Carenza di manodopera nel calzaturiero, Cgil Fermo: «Colpa della mancanza di progettualità delle aziende. Migliorare la qualità del lavoro»

FERMANO - Silenzi (Segretario Filctem Cgil Fermo): «Reparti taglio ed orlatura lamentano difficoltà di personale per colpa della delocalizzazione all'Estero». De Grazia (Segretario Cgil Fermo): «O le imprese si qualificano ed iniziano a ragionare con noi sul futuro e di tutta una serie di problematiche, o sarà difficile venirne fuori».

La mancanza di alcune figure professionali nel settore calzaturiero è un fatto appurato. Tagliatori e orlatrici, su tutti, sono merce rara da trovare e, quei pochi che ci sono, o vengono arruolati dalle grandi griffe presenti nel territorio o sono persone ultra cinquantenni. «Bisogna fare chiarezza quando si parla di mancanza di manodopera – spiega il segretario della Filctem Cgil di Fermo, Luca Silenzi criticando gli ultimi articoli su aziende che lamentano le difficoltà di trovare figure professionali -. Quello che stiamo riscontrando da diversi mesi con l’effetto del reshoring è che le aziende stanno cercando lavoratori soprattutto per quanto riguarda reparti taglio e orlatura. Queste lavorazioni, da 30 anni a questa parte, sono state delocalizzare nell’Est Europa e in Nord Africa per abbattere costi lavoro e ci troviamo ora, nei nostri territorio, una carenza di queste figure».

Luca Silenzi

Una grossa criticità che la Cgil di Fermo attribuisce alla «mancanza di progettualità da parte delle imprese che puntano poco sulla formazione, sul tema della sicurezza e sulla contrattazione aziendale». Tematica, quest’ultima, ripresa dal segretario generale Cgil Fermo Alessandro De Grazia. «Basta polemiche sul fatto che non si trova più manodopera. O le imprese si qualificano ed iniziano a ragionare con noi sul futuro e di tutta una serie di problematiche, o sarà difficile venirne fuori. I dati dell’Ispettorato del Lavoro dicono che l’84% delle aziende ha irregolarità e l’85% dei contratti di lavoro è fatto di contratti precari: questo la dice lunga sulla situazione all’interno nei luoghi di lavoro. La svolta deve essere un’idea di politiche industriali e rapporti sindacali diversi. Ad oggi contiamo solo 5 contratti aziendali, di cui 3 sono griffe. Bisogna sedersi insieme e discutere di salario, orari di lavoro e di salute e sicurezza per permettere alle aziende di fare un salto di qualità».

Alessandro De Grazia

Un appello alle aziende che si aggiunge a quello che i vertici fermani della Cgil fanno alla politica: «Ci saremmo aspettati maggior attenzione sul rispetto del Patto per il lavoro, documento condiviso da tutte le parti sociali. I sindaci dei Comuni possono giocare un ruolo fondamentale, riorganizzando le zone industriali, e ragionare sulla riorganizzazione degli orari di lavoro andando a creare mense inter-aziendali e adattando il trasporto pubblico alle esigenze dei lavoratori».

Fondamentale anche il tema energetico, ulteriore problema per le aziende. «Il sindacato non può essere chiamato solo per le crisi o le richieste di casse integrazioni che, tra l’altro, continuano ad arrivare. Vorremmo interfacciarci con le aziende per capire la questione energetica quanto incide – concludono i rappresentanti sindacali -. Bisogna mettersi insieme e ragionare su investimenti importanti dal punto di vista tecnologico ed energetico. Lo sforzo da fare è quello di rendere operativo quello su cui discutiamo e mettiamo nei nostri documenti, traducendolo in azioni concrete».

Matteo Malaspina


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