Da Campiglione al centro storico, l’urbanistica “partecipata” dell’assessore Di Felice a Zoom di Radio FM1

ZOOM - Dallo sviluppo di Campiglione con il nuovo Ospedale al centro storico passando per i punti nevralgici di Fermo. La panoramica dell'urbanistica della città capoluogo con le invitabili ripercussioni su tutto il Fermano
L'intervista all'assessore Di Felice sull'urbanistica per Fermo

di Sandro Renzi

Faccia a faccia con l’assessore all’urbanistica Maria Antonietta Di Felice, ospite del programma di RF1, Zoom, condotto dal direttore Giorgio Fedeli. Una chiacchierata sugli obiettivi del settore guidato dalla Di Felice e sui programmi a cui sta lavorando l’Amministrazione comunale, tanto più importanti perché destinati a cambiare il volto della città. E non si poteva non partire dal piano per Campiglione, quartiere che diventerà un fiore all’occhiello di Fermo. E non potrebbe essere diversamente vista pure la presenza del nuovo ospedale in contrada San Claudio.

«Il primo passaggio in Consiglio due settimane fa – spiega la Di Felice – siamo andati in adozione, la variante si è resa necessaria perché il Prg non prevedeva che lì ci fosse il nosocomio, pertanto abbiamo dovuto rispondere a quella che sarà una economia che dall’ospedale può derivare, ecco l’aggiornamento del piano». Tra Molini e Campiglione ci sono tre aree strategiche che fanno riferimento all’ex Sacoma, ex Omsa ed ex Sadam. Oltre alla zona artigianale di San Giovanni. «Vogliamo ridare a queste aree non nuove cubature ma nuove possibilità -prosegue l’assessore- attraverso uno strumento elastico che consentirà di riqualificare questi spazi». Per l’ex Sadam c’è il privato che sta investendo, mentre per le altre l’Amministrazione ha recepito dei desiderata raccolti attraverso l’ascolto. Ci sono anche aree su cui si potrà edificare e che partiranno in maniera autonoma grazie ad una parcellizzazione senza la quale sarebbe stato impossibile partire. Lo strumento, come detto, è flessibile. Ma quanto e come? «Lo strumento consente nuove residenze, nuovi servizi, nuove attività commerciali, ma l’iniziativa è privata sia ben chiaro. Noi offriamo una possibilità» tiene a precisare la Di Felice, convinta che in un paio di anni l’iter si concluderà col terzo passaggio.

Per agevolare chi vuole investire l’Amministrazione comunale ha cercato in questi anni di mettere in piedi dei meccanismi che semplificassero le norme e garantissero risposte rapide ai cittadini ed ai tecnici. E’ stato fatto riorganizzando gli uffici ad esempio ed assumendo personale. La mole delle pratiche da evadere è notevole anche in forza dei tanto bonus approvati dal Governo. Tornando su Campiglione una delle critiche rivolte dalla minoranza riguarda l’assenza di strutture socioassistenziali. «Dove sorge l’ospedale è una zona socio-assistenziale – chiarisce l’assessore – abbiamo ridisegnato l’area e previsto di fare attività di supporto all’ospedale e nulla proibisce ad un privato di lavorare in tale senso». Chi vorrà farlo, insomma, potrà investire in questo settore.

Dalla periferia al centro storico. Un contenitore quest’ultimo rilevante per lo sviluppo e l’immagine di Fermo. L’assessore Di Felice accende i riflettori sulla viabilità, ad esempio la riqualificazione del Lungotenna, che riporterà gente a Fermo e poi la rotatoria di San Marco, a conferma del fatto che il progetto avrà riflessi anche su altre aree della città. C’è poi la pista ciclabile di Lido, il ponte sul fiume Ete, i progetti finanziati e non ancora completati per Lido Tre Archi. «Si lavora e molto in maniera diffusa» prosegue l’assessore che rispondendo alle domande del direttore illustra i progetti futuri, tra i quali la necessità di collegare la Valdete alla Valtenna.  Riflettori accesi pure sugli spazi che hanno ospitato l’ex ceramica Lauretana. L’Amministrazione comunale ritiene prioritario ripianificare il progetto e riattualizzarlo perché i tempi sono cambiati.

C’è poi il centro storico con i suoi palazzi e le sue strutture, alcune delle quali già oggetto di intervento. «Il centro storico? Un gioiello. Partiamo dall’idea di Fermo città di studi, quindi implementiamo l’università, e non solo ristorantini e localini per gli aperitivi. Il collegamento università-imprese produttive-crescita è fantastico ed interessa il centro storico». Un’altra cosa che verrà completata, oltre al vecchio mercato coperto, è il collegio Fontevecchia per il quale ci sono 13 milioni di euro, ma poi in ballo ci sono anche il recupero di Palazzo Gigliucci e della scuola Betti.

Poi un aggiornamento su alcune questioni ancora aperte, dall’ex Casina delle Rose al vecchio cinema Helios, entrambi strategici per il rilancio del centro storico. La prima, di proprietà del Comune, è in attesa di un intervento di recupero che potrebbe avere nel privato un protagonista. E questo farebbe il paio con la riqualificazione dei giardini storici a cui si sta lavorando ed il progetto per un ascensore che colleghi la piazza al Girfalco. Il cinema Helios, di proprietà privata, non vede invece al momento progetti. Per l’immobile di via Respighi, oggetto di un lungo contenzioso giudiziario, i tempi che si prospettano sono lunghi. «Si dovrà procedere alla demolizione della parte in esubero ora che il cantiere è stato sbloccato, ma i tempi dipendono dal piano industriale del privato». Un pò di commozione accompagna infine la Di Felice quando illustra la sua personale visione della Fermo-futura. Sveste per un attimo i panni dell’assessore con delega all’urbanistica e indossa quelli che l’ha vista protagonista come assessore ai servizi sociali per dieci anni a partire dal 2001. Il suo pensiero va alle persone più fragili, agli anziani soprattutto. «La società è cambiata, tutto corre veloce, le esigenze e le fragilità sono cambiate, non possiamo più dare risposte standardizzate, la popolazione sta invecchiando, la solitudine della fascia anziane è sempre più forte e percepibile, credo che manchi una risposta di servizi che risponda al cuore di queste persone. E’ la parte più fragile della società. Quello che più mi spaventa nella vita è non essere presente a me stessa ed essere in mano ad una persona che non conosco. I servizi che abbiamo non sono adeguati, sarebbe bellissimo una risposta domiciliare e lavorare di più sulla professionalità di chi a domicilio lavora».

 


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