di Antonietta Vitali
Siamo nella settimana mondiale della tiroide che anche in questo 2022, come oramai accade da diversi anni, ha luogo l’ultima settimana del mese di maggio. Ai microfoni di “Di sera” su Radio FM1 hanno parlato di disfunzioni tiroidee, la dottoressa Paola Pantanetti, Direttore dell’Unità Operativa di Endocrinologia e Diabetologia all’Ospedale Murri di Fermo e la dottoressa Sara Alberti, dietista della stessa unità. Le patologie tiroidee, ha esposto la dottoressa Pantanetti, non sempre sottintendono una predisposizione genetica, ci sono delle fasi della vita di una persona in cui possono insorgere e quindi vanno tenute più sotto controllo. Andando avanti con l’età, ad esempio, possono insorgere patologie di questo tipo, ma anche durante la gravidanza è molto importante controllare il funzionamento della tiroide perché, soprattutto durante le prime settimane di gestazione, gli ormoni tiroidei della mamma contribuiscono allo sviluppo del sistema nervoso centrale del nascituro.
Quali possono essere le patologie legate alla tiroide?
«L’ipertiroidismo o l’ipotiroidismo. Nel primo caso la tiroide funziona più del dovuto nel secondo meno».
Come ci si accorge di avere queste patologie?
«Molto spesso la diagnosi è accidentale e la rilevazione avviene nel corso di altri accertamenti. È più evidente nel caso di tireotossicosi provocata da ipertiroidismo che causa tachicardia, notevole perdita di peso, disturbi del sonno, bulbi oculari sporgenti. L’ipotiroidismo dà come effetto un senso di stanchezza e spossatezza che spesso viene imputato alla stagionalità. Importante sapere che l’ipotiroidismo non è causa di obesità che invece è legata ad un cattivo stile di vita. Anche il diabete può essere causa di disfunzioni tiroidee, soprattutto il diabete di tipo 1».
Quali esami effettuare per avere un quadro clinico definito?
«Un semplice esame del sangue è sufficiente per valutare il funzionamento degli ormoni TSH e FT4. Se gli esami danno come risultato che uno di questi due ormoni non lavora correttamente allora si procede con una ecografia, oggi un buon esame ecografico permette di verificare lo stato della tiroide ed eventuale presenza di noduli o calcificazioni. L’ago aspirato è un passo successivo per valutare la benignità o la malignità dei noduli. Questi ultimi sono maligni soltanto nel 3 (massimo 5) per cento dei casi, si possono rimuovere con un intervento chirurgico e nei casi di gravità maggiore si ricorre a trattamenti di radioterapia presso il Centro di Medicina Nucleare di Macerata con il quale collaboriamo».
Qual è il trattamento farmacologico?
«Si procede con il prescrivere al paziente dei medicinali che vanno a sopperire il mal funzionamento della tiroide, quindi, in caso di ipotiroidismo si somministreranno farmaci che vadano a restituire quello che la tiroide non riesce a produrre, in caso di ipertiroidismo si useranno invece farmaci che vadano a frenare questa elevata funzionalità della tiroide. Fino a poco tempo erano farmaci da assumere 20 o 30 minuti prima della colazione per consentire il corretto assorbimento del medicinale, le nuove formulazioni liquide consentono di assumere il farmaco anche a ridosso della colazione e sono tutte preparazioni senza glutine e adatte a chi presenta casi di allergie alimentari o intolleranze».
Ci sono farmaci che possono interferire con l’assorbimento dei medicinali tiroidei?
«Si, il litio, ad esempio, usato nelle terapie per la bipolarità disturba l’assorbimento dei medicinali tiroidei e un altro farmaco è l’amiodarone, usato nel trattamento delle alterazioni del ritmo cardiaco».
Le disfunzioni della tiroide sono più frequenti nelle donne o negli uomini?
