Alla scoperta dell’arte contemporanea nel Fermano, ‘viaggio’ nella casa-museo ‘Arnoldo Anibaldi’

MONTE URANO - Artista poliedrico, Arnoldo Anibaldi, scomparso nel 2016, dotato di una creatività e una manualità che amava abbinare a più materiali, dal legno all’argento, dal gesso al ferro all’oro, a un anno dalla sua scomparsa, nel 2017, la sua casa di Monte Urano in Piazza Guglielmo Marconi 5, è diventata una Casa Museo che racconta di lui, della sua arte, della sua vita, delle sue passioni

di Antonietta Vitali

Sette donne vestite con il tipico costume della loro terra sono stilizzate sulla tela in cima alla scalinata che chiude la mostra. La storia di questa tela, che a guardarla entra nel cuore e resta impressa nella mente, la sorella Nanda la ricorda benissimo. Inizia qui il ‘viaggio’ nella casa-museo ‘Arnoldo Anibaldi’ di Monte Urano, tappa obbligata nell’arte contemporanea del Fermano.

Arnoldo era un giovane studente all’Accademia delle Belle Arti di Firenze e aveva tra i compagni di studi un ragazzo di Orgosolo, città sarda internazionalmente riconosciuta come patria dei murales. Affascinato da questa tecnica, chiede al padre di poter trascorrere del tempo in Sardegna per studiarla, ma il padre non risponde subito di sì. Gli dice invece “tu studi a Firenze, dici che ti piace dipingere, però io non vedo nessun lavoro fatto da te. Non stai su a perdere tempo, vero?”.

Arnoldo va nel suo studio, in 15 minuti realizza a matita grassa la sensazionale tela, parte (a questo punto ha il permesso del padre per partire) per un periodo di soggiorno di un mese in Sardegna. Sarà solo il primo dei viaggi che nel corso della sua lunga e talentuosa carriera di scultore, pittore, fotografo, farà, arriveranno poi mostre in Germania, in Spagna, alla Quadriennale di Roma, collaborazioni con architetti in varie parti del mondo. Artista poliedrico, Arnoldo Anibaldi, scomparso nel 2016, dotato di una creatività e una manualità che amava abbinare a più materiali, dal legno all’argento, dal gesso al ferro all’oro, a un anno dalla sua scomparsa, nel 2017, la sua casa di Monte Urano in Piazza Guglielmo Marconi 5, è diventata una Casa Museo che racconta di lui, della sua arte, della sua vita, delle sue passioni. È stata sua moglie Lidia a volerlo fortemente, poco dopo la scomparsa di Arnoldo pensa di liberare l’atelier che il maestro occupava nella loro casa di campagna, vuole fare spazio e dedicare quella stanza ai giochi della nipotina. Si trova davanti una montagna di cartelle con dentro una miriade di fogli che erano disegni, schizzi, studi, progetti, tutti con un unico comune denominatore, la mano di Arnoldo. Non riesce a buttarli, non può, loro che si erano incontrati per caso per strada a Cassino quando lui era un giovane professore al Liceo Artistico, avrebbero passato poi 42 anni di vita insieme e decide che il modo migliore di continuare a farlo vivere è far diventare la casa dietro la piazza di Monte Urano, quella dove lui era nato e cresciuto, un museo.

Insieme a lei, ad occuparsene, la sorella di Arnoldo, la professoressa Nanda Anibaldi ora anche poetessa e scrittrice, e Barbara e Viola, rispettivamente la figlia e la nipote. Un mondo tutto al femminile quello che si occupa di tenere vivo il lavoro svolto in vita dal maestro, come lo sono molte delle opere ammirabili all’interno della casa. Come i disegni di studi di donne appesi alle pareti dello studio a sinistra dell’ingresso realizzati quando studiava a Firenze, o le sculture in gesso dai volumi che conquistano lo spazio e lucidate a resina raffiguranti sempre corpi femminili, o i volti dei quadri in corridoio di visi di donne dall’Europa e dal Mondo dipinti per una mostra tenutasi al Centro Alti studi Europei. E poi, scoprire tutto il resto esposto è essere trasbordarti in un mondo fatto di meraviglie, che prendono le forme di gatti (animale di cui Arnoldo amava le rotondità) per delle sculture che realizzava in argento, la spalliera di un letto diventa un cielo su cui volano una moltitudine di farfalle colorate, il melograno di una scultura è fatto di biglie in vetro colorato, lo studio di una scultura realizzata per la filiale del paese della Cassa di Risparmio di Fermo è un bozzetto minuzioso tanto quanto l’originale, una testata del letto prende la forma di onda, un’altra ha i volti iconici di donne che poggiano su basi di oro, i quindici salvadanai che Lidia gli fa dipingere quando la malattia oramai, sapevano, non gli avrebbe lasciato scampo, danno l’idea di voler accogliere tutto eccetto che denaro, e molto altro. Tutto è stato realizzato privatamente, a proprie spese, senza nessun contributo pubblico e la visita alle opere sotto la guida di Lidia e Nanda si intreccia con i racconti di vita famigliare spostandola ad una dimensione che va oltre la semplice conoscenza dell’artista.

Barbara dal padre ha preso il talento per la fotografia, Viola dal nonno quello per la pittura, in estate le visite guidate le fa anche lei e il dipinto realizzato a quattro mani con nonno Arnoldo è caldo di colori estivi e di un affetto che traspare. Tutte e quattro, di nuovo insieme, stanno lavorando ad un altro progetto sempre legato all’artista, padre, nonno, fratello, di cui al momento non si svela di più. Quelle sette donne stilizzate avevano convinto il padre che forse, a ben vedere, in realtà scettico non era, voleva solo che il talento del figlio esplodesse. Non fece in tempo a ricordare tutto il lavoro che avrebbe svolto dopo come artista, ma lasciò nelle mani di Nanda e di Lidia due valide sostenitrici che ancora oggi ricordano Arnoldo in questa casa che non definiscono museo ma un luogo dove incontrarsi, discorrere, scambiarsi idee, vivere.


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