Disturbi dell’apprendimento e “scienza servizievole in cammino”: prosegue l’impegno di Daniela Lucangeli nelle Marche (Ascolta l’intevista)

FERMO – «Ansia e disturbi nell’apprendimento? Rivedere gli obiettivi scolastici». Questa mattina a Radio Fm1 è intervenuta Daniela Lucangeli, docente di “Psicologia dello Sviluppo” all'Università di Padova ed esperta di psicologia dell'apprendimento. Un approfondimento sul suo attuale impegno nel territorio marchigiano attraverso progetti di "Scienza servizievole in cammino".

Daniela Lucangeli

di Alessandro Luzi

La pandemia, oltre ad aver generato problematiche di natura sanitaria, economica e sociale, ha favorito l’insorgenza di disturbi psichici come ansia, stress, depressione e disfunzioni nell’apprendimento. Per fronteggiare tale situazione, il Governo ha ritenuto necessaria l’istituzione di un “bonus psicologo”: un provvedimento rivolto a tutti quei soggetti in condizioni di fragilità psicologica.

Inoltre, adiacenti alle iniziative promosse dagli enti pubblici, ci sono i progetti strutturati dagli esperti del settore, tra cui “Scienza servizievole in cammino”: «È un format costituito da una serie di iniziative volte a divulgare la scienza, mettendola al servizio di educatori, insegnanti, operatori sociali, ricercatori e clinici ma anche delle famiglie e di tutti coloro che mostrano interesse verso il tema dell’educazione ha spiegato Daniela Lucangeli, docente di “Psicologia dello Sviluppo” all’Università di Padova ed esperta di psicologia dell’apprendimento, a Radio Fm1 –  Dall’11  giugno siamo letteralmente in cammino sulla via Francigena, quindi sul versante opposto rispetto alle Marche. Questo itinerario è arricchito da incontri, conferenze per capire come aiutare noi stessi, il prossimo ed i nostri figli in questo tempo così complesso. Collaboro con un’equipe formata da persone di scienza con cui riflettiamo su come possiamo occuparci tutti insieme della salute psichica, fisica ed emotiva dei bambini e dei ragazzi. Dopodiché ho pensato di coinvolgere anche le Marche».

Ascolta l’intervista:

La docente ha maturato esperienze di prestigio ed è un’eccellenza nel suo settore di ricerca e ha sempre desiderato mantenere il legame con la sua terra di origine: «Una volta mio figlio, ora 22enne, scrisse in un tema “la mia mamma quando ha finito di imparare a fare lo scienziato si è messa a fare la maestra delle maestre perché ha un figlio e milioni di bambini”. Questo riassume perfettamente la mia professione. Infatti mi sento di appartenere a tutto il Paese ma le mie radici sono lì, nelle Marche, e da quelle zone voglio trovare linfa e nutrimento per i miei studi ma anche restituire qualcosa. Nella mia terra di origine ci sono i semi del mio lavoro, maturati poi in seguito. Per esempio, a Fermo c’è un polo di apprendimento dove seguiamo da anni bimbi con disturbi evolutivi; l’associazione City Jump si è offerta di ospitare a Grottammare una sede del coordinamento nazionale che forma gli insegnanti specializzati ad aiutare soggetti in condizioni di fragilità. La “Rete delle Città Sane” ha ad Ancona la presidenza nazionale, collegata a tutte le altre realtà europee. L’intento consiste nel divulgare conoscenze utili a insegnanti, madri e specialiste su come seguire al meglio i nostri figli. Inoltre, nelle Marche conservo il rapporto con amici, parenti e tante persone care. Insomma, lì è il mio cuore e voglio essere presente con le mie attività».

Ovviamente per avviare dei progetti su un determinato territorio serve instaurare delle collaborazioni con gli enti locali e trovare il supporto anche da parte del tessuto imprenditoriale: «Mind for Children, https://www.mind4children.com/, lo spin-off di cui sono presidente, è dedicato alla terza missione, cioè alla ricaduta della ricerca scientifica in indicazione ai territori e alle modalità di aiuto. Questo e tutti gli incarichi di riferimento fanno da locomotiva. Dopodiché i territori necessitano di soggetti che si aggancino a questa locomotiva per avviare un cambiamento concreto. Questa estate, per esempio, ho avuto contatti con molti imprenditori della zona. È importante che ogni singola persona si alzi, cammini, e affermi “io ci sono” perché tutti siamo padri e madri, ma soprattutto tutti siamo responsabili del futuro dei nostri ragazzi. Va conferita la centralità al fattore umano in tutti i settori della nostra società, così come anche nell’economia. Fortunatamente molti imprenditori del territorio hanno avuto questa intuizione e si stanno sviluppando dei rapporti di collaborazione. Voglio ringraziare per questo impegno nel tessere relazioni, il professionista Andrea Marcantoni che molto si sta prodigando per la riuscita del progetto».

Si è passati poi a parlare dei disturbi psichici legati all’apprendimento e all’insorgenza di stati d’ansia: «Innanzitutto la scuola deve contribuire alla crescita personale ed emotiva dei i nostri figli anziché essere un luogo di verifica costante. Oggi mi preoccupano le fatiche di scrittura e lettura ma soprattutto il clima emotivo degli ambienti scolastici. C’è troppa tensione, ansia e solitudine. L’ansia è una memoria di alert dell’individuo. La paura è una emozione primaria che ci avverte dei pericoli. Quando questa emozione diventa costante durante il processo di apprendimento, le sue tracce permangono nella memoria. Pertanto tutte le volte che vado a ricercare quell’informazione, ritorna anche la paura sottoforma di ansia in quanto stato di allerta costante. Tale meccanismo inquina i circuiti di risposta. Cos’è che nel sistema scolastico tende a generare ciò? Le verifiche ed esami. Questo tipo di apprendimento non tiene conto dell’emotività degli studenti, piuttosto li rende più vulnerabili nello sviluppo del proprio “sé”».

Infine un focus è stato dedicato anche alla Dad: «Diventa uno strumento molto utile se utilizzato per coinvolgere i ragazzi e non farli sentire soli. Invece oggi è l’esatta riproduzione dei limiti della scuola caratterizzata dal processo “io insegno, tu apprendi e io verifico”. Tuttavia va ringraziata la scuola pubblica perché se questo Paese ce l’ha fatta è grazie all’abilità delle istituzioni scolastiche di mettersi in gioco. Però va fatto un salto in più mutando gli obiettivi. La scuola non deve essere più mero luogo di apprendimento ma di crescita a 360 gradi». Lucangeli ha concluso il suo intervento in radio citando Don Milani, punto di riferimento nella sfera educativa: «L’insegnante non deve essere soltanto un giudice che corregge e valuta ma “prendersi a cuore” i ragazzi. La mia intenzione consiste nell’unire scienza, scuola, istituzioni, gli ambiti clinici, educativi e sociali nel fine “tu mi stai a cuore”».


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