Il prof Villanacci presidente del Consiglio Beni culturali: «Non si ha ancora consapevolezza della bellezza delle Marche» (Videointervista a Zoom di Radio FM1)

INTERVISTA - Ospite a Radio Fm1 il professore ordinario di Diritto Privato all’Univpm, nominato presidente del Consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici: «Il nostro codice dei beni culturale è del 2004. Deve essere rivisto, non per il piacere di riformare senza motivo, ma perche è necessario per aggiornare il codice sui cambiamenti che ci sono stati dal 2004 ad oggi. È una manovra importante. Per quanto riguarda la nostra regione, le Marche hanno un primato in Italia: quello del rapporto tra beni culturali e abitanti. Le Marche hanno un patrimonio culturale immenso»
L'intervista al prof. Villanacci, presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali e paesaggistici

Il professor Gerardo Villanacci

di Francesco Silla

Negli studi di Radio Fm1, ieri sera ai microfoni di Zoom (consueto appuntamento del giovedì condotto dal direttore di Cronache Fermane Giorgio Fedeli) il professor Gerardo Villanacci, docente ordinario di Diritto privato all’Università Politecnica delle Marche, di recente nominato presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali e paesaggistici.

Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha infatti firmato nei giorni scorsi il decreto per il rinnovo del Consiglio superiore Beni culturali e paesaggistici, dopo aver acquisito le designazioni della Conferenza Unificata e vista la proclamazione degli eletti dal personale del Ministero.

«Ho accolto la nomina con sorpresa – commenta Villanacci – Rivendico la mia assoluta autonomia culturale e quindi spero che questa scelta sia stata figlia dell’impegno che in tanti anni ho profuso nelle materie dei beni culturali, dell’archeologia e dell’ambiente. Spero che mi sarà data la possibilità di attuare tante cose che nel tempo sono state dette ma mai concretizzate. Il Consiglio è un organo consultivo del Ministero, questo significa che tutte le attività che vengono svolte nel settore dei beni culturali devono passare attraverso un parere del Consiglio. Oltre a questa funzione consultiva, il Consiglio ha anche la funzione propositiva, ed è questa che io vorrei utilizzare maggiormente durante la mia presidenza. Mercoledì prossimo ci sarà il primo Consiglio, altamente rappresentato, con tanti accademici, professori di archeologia, giuristi e da lì partiremo.».

Il Ministero ha, infatti, nominato come componenti Simonetta Bartolini, professore ordinario di Letteratura italiana contemporanea, e Letterature comparate e Letteratura italiana per l’editoria; Angela Filipponio Tatarella, già professore ordinario di Filosofia del diritto; Gherardo Marenghi, professore ordinario di Diritto amministrativo; Salvatore Sfrecola, già presidente di sezione della Corte dei conti, e, appunto, il prof Gerardo Villanacci che presiederà l’organo consultivo del Ministro.

Del Consiglio Superiore Beni culturali e paesaggistici fanno parte anche i presidenti dei Comitati tecnico-scientifici per l’archeologia, per l’arte e l’architettura contemporanee, per le belle arti, per le biblioteche e gli istituti culturali, per il paesaggio, per i musei e l’economia della cultura, per gli archivi.

Villanacci, oltre ad essere professore ordinario di Diritto Privato presso la Facoltà di Economia “G. Fuà” dell’Univpm è avvocato cassazionista, editorialista del Corriere della Sera, opinionista televisivo e giornalista pubblicista.

Il professor Gerardo Villanacci

Sull’importanza del Consiglio superiore dei Beni Culturali, Gerardo Villanacci non ha dubbi: «Simili organismi come il nostro o quello della Sanità, nonostante la loro importanza, spesso vengono percepiti accessori perché consultivi. Sta alle persone che li animano farli funzionare e non farli essere sovrastruttura. Come dicevo, oltre alla funzione consultiva e di consiglio, il centro dell’attività deve essere la funzione propositiva. Il Consiglio deve adoperarsi per implementare il più possibile quella che è la funzione che devono svolgere i beni culturali nel nostro paese, la bellezza che rappresentano, e in che modo posso essere al meglio “sfruttati”. Noi siamo il primo paese al mondo come patrimonio culturale ma, allo stesso tempo, siamo il paese che investe meno su questa peculiarità e quindi ricaviamo meno da questi beni che la storia e la conformazione paesaggistica ci hanno lasciato. Per questo un ente come il Consiglio superiore dei beni culturali è e deve essere importante, per rendere accessibile e allo stesso tempo remunerativo questo settore in cui, per ogni euro investito se ne ricava quasi il doppio (da 1 euro a 1,8 euro)».

