Servigliano celebra l’ex campo di concentramento «Un monumento nazionale per educare alla pace»

RICONOSCIMENTO - Un lungo percorso quello portato avanti dalla Casa della Memoria, sancito dal voto favorevole della Camera alla proposta di legge del senatore Verducci

di Andrea Braconi

Dal 2 marzo scorso l’ex campo di concentramento di Servigliano è un monumento nazionale. L’importante riconoscimento è arrivato con la votazione di un’apposita legge da parte della Camera dei Deputati, dopo che esattamente un anno prima il Senato aveva dato la sua approvazione. Una proposta che vedeva come primo firmatario il parlamentare del Partito Democratico Francesco Verducci, sostenuto anche dalla senatrice Liliana Segre.

“Per noi è una grandissima soddisfazione – spiega Giordano Viozzi, presidente dell’associazione Casa della Memoria, il riconoscimento ad un clamoroso lavoro di riscoperta da parte della nostra associazione, senza la quale non si sarebbe mai arrivati ad un traguardo del genere. Se non ci fossero stati Lina Cinque e Filippo Ieranò ad iniziare un lavoro di riscoperta e ricerca su questo campo, probabilmente oggi non staremmo a parlare di questo. È anche un risonoscimento fatto al lavoro esclusivamente da volontari che si occupano del recupero di questa memoria”.

Ma, precisa, non si tratta di un punto di arrivo, ma di una vera e propria partenza verso due filoni. “Il primo è un filone molto più attrattivo per il territorio, quindi storico turistico. Nelle Marche si sono 6 monumenti nazionali, ma l’unico monumento laico è questo di Servigliano e potrebbe portare un certo tipo di turismo, con ricadute economiche importanti. L’altro filone, che ci interessa di più, è il continuare la ricerca storica su ciò che avvenne nel campo con molti aspetti ancora da affrontare e chiarire a livello di ricerca storica. Non da ultimo sfruttare questo lavoro per portare avanti il discorso educazione alla pace che come associazione cerchiamo di mantenere sempre al primo posto. Questo significa parlare con le scuole, con le nuove generazioni, mostrare ciò che la storia ci insegna e fare in modo, come dice la senatrice Segre, che la memoria renda veramente liberi”.

Ma, aggiunge, significa anche sfruttare i temi che la storia ci pone per parlare anche di attualità. “La settimana scorsa, durante un’iniziativa online, abbiamo affrontato il tema della guerra in Ucraina. È fondamentale anche riparlare del conflitto jugoslavo negli anni ’90, come faremo durante l’estate con alcuni eventi. Auspichiamo, infine, che da un punto di vista sia logistico che economico le istituzioni ci siano al fianco per portare avanti le nostre progettualità”.

“L’azione culturale ed intellettuale avviata anni fa dai pionieri della Casa della Memoria – ricorda il sindaco Marco Rotoni – aveva come finalità quella della costruzione di una coscienza di comunità, che si basasse su quei concetti valoriali che esprimeva quella triste pagina della storia del Novecento che noi a Servigliano abbiamo vissuto in prima persona. Da questa iniziativa di grande sensibilità piano piano è nata un’azione importante a livello di crescita, segnata da varie tappe che hanno comportato la partecipazione di tanti. Il primo passo fondamentale è stato quando la Provincia di Fermo, con all’epoca assessore Buondonno, ci diede la possibilità di recuperare il contenitore della vecchia stazione per tutte quelle iniziative fondamentali per la Casa della Memoria. Da lì si è iniziato in maniera importante a valorizzare il campo. Un’altra pietra miliare è stato l’incontro con la senatrice Segre e in quel momento ci siamo resi conto che Servigliano come città della memoria aveva una grande potenzialità. Così è iniziata la costruzione a livello normativo grazie al senatore Verducci della proposta di legge e del riconoscimento del sito come monumento nazionale. Da qui si parte per un percorso di strategia da fare su più livelli, con tutti quei soggetti che vorranno essere attori di una programmazione che vedrà Servigliano al centro di questa crescita culturale ed intellettuale su tematiche che fanno parte integrante del nostro Dna democratico”.

Giuseppe Buondonno, che nel periodo 2009-2014 aveva svolto il ruolo di assessore provinciale alla Cultura, ricorda l’impegno dell’ente guidato da Fabrizio Cesetti e della Regione Marche, con un intervento decisivo dell’allora assessore Pietro Marcolini per il recupero dell’ex stazione. “Esprimo la massima soddisfazione perché è il coronamento di un lavoro iniziato tanto tempo fa. Ringrazio l’Amministrazione comunale e Francesco Verducci, che tanto ha lavorato a questo obiettivo. La gratitudine maggiore va a Filippo Ieranò e al suo lavoro di ricerca, precedente alla ristrutturazione della struttura. A me sembra molto importante che una pagina storica, per un verso drammatica ma per un altro eroica per la solidarietà e la resistenza civile, non sia stata dispersa e conservi oggi nella Casa della Memoria un punto di riferimento fondamentale”.

Perché, rimarca, “ci rendiamo conto tutti in questi giorni quanto sia fondamentale educare ad una cultura della pace e della coesistenza pacifica tra i popoli”.

 

 


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