Ospite ieri sera ai microfoni di Zoom, su Radio FM1, il direttore del Parco nazionale dei Monti Sibillini, Maria Laura Talamè. Una conversazione, quella con il direttore della radio, Giorgio Fedeli, incentrata sulla montagna, il suo fascino, i problemi che la affliggono, ma anche le prospettive che la riguardano.
Viene da tempi difficili, il Parco dei Sibillini, «per il lockdown e le conseguenti chiusure, ma prima ancora per il sisma. Non dimentichiamo che tutti i Comuni del Parco rientrano nel cratere sismico. Il 60% dei posti letto è andato perduto, per danni nelle strutture recettive. Invece è aumentato il turismo escursionistico. Le strutture ora stanno riaprendo, alcune si sono riorganizzate, tornano ad aumentare i posti letto ed i turisti. Subito dopo il lockdown si è assistito a un grande bisogno di spazi all’aria aperta e si sono registrati numeri molto consistenti, un esempio è stata l’interdizione al sentiero delle Lame rosse, dove arrivavano 1400 persone al giorno in un sito dove era impossibile garantire il distanziamento».
Il direttore Talamè pone l’accento sulla sostenibilità «che ha tre componenti: naturalistica, sociale ed economica. I Sibillini sono caratterizzati dai paesaggi, disegnati a due mani dalla natura e dall’uomo. Il mantenimento di alcune attività serve anche al paesaggio, penso ad esempio ai pascoli. Ogni giovane che ritorna alla montagna è un successo. Oggi vediamo che molti giovani stanno tornando, oppure sono rimasti ed hanno deciso di intraprendere attività di famiglia di seconda, terza o quarta generazione. Dei ragazzi della mia generazione, pochissimi sono rimasti in questi luoghi. Ma con la pandemia stiamo assistendo ad un ritorno di persone magari originarie di questi boschi, che iniziano a sentire stretta la città. E forse, con lo smart working, anche vivere nelle montagne sarà una prospettiva più semplice».
Il Parco nazionale ha precise regole di tutela, che per il direttore Talamè vanno viste come «elementi che perseguono il fine di valorizzare le risorse del sito. Ci sono aree A, le creste, la parte più interna delle dorsali, dove ci sono indicazioni più rigorose, mentre le aree B consentono di mantenere tutte le attività tradizionali. Anche a livello edilizio, sono vietati i nuovi edifici ma è possibile, spesso anzi incentivato, il ripristino dell’esistente. Non dimentichiamo che se si perde un pascolo si rischia di perdere anche la biodiversità di queste terre. Le tante tipologie di orchidee dei Sibillini crescono ad esempio nei pascoli secondari».
Non può mancare un riferimento al Chirocephalus marchesonii, specie unica al mondo e prerogativa esclusiva del lago di Pilato, come del chirocefalo della Sibilla. «E’ senza dubbio una nostra peculiarità, perché vive esclusivamente nel lago di Pilato – spiega Talamè – complessivamente il parco ha un ecosistema in buona salute, ma il cambiamento climatico che incombe sull’intero pianeta, affligge anche queste zone. Quello di Pilato è un lago effimero, se crollano le precipitazioni e aumentano le temperature, si rischia di perderlo. Oltre alle peculiarità faunistiche e floreali, credo che il Parco dei Sibillini abbia uno straordinario patrimonio immateriale: la magia, le leggende della Sibilla, tutti elementi che concorrono al suo fascino».
Infine, da parte di Maria Laura Talamè, un accenno ai pericoli della montagna. «Alcuni rischi sono oggettivi, sono capitati incidenti gravi anche a persone di profonda esperienza. L’unica raccomandazione è quella di misurare i pericoli sulla base dell’offerta del territorio. Talvolta non c’è sufficiente consapevolezza dell’ambiente che si frequenta. Ricordiamo che esistono percorsi turistici, che possono essere effettuati anche con semplici scarpe da tennis; ci sono poi i percorsi escursionistici e quelli con passaggi alpinistici che richiedono specifiche attrezzature. Le nostre montagne sono apparentemente semplici, ma l’imprevisto può sempre capitare. Occorre conoscere ciò che è segnalato. Consiglio di affidarsi alle guide turistiche, che sono anche preziose interpreti dell’ambiente circostante».
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