«Come è andato il 2022? Beh come il 2021. E per il 2023 spero che la situazione migliori ma anche che peggiori. In che senso? Semplice, speriamo che migliori dal punto di vista dei volontari, a partire dai giovani, che si avvicinano al nostro sodalizio, e che “peggiori”, ovviamente, sul fronte dei numeri delle emergenze. Significherebbe meno urgenze e dunque meno persone in difficoltà». A parlare è Gilberto Belleggia, presidente della Croce azzurra di Porto San Giorgio, pronto per tirare le somme, a partire dai dati, del 2022 e con un occhio o anche più, verso i prossimi mesi del 2023.
Partiamo dai dati, dunque. Nel corso dell’anno passato la pubblica assistenza sangiorgese ha effettuato 3378 emergenze da 118 e 8502 servizi secondari (trasporti, manifestazioni sportive, servizi sanitari non di prima emergenza) per un totale di 442.795 chilometri percorsi. La Croce Azzurra conta attualmente di 24 mezzi tra ambulanze, taxi e pulmini. Di recente è arrivato un nuovo taxi sanitario ed è in arrivo una nuova ambulanza. E sul fronte risorse umane 135 sono gli iscritti volontari di cui, operativi, una sessantina.
«Veniamo fuori dalla pandemia, anche se a onor del vero non ne siamo ancora del tutto fuori – rimarca il presidente – è stato un 2022 faticoso ma non diverso da altri anni. Il problema è sempre quello: i volontari sono sempre meno, e con la pandemia alcuni si sono allontanati e non è facilissimo farli riavvicinare, riportarli al servizio attivo. Comunque siamo contenti perché tra i volontari abbiamo tanti giovani. E certamente lavoreremo per avvicinarne e coinvolgerne sempre di più, a partire dai prossimi corsi di primo soccorso».
Ma la Croce azzurra ha adottato anche nuove forme, diciamo così, extra-sanitarie, per avvicinare le persone, i cittadini, i sangiorgesi. Nel periodo natalizio, infatti, si è resa protagonista di iniziative a teatro come pure di un Babbo Natale in versione delivery, che ha consegnato i regali direttamente nelle case dei sangiorgesi. Una Croce azzurra impegnata, come Anpas, anche nei tragici fatti legati all’alluvione nel nord delle Marche: «La Croce azzurra, una bella famiglia, fa parte di una famiglia ancor più grande, quella dell’Anpas, offriamo dei servizi al territorio. E quando succedono queste catastrofi siamo ancor di più un corpo unico» puntualizza Belleggia.
«Spero che nell’anno in corso ci sia un rafforzamento dell’assetto societario con i cittadini più vicini alle associazioni. Ricordiamoci che senza volontariato non ci sarebbe soccorso. Vediamo anche cosa deriverà dal nuovo assetto sanitario, sappiamo che il mondo sanitario è in difficoltà. Qui nel Fermano abbiamo un unico ospedale per un territorio molto vasto, speriamo che la riorganizzazione comporti una sanità ancor più operativa. Certo l’augurio degli auguri è che ci siano più volontari e meno emergenze. Quanto sarebbe bello avere meno ragazzi da soccorrere, più ragazzi soccorritori».
E sul fronte rimborsi come va? «Ultimamente la situazione è migliorata. Prima attendevamo anche 4 anni. Ora vediamo come muterà la situazione con le Ast, speriamo che i rimborsi siano ancor più rapidi ma non possiamo lamentarci. Il problema è che le associazioni andrebbero aiutate perché le persone che hanno bisogno di aiuto, e non parlo solo di emergenza, sono sempre di più. Ecco perché le popolazioni di tutti i Comuni, in generale, dovrebbero capire che c’è un gran bisogno del loro sostegno. Non ci concentriamo solo ai rimborsi Asur che comunque arrivano. Il difficile è far fronte alle esigenze di tutti i giorni: meno volontari, rincari sul carburante, tanto per dirne uno, costi e manutenzioni costanti dei mezzi. Nel mondo Anpas, comunque, ci difendiamo e spero che questo venga apprezzato. Comunque ora faremo, a marzo o aprile, un altro corso di primo soccorso. Siamo fiduciosi di riuscire ad avvicinare sempre più giovani. Noi per la città e per il territorio ci siamo e ci saremo. Un esempio? Ci siamo messi a disposizione in maniera gratuita per la somministrazione dei vaccini, con personale e locali. Da noi sono state somministrate più di 10mila dosi. Ecco perché mi piacerebbe che la città si ricordasse, anche in concreto, di noi».
g.f.
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