di Antonietta Vitali
Alcuni degli abitanti di Monte Vidon Combatte che hanno goduto di più primavere quel tratto di strada che collega Collina Vecchia a San Procolo lo ricordano ancora benissimo. Erano bambini, la scuola più vicina da raggiungere era quella della vicina frazione di San Procolo, il tratto era da percorrere a piedi, con il freddo o con la pioggia o con la neve, le scarpe erano da mettere soltanto quando si arrivava e si stava a scuola perché altrimenti si sarebbero consumate troppo e soldi non ce n’erano.
Questo è quello che accadeva nei primi anni del ‘900, delle foto affisse sul lavatoio pubblico della piccola frazione testimoniano lo stato del minuscolo borgo durante questo periodo ma da lì a poco tutto cambierà. Il terremoto del 1915 peggiora irrimediabilmente l’abitabilità di Collina Vecchia che nei secoli precedenti aveva subìto duri colpi dalle piogge che avevano causato smottamenti e dissesti idrogeologici. Il paesino venne abbandonato e, addirittura, smantellato e i mattoni delle case demolite usati per ricostruirne di nuove in un altro luogo chiamato Pian di Ponte. Rimasto lì, per quasi cento anni, a conservare tutto quello che ha potuto di sé per lasciare traccia della sua storia ai posteri, oggi questo luogo vuole essere riscoperto e con un fascino discreto e allo stesso tempo dignitosamente imponente dichiara, a chi lo vuole ammirare, che non ha nessuna intenzione di scomparire del tutto.
Non è solo in questa volontà, al suo fianco c’è l’amministrazione comunale di Monte Vidon Combatte capitanata dal sindaco Gaetano Massucci che decide di riaprire la vecchia strada che anche sua mamma ricordava di aver percorso a piedi. I lavori non sono stati facili, una folta vegetazione aveva invaso l’antico percorso, le mappe comunali hanno aiutato molto le fasi di recupero del vecchio tracciato. Adesso trovarlo è piuttosto facile, bisogna scendere a San Procolo, superare il centro, proseguire lungo la discesa fino a che non si giunge ad una stradina sulla sinistra al cui inizio si trova una croce.
Quello è l’antico sentiero che porta a Collina Vecchia, si scende un po’ costeggiando campi coltivati a vigne e girasoli, su un curvone si incontra una casa abbandonata in cui aveva abitato un signore oggi novantaduenne (che vive in paese e che, chissà con quanti ricordi e che emozione, è tornato a vederla) e poi si prosegue per superare un ponticello costruito per attraversare un fosso bagnato da un ruscello. Un tempo quel ponte era ad arco romano poi, dato che minacciava di cadere, è stato fortificato con dei pilastri in cemento. Per la riapertura del percorso è stata verificata la sua stabilità e gli ingegneri hanno confermato che può sopportare passaggi pedonali o in bicicletta ma non in macchina. Per cui gli amanti dei percorsi off road con fuoristrada sono invitati caldamente a non intraprendere questa strada per evitare incidenti dovuti a instabilità. Dopo il ponticello il percorso procede in salita e mancherà veramente pochissimo perché la vista si apra su quello che sono i resti di un passato antico e di tutto rispetto. Risalente ad epoca romana, il vero nome originario era Cullina, per indicare il fatto che la posizione in cui era nata voleva essere una culla che avrebbe protetto la popolazione dalle invasioni. Diventerà Collina Vecchia dopo la costruzione di Collina detta Nuova che davvero nasce su di una collina. Delle torri di controllo poste nei colli più vicini monitoravano probabili attacchi. L’ipotesi storica è che sia stato un punto di passaggio dell’antica Salaria Gallica che collegava la Flaminia alla Salaria. Presterà il fianco, nel corso dei secoli, alla confinante Montottone facendo da supporto nella fusione dell’ottone per la produzione di armi, da cui il nome di via Fondottone per l’unica via che porta alla provinciale che prosegue verso Montottone.
Nel 1500 sarà uno dei luoghi dove passerà il bandito Marco Sciarra, che rubava ai ricchi per dare ai poveri (come Robin Hood) e la sua compagnia di ventura. Nel XVIII secolo è addirittura sede notarile e Comune. Sarà con l’Unità di Italia che verrà annesso al Comune di Monte Vidon Combatte per proseguire la sua storia fino alla sorte riportata in queste righe. Il percorso recentemente recuperato è stato inaugurato domenica 18 settembre con un gruppo di viandanti che sono rimasti rapiti dalla storia raccontata dal sindaco Massucci stesso che ha camminato con loro. Merenda finale nello spiazzo che la stessa sera alle 21 ha ospitato lo spettacolo di Marche Storie narrante la leggenda di Battistella da Monte Guidone. Per intraprendere la passeggiata non è necessario prenotarsi presso il Comune di Monte Vidone Combatte, il percorso sterrato è aperto e percorribile, basta munirsi di un paio di buone scarpe chiuse e la giusta compagnia. Con la quale, magari, fermarsi a ragionare sul fatto che, forse, James Bond per il suo Marco Sciarra in Spectre ha preso spunto dal nostro bandito vissuto nel 1500 tra Abruzzo e Marche. Il nome senz’altro.
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