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Giorgia Latini al centro delle polemiche: «La teoria gender non esiste. No al catechismo delle destre nella scuola»

NEL MIRINO le parole dell'assessora regionale leghista che aveva criticato la circolare ministeriale per la Giornata contro l'omofobia. Gli interventi di Arcigay, Liberə Tuttə, Non Una Di Meno, Sinistra Italiana e Dipende da noi

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Giorgia Latini

 

Teoria gender e omofobia, è bufera sulle parole dell’assessora regionale all’Istruzione Giorgia Latini. La rappresentante della Lega ieri aveva puntato il dito, chiedendone il ritiro, contro la circolare del ministero dell’Istruzione, che per oggi, “Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia”, ha invitato «docenti e scuole di ogni grado, nell’ambito della propria autonomia didattica ed organizzativa a creare occasioni di approfondimento con i propri studenti sui temi legati alle discriminazioni, al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, nell’ambito dei principi nazionali e internazionali». Per l’assessora leghista questo invito rappresenta in realtà un tentativo di propagandare una teoria gender. Stessa posizione espressa peraltro anche da FdI Macerata. E così oggi sono arrivate le dure contestazioni di associazioni, partiti e movimenti politici.

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L’Arcigay Pesaro

A partire da Arcigay Agorá Pesaro-Urbino, Arcigay Comunitas Ancona, Liberə Tuttə, Non Una Di Meno Transterritoriale Marche. «È con grande sdegno che apprendiamo della disinformazione di cui è vittima l’Assessora regionale Giorgia Latini. La “teoria del gender” (o ideologia del gender) non esiste – dicono le associazioni – Si tratta di un’invenzione manipolatoria con il preciso scopo politico di dare “argomenti” a conservatori reazionari contrari ad ogni allargamento dei diritti civili e umani. La propaganda no-gender usa il concetto di “natura” per imporre un ordine immaginario che non c’è. Non ha senso antropologicamente parlare di “famiglia naturale”: le tipologie di famiglie sono molteplici e cambiano nel tempo e nello spazio. Perché non includerle tutte invece che eleggerne una come giusta e discriminare le altre? L’educazione alle differenze a scuola facilita una costruzione positiva dell’identità. La circolare non fa altro che invitare gli istituti scolastici ad affrontare approfondimenti sui temi legati alle discriminazioni. Perché se è vero che l’ignoranza genera paura e la paura genera odio, ci viene il dubbio che all’assessora Latini faccia comodo, viste le prossime elezioni, negare la possibilità di avere discussioni e confronti lontani dalla polarizzazione propagandistica che caratterizza la sua parte politica. Le consigliamo di rileggere l’articolo 3 della Costituzione della Repubblica italiana, unico articolo citato nella circolare oltre al sintetico contenuto della stessa».

Quindi Sinistra Italiana Macerata. «No, l’educazione non è un fatto individuale, è un fatto sociale e comunitario, ci sono temi che non competono solo alle famiglie, ma anche e molto seriamente alla scuola, che è un bene pubblico – dice l’esponente Serena Cavalletti – Che vi piaccia o no l’istruzione pubblica esiste e lavora in autonomia scolastica e libertà d’insegnamento intorno ai pilastri fondamentali che arrivano dalla normativa nazionale proprio perché la comunità educante ha il compito di portare la riflessione un gradino più avanti rispetto a quello del senso comune. Molto grave trasmettere in questo modo la sfiducia verso gli insegnanti e le insegnanti che a loro dire non sarebbero formati: la formazione è un obbligo di servizio e se un docente o una docente decide di trattare un tema non lo fa certamente avendo frequentato l’università della strada. Molto grave fomentare un meccanismo di controllo sull’istituzione scolastica esortando le famiglie a pretendere il consenso informato per le attività che la circolare in questione, in accordo a La buona scuola (legge vigente) e l’Art3 della Costituzione. L’educazione al rispetto delle differenze non si mette in campo una volta l’anno, è una di quelle categorie attraverso le quali i saperi vengono trasmessi, così come l’educazione alla legalità, alla parità di genere, al rispetto della casa comune. Con buona pace di FdI Macerata e dell’assessora Latini – conclude – la scuola non è e non sarà mai sede per un catechismo delle destre, la scuola è il luogo in cui la società diventa comunità e riflette su se stessa per ciò che è, sui suoi cambiamenti e sulle sue verità, sulla libertà di ciascuno e ciascuna di essere, rivelarsi e crescere».

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Il professor Roberto Mancini

«In realtà non è il ministro a dover ritirare la circolare – aggiungono Roberto Mancini e Paola Petrucci di Dipenda da noi – ma è l’assessora Latini a dover ritirare il suo pregiudizio ideologico. Con le sue affermazioni l’assessora dimostra di fraintendere il concetto di discriminazione di genere e di evocare in modo strumentale la teoria gender. Invece di lanciare crociate ideologiche, l’assessora Latini potrebbe fare qualcosa di molto più appropriato ai suoi compiti accettando di incontrare le associazioni che difendono i diritti delle persone discriminate per il loro orientamento sessuale. Anche nelle Marche l’Arci gay e altre organizzazioni stanno svolgendo un’opera informativa e formativa per superare pregiudizi e discriminazioni. L’assessora potrebbe ascoltare le loro ragioni per maturare una visione della questione più corretta e sicuramente più consonante con il dettato Costituzionale, che in particolare all’art. 3 chiede di rimuovere tutti gli ostacoli, anche ideologici, che impediscono alle persone di godere dei loro diritti. Così l’assessora Latini potrà cogliere l’occasione per passare dall’ideologia al dialogo e alla fattiva collaborazione con le autorità scolastiche per una scuola sempre più attenta a promuovere la formazione delle nuove generazioni».

L’assessore Latini non ci sta: «No al gender nelle scuole»

 

 


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