Cosa ne pensa di questo primo scorcio di Amministrazione Vesprini?
«Nel rispetto naturalmente di una comunità dove non è difficile conoscersi un po’ tutti, avverto da parte dell’attuale amministrazione un po’ di disorientamento e scarso mordente rispetto ad una campagna elettorale allegra e vaporosa. Una vittoria peraltro conquistata senza particolari sforzi in un avvicendamento che in democrazia può ben starci, specialmente a Porto San Giorgio quale piazza storicamente difficile e dove il sindaco Loira è stato l’unico a svolgere due mandati. Governare è fatto complesso per chiunque ed in questo nostro Paese Italia inizia a mostrarsi una carenza di classe dirigente per poter far fronte alle sfide dell’oggi e del domani».
Dunque non c’è pianificazione?
«Circa la pianificazione intravedo delle corrispondenze con l’attuale Giunta regionale e con il Governo del Paese. Qualcosa del già avviato dai precedenti esecutivi intestandosene i risultati; una buona dose di sovraesposizione mediatica da parte di qualcuno su questioni di ordinaria amministrazione; una estrema attenzione alle istanze individuali e quindi tutto schiacciato sul presente per motivi di consenso; un buon legame con i corrispondenti politici regionali, quindi la destra, che saranno prodighi nell’elargizione di fondi per curare la propaganda sui territori. E non abbiamo ancora visto nulla, aspettiamo l’ultimo anno prima delle prossime elezioni regionali. Dimostrazione che non è sufficiente averceli i fondi se poi non si riesce a tradurli in politiche di sano sviluppo».
Quali sono le questioni più urgenti da affrontare?
«Le questioni non possono che essere diverse e soprattutto complesse in un piccolo territorio fortemente antropizzato com’è Porto San Giorgio, a vocazione turistica e compresso nel suo contesto di maggiore articolazione tra la SS16 ed il mare. Oltre al lungomare, penso quindi alla ex Fornace, un’area da 70mila metri quadrati di superficie che richiede bonificazione, con rimozione e smaltimento dell’amianto del capannone presente, ed una congrua destinazione che contempli una prospettiva socio-economica e di sostenibilità. Un contesto invece, questo, di area bianca, cioè mancante di previsione urbanistica e quindi senza alcun particolare vincolo, che acquistata dal privato, necessiterebbe di forte indirizzo politico a carattere pubblico. Come intende muoversi l’amministrazione? Ha intenzione qui ed in futuro di coinvolgere le forze politiche, tutte le rappresentanze territoriali e quindi la cittadinanza?
Stesso discorso allora per l’ex lavanderia Cossiri?
«Un’area industriale da recuperare anch’essa con un lungimirante piano di riqualificazione che deve considerare i due oramai inscindibili punti cardine. Anzitutto il rilancio della città, poiché da sud coinvolge l’accesso fondamentale, sia ciclo-pedonale sia autoveicolare, nella determinante funzione di accoglienza e turismo. Poi la visione, ossia quale Porto San Giorgio si ha in mente in ambito complessivo, quindi negli equilibri territoriali e sovra territoriali, allorquando si andrà a pianificare per le sfide anche sostenibili dell’oggi e del domani. Ci chiediamo allora quali i contatti con la società aggiudicataria dell’area, quale il ruolo, se intende averne, dell’Amministrazione pubblica su un rilancio vitale per la città, quale il piano da discutere col territorio e quali le tempistiche? Rammentando che è proprio il sindaco Vesprini ad aver tenuto le deleghe per urbanistica, edilizia e società partecipate».
C’è anche un’altra questione sul tavolo: che idea si è fatto del progetto di riqualificazione del lungomare?
