«Il nuovo ruolo delle Comunità Territoriali protagoniste nello sviluppo» il punto di Valentini

IL PRESIDENTE della Fondazione San Giacomo della Marca: «L’azione per fermare le barriere antirumore della Ferrovia Adriatica, per la richiesta dell’arretramento ferroviario, l’azione svolta dalla Comunità locale per la Ferrovia dei due mari, oppure per la Metrotranvia Mare Monti o per la Rocca di Montevarmine, l’azione per l’arretramento autostradale a partire da Porto Sant’Elpidio, i patti di Comunità nelle scuole o nelle zone terremotate, sono tutti segnali di una nuova stagione in cui le Comunità Territoriali tornano protagoniste dello sviluppo territoriale»

«Il fatto nuovo che si osserva sul territorio è la crescita di un ruolo attivo di enti del Terzo settore, di corpi intermedi non consociativi alla politica che congiuntamente alle amministrazioni locali stanno facendo emergere un nuovo ruolo delle Comunità Territoriali protagoniste dello sviluppo territoriale». E’, in sintesi, la riflessione del presidente della Fondazione San Giacomo della Marca, Massimo Valentini nell’analizzare le dinamiche territoriali anche in virtù dell’arrivo dei fondi Pnrr.

«Vediamo in questi tempi  il grande sforzo di amministrazioni locali, dirigenti e personale dei Comuni per riuscire ad intercettare i fondi previsti dal Pnrr. Una grande rincorsa per una serie di opportunità date al territorio che non saranno ripetibili nel breve periodo. Da una parte non si può non apprezzare questo grande lavoro in corso per cercare di far arrivare sul territorio le ingenti risorse previste, dall’altra occorre avere anche  il coraggio di confrontarsi con le difficoltà emerse che richiedono una presa di consapevolezza e un lavoro per il cambiamento. La prima difficoltà che si riscontra è che nel Pnrr le Marche, per le scadenze date e per la necessità di avere già pronte le progettazioni, non sono riuscite a finanziarie grandi opere di fondamentale interesse. Non si tratta di una responsabilità politica da addebitare agli ultimi arrivati in quanto si arriva alle progettazioni solo dopo avere avviato lunghi processi che richiedono molti anni, ma di un ritardo storico che è addebitabile essenzialmente a due fattori. Il primo riguarda la visione di breve periodo dello sviluppo territoriale che non si concilia con un processo di lungo periodo in cui i vari protagonisti politici dovrebbero svolgere un ruolo senza essere ricattati dall’apparire al momento “del taglio del nastro”. La visione di breve periodo e il ricatto del risultato nell’arco del proprio mandato portano inevitabilmente a svolgere ruoli marginali nei processi delle grandi opere decise a livello nazionale in cui le comunità locale non possono portare così alcun contributo. La seconda criticità è addebitabile allo sviluppo di un civismo che se diventa l’occasione di maggiore partecipazione della comunità alla vita pubblica è estremamente positivo, ma diventa deleterio se afferma una visione municipalista chiusa in se stessa che non si concilia con la dinamica delle grandi opere che al contrario richiedono quanto meno una visione di area vasta. Se si riscontra un’assenza sulle grandi opere è invece riscontrabile una grande flusso di fondi sul canale previsto per i Comuni, ma con delle grandi differenziazioni. Certamente in questa situazione si misura il grado di efficienza dei singoli Comuni e come si è operato nello stesso almeno nell’ultimo decennio. Si osserva al proposito una chiara divaricazione tra Comuni grandi e Comuni piccoli, ovvero quelli che non essendo dotati di servizi di progettazione interna e di un minimo di struttura non sono riusciti ad attivare quei processi necessari ad intercettare adeguati fondi Pnnr. Si assiste pertanto ad una crescente differenziazione tra i vari Comuni e nello stesso tempo anche ad una crescente tensione tra gruppi degli stessi. Il fatto nuovo che si osserva sul territorio è la crescita di un ruolo attivo di enti del Terzo settore, di corpi intermedi non consociativi alla politica che congiuntamente alle amministrazioni locali stanno facendo emergere un nuovo ruolo delle Comunità Territoriali protagoniste dello sviluppo territoriale. L’azione per fermare le barriere antirumore della Ferrovia Adriatica, per la richiesta dell’arretramento ferroviario, l’azione svolta dalla Comunità locale per la Ferrovia dei due mari, oppure per la Metrotranvia Mare Monti o per la Rocca di Montevarmine, l’azione per l’arretramento autostradale a partire da Porto Sant’Elpidio, i patti di Comunità nelle scuole o nelle zone terremotate, sono tutti segnali di una nuova stagione in cui le Comunità Territoriali tornano protagoniste dello sviluppo territoriale. Si attua così quello che già il nostro ordinamento ha previsto e ribadito con la sentenza n. 131 del 2020 della Corte Costituzionale che prevede un’amministrazione condivisa tra Enti del Pubblico e del Terzo Settore attraverso il metodo della co-progettazione e collaborazione».

 

Massimo Valentini

Presidente Fondazione San Giacomo della Marca


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