INTERVISTA Il senso di appartenenza di Calcinaro, la saggezza di Zara: c’è un pezzo di Fermo nel libro ‘Storie senza fine’

EVENTI - A colloquio con la fermana Azzurra Maria Sorbi e Enza Eleonora Trocino, autrici dei 29 racconti che verranno presentati sabato 12 marzo nella Sala dei Ritratti

di Andrea Braconi

Prima che formatrici ed esperte di counseling e coaching umanistico, la fermana Azzurra Maria Sorbi e Enza Eleonora Trocino sono soprattutto amiche. E proprio da questa simbiosi nasce il libro “Storie senza fine” (edizioni Il Ciliegio), che sarà presentato sabato 12 marzo, a partire dalle ore 18 nella Sala dei Ritratti del Palazzo dei Priori. L’incontro, che sarà moderato da Donatella Pagliacci, professoressa di Filosofia Morale dell’Università di Macerata, attraverserà i 29 racconti plasmati dalle due autrici. Storie diverse, rimarcano, per origine e provenienza. Storie accompagnate da esercizi pratici per alimentare il nostro potenziale. Storie da leggere, per lavorare su noi stessi mentre ci mettiamo in cammino alla ricerca della felicità.

Come si incontrano queste 4 mani che hanno dato forma e sostanza al libro?

ENZA “Siamo prima di tutto amiche ed il libro nasce da questo forte legame che abbiamo. C’eravamo conosciute anni fa in ambito lavorativo, poi siamo diventate amiche e questo legame ci ha permesso di fidarci l’una dell’altra. Un libro che nasce durante il primo lockdown, con il desiderio di sentirci utili. E generalmente lo siamo prima l’una per l’altra. Non eravamo allenate a fare un libro, ma siamo abituate a lavorare in squadra e abbiamo messo insieme le nostre competenze. Questo ci ha dato modo di imparare tanto, anche confrontandoci sui vari apprendimenti e su che cosa questi potevano darci, in termini di restituzione non solo alle persone che già stavamo aiutando per lavoro ma anche ad altri.”

AZZURRA “Aggiungo un altro elemento che può emergere all’interno del testo: siamo riusciti ad ottenere un buon equilibrio perché ci siamo suddivise il lavoro per essere più efficaci.”

Entriamo, allora, nella struttura del testo.

AZZURRA “È composto da 29 racconti che seguono il modello del coaching umanistico delle potenzialità. Dentro ci sono il nome, la storia, la spiegazione della potenzialità e gli esercizi per stimolarla.”

Come vi siete suddivise il lavoro?

AZZURRA “Io ho scelto le storie, le ho scritte e poi Enza ha lavorato sulla potenzialità, sulla sua definizione e poi nel creare tutto il percorso per stimolare quella potenzialità. Quindi, ci siamo anche bilanciate su questo. È vero che sono 4 mani sinergiche, ma hanno anche degli ambiti definiti tra di loro.”

Sentirsi utili: cosa significa?

ENZA “Noi per deformazione professionale siamo portate a sentirci utili. Nel significato del nostro lavoro c’è quello di aiutare le persone o i gruppi ad attivare un processo di crescita e di trasformazione. In quel momento in cui tutto si è fermato anche noi abbiamo avuto paura. Per attraversare quello stato di crisi ci siamo chieste come potevamo aiutarci ad esprimere il nostro potenziale. Come possiamo sentirci utili, quindi, era prima di tutto la domanda per rispondere al nostro malessere, perché quando reprimiamo quello che ci fa stare bene e che vive in noi in qualità di potenziale è perché lo abbiamo bloccato da qualche parte. Abbiamo fatto diverse cose, tra cui scrivere un libro mettendo in campo la nostra creatività.”

Quindi questi racconti sono anche utili per continuare un percorso?

ENZA “In quel buio siamo andate a cercare delle luci possibili e le abbiamo ritrovate nelle persone. Oggi continuare ad essere utili significa ricordare attraverso le storie di persone esistite o esistenti che questa luce è in ognuno di noi e che la vita di ognuno può essere d’ispirazione per l’altro.”

E questa ricerca del potenziale è senza una fine, come il titolo che avete dato alle vostre storie?

AZZURRA “Il titolo nasce di pancia e queste storie non finiranno mai di raccontarsi e di raccontarci, non perché le persone siano eterne ma perché possono continuare a tessere il loro significato quando c’è apertura da parte nostra nell’ascoltarle. Spesso l’essere umano vede solo una piccola parte di tutte le potenzialità che può avere, ma invece il libro testimonia che ce ne sono tantissime, tante sfaccettature che possono essere scoperte e sperimentate.”

