LA LETTERA «Amandola e medici di famiglia: terza puntata di disagi»

AMANDOLA - «Per l’immediato è urgente ed indispensabile che si faciliti e si semplifichi l’accesso alla professione del medico di base con il conseguimento della Laurea in Medicina senza attendere necessariamente la specializzazione che si dovrebbe comunque conseguire entro un determinato tempo dall’inizio dell’attività»


«Amandola e medici di famiglia: terza puntata di disagi. Ieri è stato l’ultimo giorno nel quale il dottor Franco Rossi ha prestato servizio come medico di base ad Amandola. Dopo il pensionamento del dottor Siliquini e del dottor Fiori la storia si ripete, non c’è nessuno che lo sostituisce. Tra non molto andrà in pensione anche il dottor Vincenzo Barchetti. Dalle voci di corridoio la soluzione parrebbe essere l’aumento del numero dei pazienti per ogni medico che rimane in servizio. La conseguenza della mancata sostituzione del medico andato in pensione e l’aumento del limite di assistiti ai medici rimasti in servizio costringe inevitabilmente il cittadino-paziente a scegliere un medico del quale in precedenza non ha avuto fiducia. Ciò comporta la violazione e la falsa applicazione degli articoli 19 e 25 della Legge n. 833 del 23.12.1978 la quale prevede appunto all’art. 19, comma 2, “ai cittadini è assicurato il diritto alla libera scelta del medico” e all’art. 25, comma 4, la “ai cittadini è assicurato il diritto alla libera scelta del medico di fiducia”. Tali principi sono recentemente confermati e ribaditi dalla sentenza del Consiglio di Stato n. 1555 del 23 febbraio 2021». E’ la lettera aperta di Orfeo Cruciani che riceviamo e pubblichiamo. L’argomento? Il noto problema della carenza di medici per l’area montana che, con i pensionamenti, da ultimo quello del dottor Rossi appunto, si fa sempre più drammatico.

Franco Rossi

«La soluzione mi sembra peggiore del problema. Peggiora la qualità del servizio verso il cittadino e – scrive Cruciani – mortifica la figura del medico che si riduce a semplice distributore di promemoria per i farmaci. Costringe inoltre gli utenti-pazienti a scegliere un medico non scelto in precedenza evidentemente per mancanza di fiducia. Se i medici che rimangono in servizio sono già completi nel numero di pazienti, che qualità del servizio possono garantire con l’aumento degli assistiti a meno di prevedere per gli stessi un incremento del numero delle ore di presenza tanto da coprire le 17 ore e 30 coperte dal dottor Rossi? La medicina di gruppo è un’ottima cosa purché vi sia un reale coordinamento e una reale collaborazione tra i medici che compongono il gruppo. In alcune realtà dell’Area Vasta 4 la medicina di gruppo funziona in modo egregio come ad esempio l’Unimedica di Montegiorgio che ho avuto occasione di conoscere personalmente. Vorrei sottolineare che per favorire la medicina di gruppo e facilitare l’accesso al servizio da parte dell’utenza, il Comune di Amandola ha concesso in comodato d’uso gratuito all’Area Vasta 4 i locali attualmente utilizzati per gli studi medici.
Altrimenti bisogna rimpiangere il passato quando non esisteva la medicina di gruppo ed alcuni medici, ad esempio i dottori Angelo Barbieri e Lando Siliquini, per evitare ai pazienti estenuanti file e per visitare chi ne aveva bisogno, avevano proprio personale dipendente per la compilazione delle ricette di farmaci di uso continuativo e che una volta compilate controllavano e sottoscrivevano di persona. Mi auguro che per il futuro siano individuati, per esercitare l’attività di medico di famiglia, professionisti che utilizzino il computer ed i programmi che consentono di conoscere tutte le patologie presenti e pregresse dell’assistito e voglio sperare che non arrivino in Amandola medici che esercitino l’attività per una sola ora alla settimana. Di recente si è letto sugli organi di stampa che alcuni enti hanno proposto l’abolizione del numero chiuso nelle facoltà di medicina, tra questi anche la Regione Marche (sebbene lo abbia richiesto solo per due o tre anni e non se ne comprende il senso), e questa è sicuramente la soluzione definitiva per evitare le attuali carenze, ma non si è letto quali concerete iniziative siano state prese affinché ciò accadesse.
Per l’immediato è urgente ed indispensabile che si faciliti e si semplifichi l’accesso alla professione del medico di base con il conseguimento della Laurea in Medicina senza attendere necessariamente la specializzazione che si dovrebbe comunque conseguire entro un determinato tempo dall’inizio dell’attività.
Mi aspetto che del problema, che non riguarda solo Amandola, se ne facciano carico le Associazioni dei Consumatori ed Utenti ed anche i Sindacati dei lavoratori e dei pensionati visto che fino ad oggi solo la Cgil di Fermo ha assunto qualche iniziativa».

Franco Rossi va in pensione, i tanti ‘Grazie’ dello storico medico di Amandola

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




Gli articoli più letti