Occhi gonfi e lacrime, Fabio Massimo Conti si dimette da direttore generale della Fermana

FERMO - «Mi sento di aver fatto degli errori, avrei dovuto fare qualcosa di diverso a gennaio, come ad esempio puntare i piedi sulla cessione di alcuni giocatori che ritenevo funzionali al progetto. Mi auguro solo che chi verrà dopo di me riesca ad ottenere risultati migliori perché Fermo è una piazza che se lo merita. Avrei preso la stessa decisione anche con un esito sportivo diverso, sentivo di aver dato tutto»

 

di Leonardo Nevischi

Dopo 26 giorni il silenzio è stato rotto. Tanto era passato da quel 14 maggio che, a Viterbo, aveva sancito la retrocessione in Serie D della Fermana e da allora nessuno aveva proferito parola: giocatori, staff tecnico, dirigenza. Fino ad oggi, però, quando alle 14.30 il direttore generale Fabio Massimo Conti ha deciso di metterci la faccia convocando una conferenza stampa. L’esito era preventivabile, non un fulmine a ciel sereno, ma la cornice che si è materializzata in quel di viale Trento è stata sorprendente, soprattutto per l’enorme pathos che si è respirato nel vedere Conti con il capo chinato dire definitivamente addio al mondo Fermana.

«Avevo in mente già da tempo questa decisione, ma l’ho maturata dopo il consiglio direttivo di Lega che si è tenuto ieri pomeriggio – ha esordito l’ex Dg gialloblù -. Dopo 9 anni le strade tra il sottoscritto e la Fermana si separano perché in seguito alla retrocessione di quest’anno ho deciso di presentare le mie dimissioni irrevocabili». Conti parla di «atto dovuto» e ci mette la faccia assumendosi le proprie responsabilità. «Era giusto farlo come l’ho sempre fatto nel corso degli anni qui a Fermo sia nei momenti positivi sia in quelli negativi. Le nostre strade si dividono dopo 6 stagioni sportive in cui abbiamo sempre raggiunto gli obiettivi imposti dalla società ad inizio stagione – ha seguitato Conti -. Abbiamo ottenuto tanti successi, vincendo un campionato di D e riportando a Fermo il professionismo dopo 11 anni. Credo che il professionismo la Fermana lo abbia sempre affrontato a testa alta, raggiungendo anche il secondo risultato della sua storia raggiungendo i playoff nella seconda stagione ed occupando per larghi tratti il primo posto in classifica, cosa che era successa solo nel 1999 quando la Fermana vinse il campionato a Battipaglia. Abbiamo vissuto salvezze dignitose e l’anno in cui è scoppiata la pandemia avremmo potuto partecipare nuovamente ai playoff: questo testimonia che ci sono stati dei percorsi sportivi virtuosi nonostante i budget non fossero i più importanti della categoria. In questi anni siamo riusciti a valorizzare, rilanciare ed affermare tanti giocatori. Penso a Maistrello e Rolfini, rispettivamente capocannonieri del girone A con il Renate (16 gol) e del girone B con l’Ancona Matelica (18). Penso a Udoh King, Rocco Costantino o altri giocatori che si sono affermati in Serie A o B come Luca Gemello, Bertagnoli, Venturi, Sarzi Puttini. Qui a Fermo abbiamo avuto anche dei ragazzi che hanno avuto poco spazio rispetto a quello che probabilmente avrebbero meritato, ne cito due perché personalmente rappresentano dei rimpianti: Alessio Nepi e Fabio Alagna. Il primo era un ragazzo che avevamo preso da svincolato dall’Ascoli e a Fermo è diventato un giocatore vero grazie ad una serie di prestiti a Montegiorgio, alla Jesina e al Fano. Il secondo quest’anno ha fatto un grandissimo campionato a Città Sant’Agata in Serie D e probabilmente il prossimo anno lo vedremo in palcoscenici importanti. Un altro mio rimpianto è Michael Venturi, di cui ricordo diatribe con lo staff tecnico per suggerire un cambio di ruolo che per lui è avvenuto nelle stagioni successive e lo ha portato alla ribalta in Serie B. Un altro giovane promettente che avevamo individuato era Elian Demirovic, anche lui protagonista nella seconda divisione del campionato croato. Non tutte le ciambelle escono con il buco e non siamo riusciti a valorizzarli a dovere ma sono contento lo stiano facendo altrove come avevamo preventivato individuandoli».