Storie che, però, non sono biografie.

AZZURRA “No, sono una suggestione, è quello che ci hanno comunicato entrando in empatia con queste storie. Quello che ci stanno dicendo è che continuano a parlare e toccano alcune corde. Ecco perché quella copertina, perché c’è il simbolo dell’infinito, questa luce e questa donna che tesse: è un qualcosa che non finisce mai e va avanti.”

Una cosa definitiva però c’è: il numero delle storie.

ENZA “Sono 29 le potenzialità che vengono prese in esame dal coaching umanistico, che si caratterizza per definire le potenzialità che la psicologia positiva ha chiamato punti del carattere. Non sono solo punti del carattere, ma anche delle potenzialità che possono essere allenate e possono evolvere, diventando così delle competenze e dei talenti. Cinque sono potenzialità di base, le altre sono potenzialità personali. Nel libro le abbiamo suddivise per capitoli, perché si strutturano in gruppi di virtù: ci sono storie che brillano per umanità, altre per saggezza e via dicendo.”

E chi c’è dentro?

AZZURRA “Sono molto diverse tra loro. Ci sono storie di persone singole, storie di famiglie, storie che hanno una risonanza maggiore. L’obiettivo non era mettere nomi così popolari, ma accostare delle storie, anche quella del vicino di casa, che potessero essere di ispirazione. Quindi, non modelli irraggiungibili. Io ho attinto ai miei interessi e alle mie radici, ce ne sono alcune legate a Milano, alcune a Fermo o alcune con un respiro nazionale o internazionale. Per fare un focus sul territorio marchigiano, c’è la famiglia Varnelli e quella della Lube, poi ho guardato in casa con la storia di due insegnanti che hanno operato in zone con situazioni difficili. Per quanto riguarda la parte della saggezza c’è Giuseppe Zara, una figura poco conosciuta a Fermo, che ha studiato al Montani e che è stato un innovatore incredibile per alcuni aspetti tecnici del mondo ferroviario. Per il senso di appartenenza ho preso in considerazione il sindaco Paolo Calcinaro, che incarna l’attaccamento alla città. Ho inserito anche Joyce Lussu, che è nel mio cuore, ma da un punto di vista diverso.”

Ci sono anche nomi più noti.

AZZURRA “Sono anche persone che abbiamo conosciuto. C’è la responsabile Cup del Besta, un ospedale di Milano; c’è la storia di un mio amico pallavolista che incarna l’unicità; ci sono nomi più noti come Leonardo Del Vecchio, colui che incarna la potenzialità della leadership; ci sono tante storie legate a Milano di famiglie incredibili. E io mi innamoro di tutte queste storie.”

Qual è la definizione più adatta del nostro potenziale?

ENZA “Intanto il potenziale è qualcosa che c’è e che funziona dentro l’essere umano. Potremmo pensare ad un seme, che già racchiude tutte quelle forze per esprimersi in ciò che è quella pianta o quel fiore. È collegato ad un processo di auto realizzazione, intanto la consapevolezza di avere risorse interiori, di esprimerle e in più può essere allenato affinché diventi una competenza, fino ad arrivare a farsi talento. La nostra visione di vita è fondamentale, tutto questo discorso del potenziale si basa sui paradigmi, sui tuoi modi di vedere.”

Concludendo: ma chi ve l’ha fatto fare di scrivere un libro in un tempo in cui il digitale impera?

AZZURRA “Non ci siamo fatte questa domanda, l’abbiamo fatto punto e basta. L’obiettivo era quello di dare voce a queste storie e renderle uno strumento utile, al momento in cartaceo. Poi abbiamo in ballo anche un progetto legato ai podcast, dove ci saranno delle interviste di persone vive ma anche di persone che incarnano quelle potenzialità.”

ENZA “È stato il nostro modo di rispondere alla difficoltà che stavamo vivendo. Questo sentimento di amore per la vita e la fiducia che vogliamo riporre nell’essere umano, questo andare a vedere la risorsa che ci serve anche per vedere la difficoltà per poi attraversarla. Noi pensiamo che in un momento dove siamo messi alla prova come umanità, diventi sempre più importante partire con l’idea di cambiare dei paradigmi che non sono più funzionali. E partire dai nostri punti di forza fa parte della riscoperta di un significato ulteriore della nostra professione, che ci ha portato e ci sta portando tantissimo a crescere. Siamo veramente grate a queste storie per quello che continuano a darci.”


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