Sulle strategie che si potrebbero attuare, il presidente sembra proprio avere le idee già ben chiare: «Bisogna formare personale idoneo per poter conoscere meglio questi beni e si deve implementare la formazione dei nostri giovani che possono trovare lavoro in questo settore. Si confonde spesso la formazione come un obbligo piuttosto che come una necessità. La conoscenza delle lingue, ad esempio, diventa fondamentale. Così come altri approfondimenti. Esistono da poco corsi di laurea sulla gestione di musei e archivi. E la percentuale dei laureati in beni culturali è molto bassa. Noi invece abbiamo bisogno di questo. E soprattutto abbiamo bisogno che si parli di beni culturali fin dalle scuole primarie».

Il professor Gerardo Villanacci

Tornando alla sua nomina: «Cosa c’entra un giurista in un contesto come questo? Tutte le problematiche che dobbiamo affrontare si basano sulla Costituzione e in particolare sull’articolo 9 che parla della tutela del patrimonio culturale. Il fatto di essere inserito in Costituzione dà alla problematica e al tema una rilevanza straordinaria. Al pari del diritto alla salute.».

«A partire dal 2008 con la crisi economica, abbiamo gradualmente investito molto meno di questi settori, abbiamo progressivamente ridotto gli investimenti di oltre il 30%, anno dopo anno. È chiaro che la preoccupazione di fare una battaglia contro i mulini a vento c’è. Siamo un paese caratterizzato da buone cifre di diffidenza; siamo iper-formalisti su alcuni punti di vista. Si è diffusa nella pubblica amministrazione una gestione difensiva, fatta di pareri e contropareri che bloccano le decisioni. Non molti prendono di petto l’amministrazione territoriale. La spinta deve essere propulsiva. Tornando all’aspetto generale dobbiamo capire che la nostra Costituzione, in parte, non è stata attuata e il nostro impegno deve essere quello».

Sui primi interventi che il presidente vorrebbe fare e sul suo rapporto con le Marche, Villanacci spiega: «Il nostro codice dei beni culturali è del 2004. Deve essere rivisto, non per il piacere di riformare senza motivo ma perché è necessario per aggiornare il codice sui cambiamenti che ci sono stati dal 2004 ad oggi. È una manovra importante. Per quanto riguarda la nostra regione, le Marche,  ha un primato in Italia, quello del rapporto tra beni culturali e abitanti. Essere un marchigiano di adozione mi ha fatto apprezzare ancora di più questo territorio, senza essere condizionato dal radicamento. Le Marche hanno un patrimonio culturale immenso. Per fare un esempio: la maggior parte dei teatri è costituita da teatri storici. Questa regione non è conosciuta quanto dovrebbe. È ricca di bellezze, penso alla piazza di Fermo o ai borghi, luoghi fantastici. Bisogna quindi investire in sovrastrutture di collegamento per portare la gente in questo bel territorio.».

Sulla gratuità della cultura e sui direttori stranieri dei musei italiani, Villanacci conclude: «Penso che debba essere assolutamente data a tutti la possibilità di accedere a luoghi come musei e siti archeologici. Però che, in assoluto, ci sia un principio della gratuità non lo condivido. Il nostro compito è quello di garantire a tutti la fruibilità e l’accessibilità ai luoghi della cultura. Bisogna rispettare un principio di proporzionalità in base alle proprie possibilità. L’obiettivo è quindi quello di togliere ogni barriera, con un occhio ai giovani che dobbiamo spingere ad appassionarsi a questi temi. Sulle nazionalità dei direttori penso che non si debba ragionare con pregiudizio. Nelle cariche alte della cultura bisogna scegliere con meritocrazia e qualità. Se vengono da altre parti del mondo va benissimo. Circoscrivere la scelta a persone residenti nel nostro territorio nazionale non lo trovo giusto. Questo fenomeno non lo trovo neanche un elemento derivante dalla globalizzazione. Il mondo dell’arte e della cultura è stato sempre globale».

 

Consiglio superiore Beni culturali e paesaggistici: Gerardo Villanacci è il presidente


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