«Accattivante, stupefacente, appassionante e appassionato, travolgente, magico, catartico, tutto questo sarà il Teatro dell’Aquila Stagione 2022/23 e io mi auguro che possa essere anche un pò turbativo riuscendo ad entrare in contatto molto stretto con l’intimità delle persone e stimolarne il lato intellettivo e creativo per stabilire una corrispondenza di sensi». Usa queste parole l’assessore alla Cultura del Comune di Fermo Micol Lanzidei alla conferenza stampa di presentazione della stagione di prosa ’22-’23 del Teatro dell’Aquila di Fermo. Il teatro per lei, fresca anche di nomina come membro del cda di Amat (Associazione Marchigiana Attività Teatrali), è una passione che si porta dentro da prima di “doversene occupare” per ragioni istituzionali e il nuovo calendario delle nove serate di prosa pronte ai blocchi di partenza sono state pensate, ragionate ed infine decise, oltre che con l’amministrazione comunale, anche con Piero Celani, presidente di Amat, e Gilberto Santini, direttore Amat, entrambi presenti alla conferenza stampa di ieri mattina.
Grande entusiasmo di tutti e tre i relatori per la ripresa per intero della stagione dopo le ultime due organizzate a metà a causa pandemia, più tutti gli annessi e connessi, di cui il teatro è stato uno dei settori ad aver pagato lo scotto più pesante. Ma “al popolo” il teatro piace, da sempre, nelle Marche soprattutto, tanto da essere annoverata tra una delle regioni con più alta densità di teatri per popolazione. Per Fermo, poi, è una necessità atavica che, verso la fine del 1700, dopo un incendio sviluppatosi nel 1774 nella Gran Sala del Soffitto sede del teatro, spinse i governanti dell’epoca a decidere di costruire l’attuale Teatro dell’Aquila scegliendo di posizionarlo in via Mazzini non a caso, ma perché a metà strada tra il potere politico dell’epoca, il Palazzo dei Priori, e il potere religioso dell’epoca rappresentato dal Duomo. È il teatro più grande delle Marche dalla facciata quasi anonima e dai meravigliosi interni. Inaugurato nel 1790 fino al 1984 la sua attività è costante e poi si rende necessario un accurato restauro che nel 1997 lo riporta ai fasti di stagioni teatrali veramente degne di nota e che nemmeno il Covid arresta completamente.
Due mezze stagioni organizzate nel periodo pandemico alle quali il pubblico risponde lo stesso partecipando, nonostante le mille accortezze, alle rappresentazioni perché «il teatro chiama il popolo e il popolo chiama il teatro» riferisce Piero Celani citando De Filippo e spiegando che «il teatro è necessario per risanare quel senso di comunità e dello stare insieme perduti in questi ultimi due anni». Necessario, quindi, per il presidente di Amat «puntare su una offerta forte, anche rivolta ai giovani, che faccia dimenticare la paura e riavvicinare il pubblico al teatro». E la prosa ’22 ’23 del Teatro dell’Aquila si annuncia davvero una bella avventura in nove tappe che vanno da ottobre ad aprile e che Gilberto Santini ha raccontato così:
Un solo extra, l’11 marzo con Francesca Michielin in Michielin a teatro.
La campagna abbonamenti prevede un premio espresso in un diritto di prelazione per i fedelissimi che, nonostante tutte le restrizioni del caso, hanno sottoscritto l’abbonamento stagione 2022, esercitabile, con conferma turno e posto, dal 20 al 28 settembre (chiuso lunedì 26). Dal 30 settembre (chiuso lunedì 3 ottobre) sarà possibile sottoscrivere nuovi abbonamenti mentre i biglietti per i singoli spettacoli saranno acquistabili a partire dal 9 ottobre.
Non solo prosa ma anche date (che verranno presentate a breve) di musica, danza, conferenze e riprenderanno anche gli incontri con i giovani con le attività di Scuola di Platea per fare in modo che, dice Micol Lanzidei, «il gusto e il piacere che l’essere umano ha di sentirsi raccontare delle storie potrà essere soddisfatto da tutti i punti di vista». Le crediamo come crediamo anche alle parole della citazione fatta da lei dello scrittore e drammaturgo russo Anton Checov quando diceva che «del teatro non si può fare a meno».
Antonietta Vitali
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