Effetto Jbp. L’evento musicale che ha avuto per teatro Lido di Fermo la scorsa settimana continua a far discutere. Dietro di sé ha lasciato una lunga coda di polemiche, critiche, ma ha anche offerto una ribalta nazionale al territorio, creando al contempo una spaccatura netta tra favorevoli e contrari alla location scelta per il concerto. Dura la posizione di Articolo Uno provinciale e del suo segretario, Alessandro Del Monte, che punta l’indice principalmente contro il primo cittadino di Fermo, Paolo Calcinaro e le dichiarazioni a cui quest’ultimo si è affidato per replicare alle accuse degli ambientalisti e non solo.
Qual è la posizione di Articolo Uno rispetto alla querelle scoppiata intorno al caso Jova Beach?
«Smorzatosi il kankàn di questi giorni, abbiamo trovato sinceramente preoccupanti sia le parole del cantautore, nell’appellativo addirittura di “econazisti” evidentemente rivolto a tutte le associazioni ambientaliste ed a quanti in un contesto di collasso climatico, studiano le relazioni tra umanità ed ambient, sia il silenzio della Amministrazione, fatto ancor più grave, rispetto a simili espressioni. Agenda di associazioni e partiti di tutto il campo progressista come di tante sensibilità individuali in seno alla comunità derubricati come al solito, a colpi di propaganda, a fastidiosa nonché disfattistica minoranza; prima del ribattezzo dell’altissimo Lorenzo, anche noi, nel nostro piccolo di Articolo Uno, ci siamo definiti addirittura “ecosocialisti”. L’artista, nella sua dichiarazione pubblica ha sentenziato d’essere nel giusto. Come ambientalista evidentemente nel giusto, rispetto alle sanzioni dell’Ispettorato del lavoro evidentemente nel giusto, come location la più giusta ed avveniristica. Di tutto questo quasi grottesco, occorre prendere atto».
Pare di capire, quindi, che siate molto critici anche rispetto alle posizioni assunte dal sindaco Calcinaro.
«Ci preoccupa il solito atteggiamento da parte del Sindaco di Fermo e della sua giunta nonché della maggioranza, giacché graniticamente queste ultime paiono allinearsi su tutto attorno al carismatico primo cittadino, come peraltro hanno bene espresso il consigliere comunale Interlenghi, leader della coalizione Fermo Futura e che come Articolo Uno provinciale nella istituzione consiliare della Città capoluogo ci rappresenta, e sul tema lavoro il segretario della Cgil De Grazia, di non accettare di fatto opinioni altre, ostentando una protervia, allorquando, inframezzando una serie di funzionali distinguo tra critica corretta e non, rilancia e reitera alla propria tifoseria social sino ad imporre con le ragioni del proselitismo l’unicità della propria azione e la ghettizzazione d’ogni dissenso o voce fuori dal coro».
Eppure il primo cittadino non poteva non difendere un evento tanto ricercato dopo il precedente successo.
«Un sindaco, quale che sia il proprio orientamento politico, che ovviamente lecitamente possiede e nel caso di Fermo la scelta di campo propende legittimamente a destra, non è mai un capo ultras, ma rivolgendosi a tutta la propria comunità e rappresentandola per intero anche fuori dal contesto municipale, con equanimità governa nella complessa sintesi che è tra lungimirante sviluppo della città, cura e tenuta responsabile del corpo sociale, alto senso delle istituzioni, rigore morale. Governare non è, o non soltanto, il consenso del qui ed ora. La vituperata giunta Brambatti, in un tempo certamente senza fondi a salvataggio, al suo insediamento post Di Ruscio si trovò a dover mettere mano ad un risanamento delle finanze. Non hanno ballato e fatto meno ballare, con nessuna pacca sulla spalle, ma hanno governato risanando, come sempre accade a chi giunge dopo il centrodestra, e guardando come classe dirigente a tutto il territorio. Risanamento, sobrietà e lungimiranza senza i quali ogni altra tutela alla cittadinanza verrebbe meno».
Contrari o quanto meno guardinghi rispetto a tutto ciò che può contribuire a creare condizioni di socializzazione?
«Come Articolo Uno siamo più che favorevoli, favorevolissimi, all’intrattenimento, alle aggregazioni sociali e popolari, storiche, culturali, di svago ma non che si faccia d’un eterno party la forma anestetizzante per occultare ogni altro aspetto della vita sociale, dissimulare rispetto alle più concrete e rilevanti scelte politiche per l’oggi ed il futuro della città e della Provincia. Una bulimia di foto e selfie stordenti che fanno vedere, come disse qualcuno, le promesse ragioni d’un ponte anche dove sotto non scorre un fiume. E’ dapprima del Jova Beach 2019, non da un mese a questa parte, che le associazioni ambientaliste avevano incontrato il Sindaco e già da allora espresso le proprie documentate perplessità e motivate contrarietà. Ma è lesa maestà affermare che il luogo deputato per un evento di tale portata sarebbe uno stadio o un palazzetto, location peraltro attrezzate per un afflusso anche veicolare di 30 o 40.000 persone, invece d’un litorale e d’un lido? E’ corretto affermare che il Jova Beach in una tantum solo traumatica per ecosistema e residenti sia linfa economica per il territorio, allorquando dalla regione in giù, sino alle municipalità non si praticano politiche strutturali e di investimento tese a favorire la complessa ed articolata questione sociale ed economica? La nostra provincia nel contesto Marche sud, sul piano socio-economico appunto, sprofonda sempre più verso il sud del Paese e la mazzata della riforma sanitaria regionale le sarà ancora più fatale sul piano del welfare. Ma si vuol far credere davvero di supplire ed invertire il critico fenomeno delle chiusure e delle difficoltà dei vari settori a suon di feste e di piccoli sgravi o deroghe? Qui non c’è da scherzare».
Il concerto insomma non di doveva fare?
«Jovanotti al di là delle inopportune e pesanti parole trasudanti nervosismo, esercita, al pari di altri, il suo mestiere di imprenditore dell’arte, sta alla pubbliche amministrazioni, che concedono il demanio e sborsano danari della collettività, considerare l’opportunità nel discernimento – concetto caro a Bergoglio – della propria azione politica. Ora il Sindaco in barba a tutto parla di risistemazione della zona per poi sfasciarla nel 2023 per il prossimo concerto. Come la tela di Penelope. Ma quei danari, oltre l’ecosistema impossibile da ripristinare, non potrebbero essere impiegati altrove, specie con ciò che verrà?»
S. R.
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