«Anzitutto siamo di fronte ad una approccio svincolato da ogni visione strutturale sia in seno alla progettazione del lungomare in quanto tale sia nel contesto complessivo di equilibrio inerente il territorio sangiorgese. Un orientamento parcellizzante, superato. Tutto ancora incentrato su moduli e segmenti gravitanti attorno al concetto auto e moto e quindi con delle lacune significative in quanto ad una prospettiva di economia verde, di mobilità alternativa. Ed in tale rigida incongruenza la conseguente impossibilità di avere margini di ottimizzazione e perfezionamento nel futuro. La soluzione, sebbene nella complessità della realtà di Porto San Giorgio, non può essere quella di erodere e sovraccaricare con stalli di sosta e raccordi cementizi finendo, anzitutto, per snaturare il bene e l’ecosistema più prezioso che abbiamo, vale a dire il mare e tutto l’habitat che a questo è intimamente connesso; e senza poi neppure risolvere le multiformi criticità che si vorrebbero malamente affrontare, ma di fronte ad un esborso, e soltanto per il primo tratto, di 4.000.000 di euro, l’abbattimento di ben 40 tamerici, cementificazione dei tratti di spiaggia liberi, la realizzazione di aiuole spartitraffico, l’appesantimento sulla fragilità costiera e la sottrazione di spazio pubblico, già limitato, per residenti e turisti.
Anche in tal caso l’amministrazione non ha inteso svolgere alcun confronto pubblico con la cittadinanza né con le rappresentanze della stessa, come ad esempio il Comitato costituitosi che ha tentato, evidentemente invano, di lanciare l’allarme su una situazione che oltre a nocumento per il futuro di Porto San Giorgio non consentirà, con simile impostazione, neppure di apportare modifiche di miglioramento».
Sul piano squisitamente politico il centrosinistra appare compatto: la strada per ricostruire il campo progressista anche a Psg è ancora lunga?
«Ho accettato di candidarmi nella lista Porto San Giorgio Bene Comune per dare il mio doveroso seppur piccolo contributo rispetto a due ragioni che per quanto mi riguarda sono essenziali. Rifondare, riaggregare, riunire il campo della sinistra e lottare per le questioni socio-economiche ed ecologiche che caratterizzano la mia cultura di persona di sinistra, progressista o laburista che dir si voglia. Poiché per mio conto essere di sinistra è, come dice bene Bersani, portare avanti tutti coloro che sono rimasti indietro. Del resto tra le motivazioni principali che mi hanno spinto a fare il medico, che non vivo solo come professione, determinanti sono state la personale concezione di umanità, di società, di uguaglianza rispetto ai diritti, e quello della salute è tra gli imprescindibili, e di doveri nei confronti del contratto sociale».
Anche la lista a cui appartiene si pone in questo ambito?
«La lista Bene Comune – La Sinistra PSG è una esperienza di donne ed uomini composta da diverse sensibilità ed appartenenze della sinistra, che lavorando oltre l’autoreferenzialità di casacca si impegnano a produrre e condividere un concorso di idee su un programma chiaro al fine di sviluppare una conseguente proposta politica. Porto San Giorgio a mio avviso non presenta una situazione differente rispetto al Paese, con le stesse criticità nel consesso della sinistra e del centrosinistra, le medesime difficoltà di rappresentanza, di partecipazione, di coinvolgimento che si rinvengono altrove. L’ex sindaco Loira ha governato bene, con le alterne fasi tipiche dei secondi mandati, con la schiena dritta da specchiato e capace amministratore qual è. Tra gli ultimi sindaci direi più propriamente politici della provincia, formatosi nella politica e per tale ragione classe dirigente capace di governare con discernimento la complessità. Insomma un valore per la comunità sangiorgese anche dai banchi dell’opposizione. Minoranza all’interno della quale si ravvisa un clima di concordia e collaborazione assolutamente proficui. Circa il campo, stiamo assistendo ad un congresso costituente nell’area progressista, il dialogo sui territori con quasi tutte le realtà della sinistra, del mondo sindacale, con le rappresentanze dell’ambientalismo, le forze democratiche ed antifasciste sembra farsi più strutturale e fecondo. Occorre il coraggio e la generosità di superare l’autoreferenzialità ed i troppi personalismi che hanno colpito anche le fila della sinistra, ripartire da una identità ed agenda sociali al fine di riappropriarci delle ragioni storiche per cui la sinistra ha avuto origine. Rimettere al centro la questione della sostenibilità poiché il pianeta è la maggior risorsa, senza della quale ogni discorso resterebbe miope ed impossibile».
Da qui anche la sua adesione ad Articolo Uno?
«Ecco quindi il perché della mia adesione, come partito, ad Articolo Uno, per la sua funzione aggregatrice, per il suo farsi da ponte tra tutte le realtà di cui dicevamo e con il preciso scopo di ricostruire ciò che evidentemente da tempo non era più bastevole».