Marco Bonfigli, Responsabile Tavolo Economia ”Fermo in Azione”
«La notizia della settimana è sicuramente quella che un gruppo ristretto di calzaturieri fermani e marchigiani, abbia dato responso positivo alla partecipazione alla fiera Obuv Mir Kozhi, riservata alle calzature in pelle dal mondo, presso Mosca. Nulla di sconvolgente in tempi normali la partecipazione di tali realtà industriali. Tuttavia le conseguenti sanzioni alla terribile e orribile invasione armata in Ucraina da parte della Russia del 24 febbraio, hanno sicuramente inasprito e incrementato la crisi del nostro settore calzaturiero, che aveva e ha ancora oggi proprio nei buyer russi, una delle principali fonti di sostentamento, fino al 70-80% del fatturato per alcune delle nostre aziende. Ne è nata una forte polemica riguardo propriamente alla partecipazione delle nostre aziende all’Obuv, che si sono fermamente rifiutate di boicottare la fiera e i buyer russi. A rincarare la dose di polemiche è giunta anche la notizia della conferma da parte della Regione Marche del contributo economico previsto per ognuno degli espositori dal Piano dell’Internazionalizzazione 2021-2022 (antecedente al 24 febbraio scorso). Un contributo voluto e sostenuto anche da Assocalzaturifici, finalizzato a coprire le spese in merito allo spazio espositivo fieristico». E’ l’antefatto, la ricostruzione di Marco Bonfigli, responsabile Tavolo Economia ”Fermo in Azione” che passa a illustrare il punto di vista della stessa Fermo in Azione arrivando ad elencare ipotesi di soluzione.
«Non è sicuramente nostro compito giudicare moralmente questa partecipazione portata avanti da aziende e sostenuta dagli enti in territorio russo. Tali iniziative, quali partecipazione in territorio russo e contributi, sono sicuramente comprensibili dal punto di vista umano ed ancor di più da quello imprenditoriale. Evidenziano però tutta la disperazione di un distretto già prostrato da problemi strutturali irrisolti. Problemi che a nostro avviso difficilmente possono avere un’unica e facile soluzione.
Abbiamo perciò voluto stilare, insieme al nostro pool tecnico, un’analisi puntuale della situazione e delle misure necessarie ed inderogabili da prendere, se vogliamo salvare il nostro patrimonio artigianale ed industriale. Di seguito una breve sintesi.
1) Situazione nel breve termine. Non c’è alcuna possibilità, ad oggi, che la situazione muti in favore di una risoluzione pacifica e senza alcuna conseguenza economica, in particolare per i paesi del blocco europeo.
2) Situazione nel Medio Termine (2-3) anni. A meno di rivoluzioni politiche in Russia, l’assetto geopolitico ed economico del globo non sarà più quello di prima. La Russia sarà, economicamente e finanziariamente parlando, in una situazione complessivamente critica.
3) Cosa fare: immediatamente definire ed erogare supporto finanziario alle imprese calzaturiere sovra-esposte con Russia-Ucraina-Bielorussia, per evitare un disastro economico e sociale del territorio irrecuperabile. ( altro che pagare gli stand in fiera…).
– Occorre iniziare subito ed ora nella riprogrammazione strutturale ed economica delle aziende del nostro distretto ad oggi in grande difficoltà. Riprogrammazione dell’assetto aziendale, dei reparti commerciali, dei marketing aziendali. In termini pratici occorrerà supportare, tramite Governi ed enti europei – nazionali – regionali – provinciali – locali, le medesime imprese nel progetto di diversificare geograficamente i loro mercati entro 12-18 mesi.
– Accelerare in sede comunitaria europea rispetto alla richiesta della Certificazione Igp della calzatura del distretto fermano. Iniziativa che Fermo in Azione ha portato avanti con il progetto Craft Europe alla ribalta con il Prca Awards 2021 tramite l’Acuitas Communications di Bruxelles. Questo sarà sicuramente un importante elemento di differenziazione competitiva rispetto agli altri competitor mondiali ed europei.
– Affiancare le imprese del distretto in un processo di vera e propria managerizzazione. Una conditio sine qua non oramai divenuta imprescindibile. Bisognerà anche intraprendere un percorso che possa portare anche a possibili e proficui, ma anche necessari, processi di fusione per ovviare all’insostenibile nanismo di cui sono prigioniere molte delle nostre imprese calzaturiere fermane.
Noi siamo pronti, come forza politica che si impegna nella costruzione di un Italia più forte, a dare tutto il nostro pieno contributo a tutti gli attori economici e politici in campo. Fermo in Azione c’è e ci sarà per le aziende, per i lavoratori, per il tessuto sociale e per la nostra comunità. Ci sarà con studi di fattibilità, iniziative e progetti di valore fattibili e reali».
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