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Malattie Infettive del “Murri”: centro di riferimento dall’inizio del Covid, ancora in prima linea contro il virus e non solo

FERMO - Tre anni in trincea nel reparto guidato dal dottor Giorgio Amadio: unica tregua 40 giorni nell'estate 2020. Stanchezza ma anche determinazione a continuare la battaglia, contro il Coronavirus ma anche contro le altre patologie contagiose che impegnano l'area "pulita" 

Nel riquadro il dottor Giorgio Amadio

 

 

 

di Maria Nerina Galiè

 

Tra i reparti che hanno avuto un ruolo di primo piano nella lotta alla pandemia da Coronavirus, indiscutibilmente c’è Malattie Infettive dell’ospedale “Murri” di Fermo, diretto dal dottor Giorgio Amadio.

 

Da marzo 2020 ad oggi, agosto 2022, l’unico momento di  tregua risale ai 40 giorni tra luglio ed agosto 2020, quando il lockdown ha dato i suoi frutti riducendo i contagi e, di conseguenza, le richieste di ospedalizzazione.

 

In questa bollente estate dove i contagi, e quindi i pazienti che subiscono complicanze, sono più di quelli attesi, dal confronto con gli anni precedenti. Tanto per fare un esempio, ad agosto 2021 nelle Marche si contarono 217 nuovi positivi, di cui 35 nel Fermano, su 2.863 tamponi. Erano 51 le persone ricoverate negli ospedali regionali e di questi 8 erano a Malattie Infettive di Fermo, tornato hub (nella maggior parte delle altre province i reparti Covid erano stati temporaneamente dismessi).  Il 6 agosto 2022 – e siamo nella fase di appiattimento della curva dopo un luglio caratterizzato dall’impennata – si sono contati 1.127 nuovi casi nelle Marche, di cui 145, su 3.967 tamponi.

 

«Dal 29 agosto 2020 non siamo più stati senza pazienti Covid», afferma il primario Amadio che non nasconde la stanchezza, sua e della sua equipe, in un’estate dove la carenza di personale attanaglia l’intero impianto sanitario regionale. Ma ha tutta l’intenzione di continuare la battaglia, con dedizione, consapevole del ruolo fondamentale che riveste il suo reparto. Al momento conta 12 pazienti Covid, più uno in Rianimazione.

 

Ma Malattie Infettive di Fermo ha anche 9 ricoverati nella parte “pulita”: «Non c’è solo il Coronavirus. Ci sono le meningiti, casi di tubercolosi o altre patologie contagiose che richiedono ospedalizzazione. Inoltre, nella parte pulita, vengono spostati i pazienti ricoverati per Covid, che nel frattempo si sono negativizzati ma non  possono essere dimessi».

 

In totale i posti letto di Malattie Infettive del “Murri” sono 22, perché tale è il numero delle stanze e, trattandosi appunto di malattie contagiose, i pazienti vengono messi uno per camera. I letti sono stati raddoppiati quando c’erano soltanto Covid, in quanto in una stessa stanza potevano stare due persone, positive allo stesso virus.

 

All’esordio della pandemia, quando le persone, soprattutto gli anziani ed i fragili, si ammalavano venivano accolti  a Malattie Infettive di Fermo che era il centro di riferimento per il sud delle Marche. Nella provincia di Ascoli non c’era un omologo reparto.

 

Erano tempi in cui il Covid aveva preso tutti alla sprovvista, faceva paura, era tutto nuovo, non si conoscevano le modalità di cura ed i vaccini erano ancora un miraggio. Chiaramente non potevano bastare i circa 30 letti a disposizione e, pian piano, tutti gli ospedali della regione si sono organizzati per ricoverare i contagiati che richiedevano cure ospedaliere, dalla conversione dell’ospedale di San Benedetto, nella prima ondata per poi aprire la Pneumo Covid di Ascoli nella seconda, alla realizzazione della mastodontica struttura di Civitanova.

 

E’ stato allarme dappertutto. Nel frattempo si sono affinate le capacità delle cure, sono arrivati nuovi farmaci e gli attesi vaccini che, proteggendo i cittadini dalle complicanze più gravi e spesso nefaste del virus, ha salvato molte vite e ridotto l’ospedalizzazione. Lo dice la letteratura scientifica.

 

Ciò nonostante, adesso, è preponderante la variante Omicron 5, contagiosissima. Gli esperti la paragonano al morbillo. Ma i suoi effetti sono meno “virulenti”: provoca infatti infezioni alle alte vie respiratorie e meno polmoniti.

C’è però pure da dire che gli anziani e le persone fragili e con patologie pregresse sono comunque a rischio ed è questa categoria di persone che, per il 99%, che riempie gli ospedali.

 


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