L’Italia e una politica declinata al femminile. «Cambiamento ineluttabile. Ma se un fatto normale viene considerato rivoluzionario…»

FERMO - Un donna, Giorgia Meloni, premier; un’altra donna, Elly Schlein, a capo del principale partito di opposizione. Senza contare l’elezione di altre due donne a capo di Corte costituzionale e Corte di cassazione, sebbene in ruoli non certo politici. Abbiamo chiesto alle 4 assessore del comune di Fermo, Annalisa Cerretani, Mariantonietta Di Felice, Micol Lanzidei e Ingrid Luciani, un parere su una situazione sicuramente nuova per il nostro Paese

Da sin. Annalisa Cerretani, Maria Antonietta Di Felice, Ingrid Luciani e Micol Lanzidei

di Daniele Iacopini

Italia: nome proprio di luogo, femminile. Eppure ci sono voluti oltre 160 anni, partendo dalla nascita del Regno d’Italia, per vedere delle donne ai vertici delle istituzioni. Così, quasi improvvisamente. Tanto che è ormai un refrain consolidato quello che porta a dire: “non ci hanno visto arrivare…”. Lo ha pronunciato nei giorni scorsi la premier, Giorgia Meloni, eletta nello scorso autunno presidente del Consiglio dei ministri; lo ha affermato Elly Schlein, eletta a segretaria del primo partito di opposizione, il Partito Democratico. Ma, in cuor loro, lo pensano probabilmente anche Margherita Cassano, eletta il primo marzo alla presidenza della Corte di Cassazione (anche qui prima donna in assoluto), e Silvana Sciarra, eletta anch’essa a settembre dello scorso anno alla presidenza della Corte costituzionale. Insomma, il nostro Paese sembra voler recuperare in un sol colpo tutto il tempo perduto!

Abbiamo chiesto, allora, alle 4 assessore del Comune di Fermo, Annalisa Cerretani (Turismo), Maria Antonietta Di Felice (Urbanistica), Micol Lanzidei (Cultura) e Ingrid Luciani (Lavori pubblici), il loro parere su questa svolta storica per l’Italia: significato, speranze, aspettative. Insomma, il nuovo corso della politica visto da chi, a livello locale, la politica la fa tutti i giorni. All’interno di una coalizione civica, ma con delle specificità di carattere culturale e politico che differenziano nella lettura di eventi di questo tipo.

 

«Dispiace che la situazione necessiti di essere rimarcata. E’ evidente che ancora molto tempo deve passare per arrivare a poter dire che la situazione è, come dovrebbe essere, assolutamente normale», inizia Ingrid Luciani. Soddisfazione lascia trapelare Annalisa Cerretani: «Sono contenta del nuovo scenario politico e del fatto che sia guidato da due donne. Ma solamente perché credo nei cambiamenti e ‘nell’aria fresca e nuova’ quando serve. Sinceramente era ora!». «È un fatto di rilievo perché pone la politica italiana all’attenzione internazionale – precisa Mariantonietta Di Felice -. Da questo punto di vista eravamo in ritardo: i vertici europei sono quasi tutti al femminile: Germania, Inghilterra e paesi del nord hanno avuto e hanno leader donne».
Un concetto ripreso e ampliato da Micol Lanzidei, che ha anche la delega alle Pari opportunità: «Diciamo le cose come stanno: altrove sono decenni che le donne occupano posizioni politiche di rilievo, qui siamo in netto ritardo e forse è questo che fa sembrare un risultato, che in verità dovrebbe essere percepito come la normalità, qualcosa di estremamente rivoluzionario! Evidentemente non c’era la preparazione giusta per ricoprire questi ruoli. Sappiamo bene però che capacità e idee non sono certo mancate al genere femminile, relegato finora più che altro a ruoli di mera rappresentanza, semmai è mancato il coraggio di abbandonare certi retaggi del passato. Ma se il proverbio dice ‘meglio tardi che mai’ vorrei affidarmi a questa saggezza popolare e credere che non si tratti di un episodio ‘meteora’ ma che si stia davvero scrivendo una nuova pagina della politica italiana».

Ma cosa possono dare in più le donne alla politica e, di conseguenza, all’Italia? «Il mio è solo un giudizio politico e non di genere – tiene a precisare Di Felice -. Quello che conta è la visione strategica e la capacità di realizzarla». A non credere a una differenza di genere nell’interpretazione e nella ‘mission’ politica è anche Ingrid Luciani: «Non penso che possano esserci differenze in una gestione al femminile rispetto ad una maschile. Meloni e Schlein sono state votate e quindi sono state scelte per le proposte che hanno avanzato. Auguro ad entrambe di portare a termine efficacemente quanto si sono proposte; arrivarci o meno dipende da un complesso di fattori tra i quali non ritengo rientri il loro genere!».
Differenze sostanziali sono invece riscontrabili nelle valutazioni delle altre due assessore. «Alla politica le donne possono dare tutto quello che – aggiunge Cerretani – quotidianamente danno a casa, in famiglia, a lavoro e con gli amici. Sensibilità, professionalità, affidabilità, capacità di gestire numerose cose e situazioni nello stesso momento».
Per Lanzidei: «Le donne sono particolarmente brave a mediare e in più sono esseri multitasking, riescono a fare più cose contemporaneamente e sicuramente possono portare un valore aggiunto. Ricordo di aver letto qualche anno fa uno studio di un’università americana che metteva a confronto risultati politici di uomini e donne che avevano governato negli Stati Uniti. Il risultato fu di netto vantaggio per le donne: più tenaci, più produttive, più concludenti e, a fare la differenza, erano state le capacità di programmare a lungo termine, di costruire coalizioni e di chiudere trattative. Questa vittoria schiacciante mi ha fatto pensare che forse, anche per superare i pregiudizi di genere, le donne in politica tendono spontaneamente a dare molto di più. E questa necessità di esserci sempre, di dare il massimo sempre, di prendersi cura di tutti, di trovare una soluzione a tutto costituisce il potenziale e, allo stesso tempo, il limite di noi donne. Perché queste necessità, questo modo di fare e di prendere le cose ‘di petto’ si palesano in ogni ambito della vita. Adempiere agli impegni familiari e contemporaneamente fare carriera sono uno degli scogli più difficili da superare. Di sicuro è indispensabile il sostegno dei propri compagni e dei parenti, ma a volte non basta perché è la donna stessa che, nonostante tutto, rinuncia. E per questo il rimedio ce l’abbiamo solo noi ed è quello di pretendere meno da noi stesse, imparare a valorizzarci e anche a perdonarci quando serve».

