di Sandro Renzi
Nicola Loira saluta la stampa. Sceglie uno chalet per chiudere il suo secondo mandato, almeno sul fronte mediatico. Ieri era toccato ai dipendenti comunali prima ed ai colleghi consiglieri dopo. Sereno e consapevole di aver amministrato per due lustri Porto San Giorgio «rappresentandola degnamente» ha detto da subito il primo cittadino.
Cosa cambia adesso politicamente, finisce qui la sua carriera?
«Non me la sento di fare esperienze amministrative anche se vince Gramegna -chiarisce Nicola Loira- ma sono a disposizione della città ed ho energie e competenze per essere a servizio di Porto San Giorgio e del territorio. Sarebbe sconveniente tirare i remi in barca e ritirarsi a vita privata proprio ora. In un momento di sconforto, perché lo voglio ricordare un sindaco spesso si trova da solo quando amministra, mio padre mi disse chi può non può non impegnarsi per la città. Sento anche questa responsabilità».
Magari si vedrebbe ad Ancona o Roma?
«Se ci saranno le condizioni non sarò io a tirarmi indietro né tuttavia a fare battaglie per essere candidato a tutti i costi».
Cosa ne pensa della politica sangiorgese?
«Questa città ha un classe dirigente preparata, tanti giovani pronti ad impegnarsi e con cui ho lavorato, non siamo difronte a un vuoto politico. Questa situazione che si è venuta a creare con 2 candidati e poche liste fanno pensare che vi sia un deserto politico. Non è cosi. Importante è saper valorizzare queste risorse».
Che città lascia a chi verrà dopo?
«Chi verrà dopo di me deve fare ben poco, hanno tutto spianato».
Cosa le è dispiaciuto di più in questi anni di amministrazione?
«La cosa che mi è dispiaciuta di più è aver vissuto una stagione politica dove egoismi e ambizioni personali stanno dilagando e questo può condizionare l’operato, per il resto ho comunque mantenuto rapporti umani con tutti».
Cosa invece l’ha gratificata di più?
«La considerazione che sento nei miei confronti. Volevo lasciare come ho iniziato, senza che venisse percepita una persona diversa. Ho rappresentato degnamente questa città ed è stato riconosciuto da tutti».
Un rammarico?
«Uno su tutti non aver potuto completare alcune cose a cui tenevo. Ad esempio il financing per la pubblica illuminazione finito al Tar, destinato a cambiare la città anche sul piano della sicurezza. Ma a settembre ci sarà una ditta vincitrice e si partirà con i lavori».
Se potesse tornare indietro rifarebbe tutto?
«Certo, l’impresa più grande è stato creare le condizioni politiche per fare. Non è semplice essere a capo di una Amministrazione, bisogna essere autorevoli e rappresentare tutti. Qui finisce un’epoca».
Come risponde alle critiche di chi lamenta il fatto di non aver designato un sostituto?
«Nessun rammarico per non aver individuato una figura per il dopo, c’erano legittime ambizioni nel mio partito e non me la sentivo di entrare a gamba tesa. Avevo solo chiesto una figura che fosse riconoscibile e potesse andare oltre, ho dialogato tanto con Vesprini che non è parte estranea a questa coalizione. Ma alla fine non me la sono sentita di indicare qualcuno perché in fondo faccio sempre parte di una comunità politica».
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