La gendertheorie e la gendercrazia, l’analisi di Giuseppe Fedeli

IL PUNTO - «Sotto la scorza del gender cresce la volontà di formare una "coscienza di classe", substrato di ogni ideologia politica totalitaria: la pretesa dell'omologazione, la dittatura del pensiero unico politically correct»

Giuseppe Fedeli

di Giuseppe Fedeli *

«Dietro la “tematica” gender si insinua il tentativo di dar forma a una visione della vita umana, frutto di una vera e propria ideologia, a sua volta figlia del pensiero unico, oggi dominante. La gendercrazia è alla base di uno stravolgimento antropologico che mina i fondamenti della sessualità umana, funzionalizzandola agli obiettivi di chi fa del commercio il motore di ogni scelta, per eticamente inaccettabile che sia. In parole povere, si sta sempre più imponendo una dottrina, che pretende di sovvertire uno dei fondamenti dell’essere, ripudiando la verità fondativa del maschile e del femminile, la coppia XX e XY che da sempre distingue l’un sesso dall’altro. Al punto che, nel mondo occidentale, la gendertheorie, cavallo di battaglia delle comunità Lgbtq, si è trasformato da teoria socio-psicologica a proposta politica, i cui sostenitori ne infarciscono programmi scolastici e iniziative legislative. Sotto la scorza del gender cresce la volontà di formare una “coscienza di classe”, substrato di ogni ideologia politica totalitaria: la pretesa dell’omologazione, la dittatura del pensiero unico politically correct».

«La sessualità umana – continua Giuseppe Fedeli – diventa così negoziabile a piacimento, al pari di ogni “res in commercio”, in guisa che l’utente/consumatore non debba più fare distinzioni, mettiamo, se indossare una gonna o un pantalone. A prevalere sarà lo stato d’animo del momento, l’umoralità, l’indistinto: in barba alla identità che, pur naturalmente sfaccettata, ha un suo perimetro, pena lo sconfinamento in dissociazioni pericolose. Annullare il maschile e il femminile, è il grido che si leva tra gli studiosi della mente, dà accesso a un godimento “usa e getta” ancor più spinto di quello tristemente in voga, dove non si sanno più riconoscere, nominare i sentimenti, senza barriere morali, legami e dèi. In nome di un relativismo etico e personalistico, nemico giurato della libertà come categoria dello spirito. È la grande menzogna del III Millennio, che punta all’abbattimento di ogni principio, e spinge a un edonismo (godimento) compulsivo, che però, orfano di un desiderio, è votato a soccombere».

* giudice


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