Resta il fatto che la politica si mostra sempre più divisiva. E, con l’elezione di Meloni e Schlein, le posizioni sembrano anche più polarizzate… «Non credo che la politica sia sempre più divisiva – precisa Maria Antonietta Di Felice -. In piena guerra fredda Pci e Dc avevano visioni radicalmente diverse e lo scontro fu durissimo. È il politicamente corretto che ha creato un appiattimento delle posizioni. Meloni e Schlein hanno vinto per chiarezza e nettezza delle loro idee». Ad una evoluzione dei tempi pensa anche Annalisa Cerretani: «Sinceramente nel 2023 non credo esistano più, e per fortuna, estremismi ed estremisti. Pertanto non temo la loro visione, che è certamente diversa ma proprio questo, forse, sarà un fattore costruttivo. A livello mediatico invece, e purtroppo, si ‘giocherà’ molto su questo aspetto. Ecco, questa è una cosa che temo davvero».
Ingrid luciani pone l’accento più che su una politica divisiva, in quanto polarizzata, sul «ritorno ad una politica che potrà essere animata da una sana e concreta dialettica piuttosto che da un ondeggiante sistema di compromessi perdurante ormai da molti anni. Forse le crisi di varia natura dell’ultimo decennio hanno spinto a fare scelte di campo più nette di quelle che invece nel periodo di crescita economica successivo agli anni ’70 avevano portato a un succedersi di governi allargati, frutto gli uni del rimpasto degli altri. Come detto prima, le capacità che le due leader sapranno mettere in campo saranno personali e indipendenti dal loro genere».
«Mi auguro che lo faranno utilizzando con il massimo criterio quelle qualità di cui abbiamo parlato prima, proprie del nostro genere, abbinate al loro personale talento – sottolinea da parte sua Micol Lanzidei -. Fermezza, ma anche intelligenza unite a capacità di ascolto e mediazione. Spero che la caparbietà, che hanno dimostrato entrambe, le guidi, ciascuna con il proprio passo, la propria sensibilità e la propria personalità, verso l’apertura alle esigenze delle persone e del Paese evitando un inutile isolamento su posizioni identitarie».

Ma, in definitiva, cosa porteranno due donne in un sistema tradizionalmente pensato al maschile? Cosa aspettarsi? Micol Lanzidei si aspetta, o meglio si augura, «che questo sistema pensato al maschile non si esprima in modo negativo, che non diventi competizione sleale, che non sia aggressivo. Spesso se si è bravi si dà fastidio, se si è pure donna spero non ci si aspetti che si debba continuare a stare un passo dietro all’uomo». La speranza di Ingrid Luciani è che «questa felice congiuntura sia da stimolo affinché il Paese, e con esso le istituzioni, crescano nella loro cultura di accoglienza delle diversità. Molto ci separa dagli altri Paesi europei, il futuro delle nostre nuove generazioni si giocherà nell’Unione, in termini generali ma anche concreti, come per esempio nell’ambito degli studi così come del mercato del lavoro. E’ quindi decisamente ora che anche in Italia le diversità non siano più qualcosa di cui discutere».
«Mi aspetto che diano una spinta ad un sistema diverso – aggiunge Annalisa Cerretani -. Che siano insomma le donne le prime a smettere di pensare un sistema al maschile. Noi dobbiamo essere, secondo me, le prime a non dare troppo peso a questioni lessicali, al fatto di farsi chiamare ‘assessora’ anziché ‘assessore’. È nel concreto che bisogna mettere in campo la trasformazione, nel cuore della società. Una imprenditrice, ad esempio, non può più continuare con la vision, ormai non al passo con i tempi, di un orario di lavoro spezzato anziché di turni che possa agevolare le donne/mamme. Ci vuole insomma il giusto equilibrio in ogni cosa, una nuova visione. Invece la saggezza sembra essere troppo spesso superata da un accanimento accecante, a mio parere poco concreto e solo di facciata».
Chiusura con Mariantonietta Di Felice, con un pensiero che parte dall’Italia e valica i confini nazionali: «Sono sempre più le donne in politica e nelle professioni. Abbiamo appena avuto la nomina di Margherita Cassano ai vertici della Cassazione. Tutto il mondo era orientato al maschile e si sta trasformando lentamente ma in maniera ineluttabile. Non in tutti i Paesi purtroppo: le donne cancellate dell’Afghanistan e quelle avvelenate dell’Iran invocano il nostro sostegno».

 


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