di Pierpaolo Pierleoni (foto e video Simone Corazza)
Don Sandro Salvucci, parroco della parrocchia di Santa Maria, a Montegranaro, diventerà vescovo. L’annuncio questa mattina è arrivato direttamente dall’arcivescovo di Fermo, monsignor Rocco Pennacchio al duomo.
L’annuncio questa mattina in Cattedrale, davanti ai parroci dell’arcidiocesi di Fermo, diaconi e laici delle associazioni cattoliche del territorio.
Al termine di un momento di preghiera, l’arcivescovo di Fermo, monsignor Rocco Pennacchio ha annunciato la nomina. «Due giorni fa la Nunziatura apostolica in Italia – le parole dell’arcivescovo di Fermo – mi ha notificato la nomina ad arcivescovo metropolita di Pesaro di don Sandro Salvucci».
Don Sandro Salvucci è nato a Macerata nel 1965, cresciuto a Corridonia con genitori e due fratelli. Salvucci ordinato diacono nel 1992 e presbitero il 25 settembre 1993. Vicario parrocchiale alla Santissima Annunziata a Porto Sant’Elpidio. Delegato episcopale e direttore casa diocesana Villa Nazareth dal 2001 al 2006
Nel 2014 nominato parroco unità pastorale di Montegranaro, incarico svolto fino ad oggi. Sacerdote ed animatore del servizio diocesano di Fermo. Insegnante di teologia morale all’istituto teologico marchigiano.
Ieri l’arcivescovo Pennacchio ha convocato per questa mattina in cattedrale a Fermo il clero, gli Uffici pastorali, il personale di curia, il Consiglio Pastorale Diocesano, per la recita dell’ora media «e – si leggeva nella convocazione – importanti comunicazioni». Quest’ultimo passaggio e la convocazione dell’intero clero fermano hanno subito lasciato intendere che l’annuncio di Pennacchio sarebbe stato di quelli importanti per tutta la diocesi. E che si potesse trattare di una nomina si poteva dedurre dal fatto che le nomine, appunto, arrivano solitamente proprio il sabato alle 12.
«Caro Sandro, ti do tre esortazioni. Allarga lo sguardo. La chiesa – l’invito di monsignor Pennacchio rivolto a don Sandro – è più grande della nostra diocesi e delle nostre parrocchie. Siamo orgogliosi che la nostra arcidiocesi sia stata interessata da questa scelta. Gioisco perché la nostra diocesi viene prescelta per fornire pastori alla Chiesa di Dio. Seconda riflessione è un incoraggiamento. Non è tempo di trionfi ma se vogliamo di martirio, anche se il termine è improprio. Sommo sacerdote può venire incontro alle fragilità dell’uomo. Ultima esortazione: la comunità pastorale di Montegranaro vada avanti con fiducia. La voglio rassicurare. Ci affezioniamo ai nostri pastori ma la maturità di una comunità si misura dalla capacità di accompagnarli in una nuova stagione ed accogliere chi verrà designato. Sono felice Sandro che il Papa ti abbia lasciato nelle Marche».
Il microfono, poi, passa direttamente al nuovo arcivescovo Salvucci: «Inizio con un aneddoto che fa sorridere. Il lunedì di carnevale ero in ufficio quando mi chiama un numero 06. Ho pensato al solito scocciatore che chiama per contratti commerciali. Non ho risposto. Ero pronto a dire: grazie, non sono interessato. Invece era un consigliere della Nunziatura apostolica. Ho pensato a uno scherzo di carnevale. Invece mi è stato proposto un incontro qualche giorno dopo. Ho chiamato don Rocco e lui, come un padre, mi ha preparato. Non sapevamo dove sarei stato inviato».
«Quasi 30 anni fa in questa Cattedrale – continua don Sandro – dissi sì alla chiesa con l’ordinazione diaconale. Quel giorno ho deciso di dire sì alla chiesa, sempre. Dio dà la grazia e la forza per vivere quel servizio. Da due settimane dormo tre ore per notte, umanamente sento il peso di questa responsabilità, ma come ho scritto ai fedeli di Pesaro, dovunque vada, ci fossero anche solo due persone di fede, lì è la mia casa».
«Qui, in Cattedrale, sono sepolti i 3 vescovi che mi hanno cambiato la vita. Cleto, che mi ha ordinato e accolto in seminario. Il vescovo Franceschetti, un esempio. Tenne nascosta la sua malattia e rese nota a tutti la sua condizione quando ormai non c’erano più speranze. Accolse tutti perché lo salutassero e mi resta nel cuore quello che mi disse. Ricordo una messa sul suo letto di morte, ed indossava l’anello episcopale. In quell’anello ho visto l’amore fino alla fine per la chiesa fermana. Qui è sepolto infine il vescovo Conti, che ha tanto creduto in me e mi ha reso felice nominandomi parroco. Nella mia camera da letto ho alcune immagini. Il volto di Cristo crocifisso, Maria madre della tenerezza, che è il volto della Chiesa chiamata ad essere luogo accogliente. La terza immagine è una foto del vescovo Franceschetti con alcune frasi tratte dalle sue parole durante una messa. Diceva che “l’importante è servire la Chiesa, ognuno deve fare la sua parte, io ho fatto la mia“. Ultima immagine nella mia stanza è padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia 10 giorni prima che mi ordinassero prete. Mi affido a lui e lo sento come patrono. È stato un sacerdote con la passione per l’uomo. Ringrazio la comunità di Montegranaro, una comunità viva, dinamica, una grande palestra. È un dolore lasciarla, capisco qualche dispiacere, ma al vescovo ho raccomandato la massima attenzione per Montegranaro».
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