«Pista di ghiaccio specchio di un’amministrazione che cerca solo consensi senza contenuti»

FERMO - A poche ore dall'apertura, con inaugurazione oggi pomeriggio, della pista di ghiaccio, arriva la critica di Alessandro Del Monte, segretario provinciale Articolo Uno, e Renzo Interlenghi, capogruppo di Fermo Capoluogo

Da sin. Alessandro Del Monte e Renzo Interlenghi

«Nel compiere ogni sincero sforzo di comprendere e teso inoltre ad accantonare appartenenze e posizionamenti, l’interrogativo che in molti ci siamo posti è se davvero la pista di ghiaccio fosse così necessaria. In uno dei momenti storici più drammatici anche sul piano energetico, com’è il costo dell’energia elettrica, e di risorse, com’è l’approvvigionamento idrico, che vede peraltro una intensa discussione circa il suo aumento di tariffe sulla spinta dell’Autorità regolatoria centrale, ma perché ostinarsi su una scelta che non trova più ragion d’essere?». L’interrogativo, con una chiara critica politica rivolta all’amministrazione Calcinaro, se lo pongono Alessandro Del Monte, segretario provinciale Articolo Uno, e Renzo Interlenghi, capogruppo di Fermo Capoluogo.

«Ribadiamo in contesti nazionali ed internazionali delle lacrime e sangue che dovranno patire cittadini ed imprese, specialmente i più fragili nel sistema, e poi questo è il saggio approccio, l’esempio da parte di un ente pubblico? La Politica non è soltanto assecondare i più fantasiosi capricci di chicchessia, e l’invito stavolta all’amministrazione fermana a verificare nella cittadinanza tutta, non solo in centro che pure non esulta su ciò per compattezza, il reale gradimento, ma altresì il rappresentare nell’interesse collettivo, anche quindi oltre i nostri più angusti perimetri, il senso ed il valore di responsabilità e prospettiva. L’equilibrio di princìpi ed esigenze cerca la propria sintesi nel reale e si commisura nella doppia funzione sia di immediatezza più particolare sia di lungimiranza più generale. Ennesima dimostrazione, in questo ed altro, e purtroppo qui come altrove – incalzano Del Monte e Interlenghi – che la politica da anni non riesce ad investire quasi più nelle grandi questioni, nel futuro. Né nel contesto globale né in quello più prossimo. Tutto si esaurisce nel quotidiano o poco più, nel consenso immediato connesso all’eterno presente. Ma stavolta a tastare il polso del territorio neppure questa plebiscitaria approvazione emerge. Quali allora le ragioni? Perché la questione non è tanto e solo nel chi materialmente pagherà la valanga di quel bene così prezioso che è l’acqua ed analogamente di corrente elettrica, ma richiama, soprattutto allo stato presente, finanche una dimensione di opportunità nel respiro di cultura tanto morale quanto di etica pubbliche in seno a simili inspiegabili decisioni. Chiunque fosse a pagare per quel “progetto” e quand’anche dovesse essere in gratuità per il Comune, questo non ne muterebbe la sostanza. E nemmeno pensiamo che nulla andasse fatto per allietare le menti e gli animi della comunità nel periodo delle festività natalizie e per muovere qualcosa che favorisse presenze al commercio locale, anzi, ma proprio tale era la sfida, ovvero di progettare con sostenibilità ed avvedutezza nella capacità d’una tradizionale-novità. Cosa dire delle alberature, che qualcuno ha già soprannominato “Sherwood” o “La foresta”, cosa vogliono simboleggiare? Una più spiccata sensibilità ambientale? Ma ciò contrasterebbe con lo sperpero energetico. No, esse hanno il solo scopo di riempire gli spazi vuoti. Si spendono soldi pubblici per riempire la piazza così da dare l’impressione del “tutto esaurito”. Lo scorso anno tale compito fu affidato ai tendoni del circo, ma che c’azzeccavano con la Piazza del Popolo? E tuttavia ciò attiene alla metrica del gusto e come è noto “de gustibus…”. La piazza è luogo di scambio di idee, opinioni, incontro di culture. Panem et circenses, questo è il motto per una politica bulimica di consenso ma vuota di contenuti, priva di spunti di riflessione, agonizzante, succube di altre volontà, pronta a farci parlare del ghiaccio (paradossalmente risorsa sempre più scarsa nelle nostre montagne) mentre altrove si consuma il sacco della città.
Tra l’altro, nel ripescaggio della memoria, se quelli di prima erano vecchi e facevano le stesse vecchie cose, come più o meno il mantra di propaganda un tempo dettava, qui, tranne che per il periodo di impossibilità dovuto alla pandemia, siamo al settimo anno consecutivo di pista. La tecnologia del resto poteva e può venirci incontro dove si vuole, come sarebbe potuto essere anzitutto per minime luminarie a bassissimo consumo, soluzioni alternative che provenissero dalla sua stessa maggioranza in considerazione di presenze che non difettano di creatività, così per spunti provenienti da Paesi, città e contesti virtuosi, che trovano un punto di avanzamento, inventiva ed efficacia su modelli differenti rispetto ad un eccessivo consumo energetico e di acqua. Poteva persino rappresentare, sempre nel concorso di idee inesistente da parte della amministrazione, una occasione di cambio di paradigma, di mutato approccio e che avrebbe consentito certamente di presentare alla Comunità fermana e del Fermano una occasione ancor più bella e valida rispetto a questa imperscrutabile perseveranza, che, se possiamo infine dirlo, oltre le fondamentali argomentazione era e resta persino obsoleta ed un po’ kitsch».

Alessandro Del Monte – Segretario provinciale Articolo UNO
Renzo Interlenghi – Capogruppo di Fermo Capoluogo


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