di Antonietta Vitali
«Non sono polemico» e «se la Moratti può andare a sinistra io posso andare in Paradiso». Sono state solo alcune delle frasi con cui Vittorio Sgarbi ha strappato un sorriso a tutto il folto pubblico presente questa mattina al Teatro dell’Aquila accorso per l’inaugurazione della mostra “I pittori della realtà – Verità e illusione tra Seicento e Novecento” della quale è uno dei curatori.
Un intervento attesissimo quello del Sottosegretario alla Cultura perché, oramai è cosa nota, quando parla Sgarbi c’è da starlo a sentire e lui, anche stavolta, non si è smentito conquistando l’attenzione di tutti. Ha aperto il suo intervento con un’analisi “lievemente” ironica sull’attuale situazione della politica, marcata secondo lui da una grave crisi dei valori, per spiegare il suo legame con la nostra regione, le Marche. Settant’anni compiuti quest’anno e il racconto di una carriera, quella di critico di arte, iniziata appena ventiquattrenne, in un contesto politico di riferimento completamente diverso rispetto ad oggi e in cui, ha dichiarato «la sinistra era sinistra, la destra era destra, non come oggi – sempre stando al suo dire – che siamo davanti ad una politica senza identità e senza valore». Glissa rapidamente su «l’inopportunità» di Renzi e Calenda facendo di nuovo sorridere il pubblico mentre dice che «uno dei maggiori partiti italiani si chiama come le stelle che identificano la categoria di un hotel di lusso» prima di raccontare che il suo legame con le Marche inizia negli anni ’90, quando diventa sindaco di San Severino Marche. Da quel momento scopre un territorio composto da «una ricchezza artistica senza fine» realizzata da grandi artisti come Crivelli e Lotto, che decidono di non voler stare più a Venezia ma di voler tornare nelle Marche. E ancora, Raffello, l’inarrivabile Gentile da Fabriano, Leopardi per la poesia, la Scuola di Camerino e luoghi che disegnano la perfezione della nostra regione come Esanatoglia e molti altri.
Non mancano proposte che rivoluzionerebbero lo status amministrativo e le stoccate all’urbanizzazione esasperata. Dal sottosegretario, infatti, il suggerimento per abbattere i costi della politica, quello di far fare i sindaci soltanto a deputati, senatori, consiglieri provinciali e regionali, perché, prima di tutto, avrebbero il tempo per farlo e poi perché, in questo modo si risparmierebbero molti compensi dato che, seppur in presenza di più incarichi, i sindaci verrebbero pagato soltanto per la carica istituzionale più alta.
E sul territorio la disamina è chiara: «Fermo città stupenda, molte delle sue bellezze sono oramai note, come appunto, il Rubens ma, negli anni del boom edilizio sono stati realizzati palazzi che deturpano il panorama e che andrebbero demoliti uno ad uno».
«Tornando alla mostra – ha precisato Sgarbi che ricopre anche il ruolo di Presidente del Mart, Museo di Arte Contemporanea di Trento e Rovereto – è una festa, per la città di Fermo e per la Regione Marche”. Ottanta i dipinti esposti realizzati da pittori come i fratelli Antonio e Xavier Bueno, Pietro Annigoni, Gregorio Sciltian, Giovanni Acci, appartenenti ad una corrente artistica che, per pochi anni, intorno al 1950, hanno, con forza, rappresentato la realtà e il vero. Un movimento nato dopo la fine del secondo conflitto mondiale e che voleva rappresentare una rinascita dell’umanità dopo la distruzione e le privazioni dovute alla guerra. I pittori, scagliandosi contro le decadenti espressioni artistiche di molti contemporanei dell’epoca, scelsero di rifarsi alle regole di alti modelli stilistici come quelli del ‘600, furono apprezzatissimi dal pubblico ma disapprovati dai critici che li ritennero anacronistici.
Oggi, rivivono fino al 9 gennaio a Palazzo dei Priori di Fermo in questa mostra promossa dalla Regione Marche e dal Comune di Fermo, con la collaborazione del Mart di Rovereto e con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo e di Carifermo e grazie al Mus-e del Fermano e agli sponsor Eurobuilding, Giano, Cfl-Servizi Globali in Edilizia e Violoni Srl.
«In realtà – ha descritto Daniela Ferrari, curatrice della mostra insieme a Beatrice Avanzi, – i dipinti che è possibile ammirare sono centinaia e non solo ottanta perché vige la figura retorica del quadro nel quadro. I pittori si sono riferiti a tecniche usate da altri artisti che hanno insegnato chiavi di visioni. Sarà possibile quindi trovare riferimenti a Leonardo, a Caravaggio, alla scuola fiamminga, a quella preimpressionista. Una corrente che si è esaurita in poco tempo che però ha lasciato una grande testimonianza».
Presente in esposizione insieme alle altre opere anche la tela più preziosa di proprietà del Comune di Fermo, la natività del Rubens, «un’opera – ha dichiarato il sindaco Paolo Calcinaro – che è una chiave molto importante nell’ottica di visibilità della città ma anche nel costruire ponti che parlino di cultura. Lo è stato in passato, lo è oggi, lo sarà anche in futuro». Sintonia perfetta quella del sindaco Calcinaro con il direttore dell’Atim, Agenzia Regionale per il Turismo e l’Internazionalizzazione, Marco Bruschini che ha precisato: «Tutti i sindaci dovranno essere preziosi collaboratori dell’Atim perché conoscono il territorio. Faremo in modo che le Marche, da sempre chiamate al plurale diventino oggetto di un’unica promozione, perché tutto il territorio ha dei tesori preziosi che vanno resi noti».
Un ringraziamento speciale rivolto dal presidente della Provincia Michele Ortenzi alla Regione per il supporto a questa mostra che «dimostra la vivacità di questa città». «Un grande orgoglio accogliervi a questa mostra – ha detto l’assessore alla cultura Micol Lanzidei – che rappresenta la ripartenza delle grandi mostre a Palazzo dei Priori». Molte le personalità politiche, civili, militari presenti all’evento al quale ha presenziato anche il nuovo prefetto di Fermo Michele Rocchegiani che, da poco insediatosi, ha specificato che è stato «un onore partecipare a quest’evento nella veste di nuovo prefetto. È un motivo di orgoglio per la nostra comunità che si inserisce nel progetto “il Seicento nelle Marche”. Ringrazio tutti i soggetti promotori dell’evento, anche il Mart di Rovereto. Siamo uno scrigno di tesori d’arte a volte conosciuti e a volte meno. Questi eventi sono importanti per la grande apertura culturale che rappresentano».
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