Il momento delle lacrime coincide con quello dei ringraziamenti. «Voglio ringraziare quei ragazzi che in questi anni a Fermo hanno dato l’anima – ha proseguito Conti con la voce rotta dal pianto citando Comotto, Urbinati, Ginestra, Sperotto, Scrosta, Cremona, Cognigni, Molinari, Iotti, Petrucci e Misin -. Ringrazio anche ragazzi che hanno giocato meno ma che comunque hanno dato tanto: Boateng, Neglia, D’Anna, D’Angelo, Massolo e De Pascalis, i quali hanno dimostrato di essere degli uomini veri e per questo li porterò sempre nel cuore». La lista dei grazie si allunga con i collaboratori, i team manager, il direttore sportivo Massimo Andreatini ed i tecnici. In particolare mister Osvaldo Jaconi «che è stato un secondo padre», Flavio Destro «con cui abbiamo riportato la Fermana in C», Giovanni Cornacchini e Mauro Antonioli «con i quali sono particolarmente legato». Poi ancora i segretari, i responsabili marketing, gli addetti stampa (Sara Santacchi, Ilenia Di Felice, Marta Bitti, Roberto Cruciani): «Queste persone hanno lavorato dietro una scrivania senza comparire sui giornali ma lo hanno fatto in maniera seria e professionale e la riprova è non aver mai ricevuto penalizzazioni e sanzioni che oggi permettono alla Fermana di essere riammissibile o ripescabile»

Il ringraziamento si sposta alle istituzioni: «Avere un’amministrazione comunale molto vicina alle sorti della squadra è una risorsa importantissima. Il sindaco Paolo Calcinaro e l’assessore allo Sport Alberto Maria Scarfini sono stati prima tifosi e poi amministratori». Immancabile la menzione a Maurizio Vecchiola: «Lo ringrazio per la fiducia che ha riposto in me qui a Fermo e negli anni precedenti a Montegranaro. Ha fatto sempre degli importanti sacrifici per essere il main sponsor e garantire alla Fermana di scendere in campo». Poi il presidente Simoni: «Non lo conoscevo in precedenza ma lui e la sua famiglia resteranno sempre nel mio cuore». «Infine la città e i tifosi: «Mi sono sempre confrontato con loro nel corso di questi 9 anni e ricorderò sempre i momenti vissuti insieme. Si sono dimostrati una tifoseria degna di tale nome, supportandoci anche nei momenti difficili come nell’ultima partita a Viterbo dove erano rimasti solo loro a crederci. Il dispiacere più grande è per loro, ma dopo 9 stagioni è giusto che ci sia un cambio della guida societaria. Mi auguro solo che chi verrà dopo di me riesca ad ottenere risultati migliori perché è una piazza che se lo merita. Avrei preso la stessa decisione anche con un esito sportivo diverso, sentivo di aver dato tutto».

Conti parla poi di «esperienza più bella della sua carriera che lo aiuterà per il futuro» e si fa scorrere negli occhi tutto il tourbillon delle emozioni vissute: dalla vittoria del campionato di D alle salvezze, fino alla tristezza per la retrocessione di quest’anno. L’aver «restituito credibilità alla società» è la cosa che lo rende più fiero in assoluto, ma forse, con il senno del poi, se potesse tornare indietro di questa stagione qualcosa cambierebbe: «Quando una stagione va male dire che non cambierei niente sarebbe una bugia ma sarebbe ingeneroso dirlo a bocce ferme o additare a qualcuno le responsabilità, per questo me le carico io sulle spalle. Mi sento di aver fatto degli errori, avrei dovuto fare qualcosa di diverso a gennaio, come ad esempio puntare i piedi sulla cessione di alcuni giocatori che ritenevo funzionali al progetto».

Ed il futuro di Conti? «Sono importanti i progetti e le persone che vi sono dietro, non la categoria. Mi piacerebbe vivere di più il campo come direttore sportivo piuttosto che rivestire la figura di direttore generale, è il ruolo dove penso di poter aiutare di più. Vedremo quello che il futuro mi riserverà, potrei anche riposarmi dopo aver dato molto per 13 stagioni. Per adesso l’importante era metterci la faccia quest’oggi perché molti credevano che scappassi via o che non mi assumessi le responsabilità, ma sono stato abituato diversamente».

Ed il futuro della Fermana? «Vecchiola nei giorni scorsi ha espresso la volontà di voler continuare e questo penso per la piazza sia un bel segnale perché rappresenta un punto di partenza ma allo stesso tempo di continuità. Poter contare su un’azienda così forte è una base solida per ripartire. Il 22 giugno ci sono le scadenze federali: da lì si valuterà quali passi compiere relativamente a ripescaggio e riammissioni. Le domande di riammissione scadono il 14 luglio, ma per quella data il panorama sarà più chiaro. Per la società e la tifoseria mi farebbe piacere una riammissione, anche se non è entusiasmante godere delle disgrazie altrui. L’unica cosa snervante sarà l’attesa perché il processo burocratico è assai lungo».

 


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