ero già partito». E dopo un viaggio tutto d’un fiato è arrivato al confine. Ma quello di Agostini definirlo viaggio è un eufemismo. Un percorso di migliaia di chilometri fatto di passaggi chiesti a conoscenti in partenza direzione nord, di autostop, di cambi continui di mezzi di trasporto. Un’odissea. «Nel viaggio mi hanno aiutato anche degli amici della mia ex moglie. In un giorno e mezzo ho raggiunto il confine». E dopo mille peripezie Agostini è arrivato al confine con l’Ucraina.
«Ce l’ho fatta, e sono riuscito a incontrarmi con la sorella della mia ex moglie e i suoi figli. Il mio ex cognato non è potuto passare. Sappiamo che gli uomini non possono lasciare l’Ucraina. Con la loro auto siamo tornati, io al volante, in Italia, un lungo viaggio tra neve e ghiaccio. Loro hanno già un alloggio dei genitori, a Porto Sant’Elpidio. Perché l’ho fatto? Perché è gente a me cara, perché non oso immaginare cosa stia passando il popolo ucraino, perché è tutto un pianto. Donne, bambini che piangono. Scene strazianti al confine. Gli ucraini hanno un grande cuore, ma sono vicino anche ai tanti russi che sono contro la guerra. Abbiamo viaggiato a notte fonda, poca luce, strade vecchie e tanto ghiaccio. Un viaggio indescrivibile, ma nulla paragonato a quello che stanno vivendo in Ucraina. Anche dopo il confine con la Romania si vedono scene strazianti, autobus carichi di persone devastate dal dolore, madri distrutte, bambini in lacrime. Queste scene non sono umane, e nessuno dovrebbe mai viverle. Non ho dormito da quando sono partito. Ma che mi importa del dormire se ho potuto, anche in minima parte, contribuire a far del bene a chi in questo momento soffre di una sofferenza senza eguali? Sono felice ma solo in parte, perché una parte, appunto, del mio cuore, è rimasta al confine con l’Ucraina perché dall’altra parte restano milioni di persone che continuano a soffrire, a temere per la loro vita. La guerra è un abominio. E purtroppo l’ho visto negli occhi pieni di lacrime di quei tanti bambini in fuga».
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Complimenti Marco!
Un grande gesto da una persona di un grande cuore…