di Giorgio Fedeli
«Oggi sia una celebrazione di festa perché mio padre è già al cospetto del Signore. Quindi le campane suoneranno, appunto, a festa». Sono le parole, toccanti, struggenti ma che infondono gioia nel cuore, di Claudia, primogenita di Amedeo Grilli, presidente della Carifermo a cui oggi il Fermano ha tributato l’ultimo saluto al Duomo di Fermo. Claudia ha preso la parola dinanzi a un Duomo di Fermo gremito, questa mattina alle 10,30, per le esequie del presidente Carifermo, scomparso sabato dopo una malattia fulminea che non gli ha lasciato scampo. Dinanzi all’altare e al cospetto del Signore, il feretro, semplice, umile, non una foto. Nulla. Perché il valore della persona, di Amedeo Grilli, non era e non è nelle immagini, nell’apparire, ma nell’uomo e nelle sue azioni.
Tantissime le autorità e istituzioni che hanno partecipato alle esequie del presidente Carifermo, spentosi sabato all’età di 75 anni, molte persone, si diceva, che si sono strette attorno alla famiglia che ha voluto e rimarcato sobrietà nell’ultimo saluto al loro amato Amedeo. Tanti i rappresentanti del mondo del credito, tanti i sindaci presenti, con in testa Calcinaro. Al suo fianco il viceprefetto vicario De Notaristefani. Ma anche esponenti della cultura, della musica, del mondo accademico. Ambiti che come uomo e come presidente dell’istituto di credito fermano, Grilli ha sempre affiancato e supportato.
«Mio padre ha avuto una malattia rapida ma la sua morte non è stata improvvisa – ricorda la figlia Claudia – e questo dono gli ha consentito di vivere gli ultimi mesi nell’intimità della famiglia. L’abbiamo potuto accompagnare. E lui ha chiesto la nostra presenza al suo fianco, abbiamo potuto pregare insieme. Ecco – ribadisce Claudia – perché oggi le campane suonino a festa» e così è stato all’uscita del feretro dalla chiesa.
«La nostra vera consistenza – le parole di padre Sante, che ha officiato il rito funebre – è nell’umiltà, nell’amore. Siamo figli di Dio al servizio degli altri. E questo è stato Amedeo, un professionista di altissimo valore ma al servizio della sua comunità. E’ stato impegnato fino all’ultimo nelle attività vocate al sociale, alla cultura, a valorizzare il suo territorio. Era un uomo dalla spiccata cordialità magari, mascherata da una scorza burbera e taciturna. Si è consegnato alla famiglia che ha sempre amato, e ora a Dio, in un ambiente di fede e amore. Non cerchiamo Amedeo solo nel suo passato ed ecco perché le campane suonano a festa. La Madonna dell’Ambro, a cui era devoto (e che ha omaggiato impegnandosi e favorendo la ricostruzione post-sisma dell’omonimo santuario a Montefortino) lo accompagni in un riposo felice». Toccanti le preghiere dei nipotini prima dell’uscita del feretro dal Duomo, un’uscita, appunto, accompagnata da campane a festa per un uomo, prima ancora che un banchiere, che lascia un ricordo impresso nel territorio, e che consegna in eredità al suo Fermano un esempio di chi ha sempre amato la sua terra e si è sempre speso per valorizzarla e sostenerla anche nei momenti più critici, dal sisma alla pandemia.
Il trigesimo si terrà il 27 novembre nella chiesa di Santa Petronilla, la sua parrocchia «dove lo ricordo pregare con la moglie e i familiari» ha concluso padre Sante prima della benedizione del feretro, contorniato dai familiari raccolti in un rispettoso e distinto silenzio.
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