«La medicina moderna presta una grande attenzione a quella che viene definita medicina di genere che studia casi di malattia a seconda delle etnie e anche, appunto, del genere. Sicuramente nelle donne l’attività ormonale è più vivace, dall’avvento della prima mestruazione all’inizio della menopausa in cui si registra un crollo degli estrogeni, la situazione ormonale è chiaramente nella donna più clamorosa. Si registrano casi anche tra gli uomini ma meno perché il funzionamento ormonale è sempre pressoché stabile».
La dottoressa Pantanetti non ha tralasciato di evidenziare anche i disagi sulle diagnosi legati al periodo Covid durante il quale alcuni casi patologici possono essere stati procrastinati. Tuttavia il reparto ha saputo reagire attivando un servizio di teleconsulto e-mail. Tutte le visite in presenza sono state trasformate in visite telefoniche, ovviamente con una valenza diversa ma la scelta è stata comunque in grado di sostenere psicologicamente i pazienti che si sono sentiti supportati dal personale sanitario.
Il Covid può causare patologie legate alla tiroide?
«Sì, il virus può colpire la tiroide dando come effetti dolore al collo, difficoltà a deglutire. È necessario procedere con una somministrazione di cortisone a dosaggi modulati. Spesso però sono situazioni temporanee che spariscono quando il virus muore, eventuali casi di cronicità sono da valutare».
La necessità del reparto di endocrinologia dell’Ospedale Murri di Fermo di adeguarsi all’emergenza Covid ha favorito un rafforzamento del team dietistico di cui la dott.sa Sara Alberti, dietista, è un esempio e che ha spiegato ai microfoni di Radio FM1 come l’alimentazione influisca sul corretto funzionamento del sistema tiroideo.
Quali sono, dottoressa Alberti, gli effetti di un corretto stile alimentare sulla tiroide?
«La terapia elettiva di prima scelta è senza dubbio l’aspetto nutrizionale. Il nostro compito, da questo punto di vista, è informare il paziente perché una corretta informazione porta poi a scelte alimentari corrette. Ad influire soprattutto sul corretto funzionamento della tiroide è lo iodio, che va assunto, non respirato, molto spesso, però, l’assunzione attraverso i cibi di questo elemento non è sufficiente e per cui è necessario assumere degli integratori come anche accade per il selenio e anche per le vitamine del gruppo B e D. E poi alcune regole base di una dieta come la varietà alimentare, il bilanciamento dei macronutrienti e micronutrienti, la salute intestinale attraverso il controllo del microbiota, l’uso regolare i probiotici per mantenere in buono stato la flora intestinale, sono delle regole di vita salutari da non sottovalutare mai».
Nel corso dell’interessante chiacchierata divulgativa le due dottoresse ospiti a Radio FM hanno sottolineato che l’Unità Operativa di Endocrinologia dell’Ospedale Murri si occupa anche della cura di altre patologie legate al funzionamento di altre ghiandole come l’ipofisi, piuttosto che la valutazione dell’ipercortisolismo e anche il metabolismo osseo e l’osteoporosi. Il reparto lavora a stretto contatto con anche tutti gli altri reparti dell’ospedale, dall’oncologia alla ginecologia e alla radiologia perché il processo ormonale si interfaccia con molte altre discipline mediche. A carico del reparto c’è anche la nutrizione domiciliare artificiale che è un importante lavoro da svolgere sul territorio e per il quale è previsto, ancora una volta, il potenziamento del team dietistico con l’inserimento nell’organico di un altro medico dietista. Durante il Covid le visite endocrinologiche sono state potenziate: attualmente le sedute ambulatoriali sono cinque a cadenza settimanale, inoltre è possibile comunicare sospetti malfunzionamenti all’indirizzo e-mail diabetologiaav4@sanita.marche.it e venerdì 27 maggio sarà attiva una fascia oraria divulgativa dalle 13:00 alle 14:00 al numero 0734 6252554. Molto atteso l’importante congresso regionale sull’endocrinologia che avrà luogo il 24 settembre.
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