La musica ieri, oggi e…domani? Il monito di Giostra e Verzina del Conservatorio Pergolesi a Zoom (Videointervista)

RADIO - Ospiti ieri sera a Zoom, il programma di approfondimento di Radio Fm1, il presidente e il direttore del Pergolesi con una disamina a tutto campo, non senza allerte, sulla musica di oggi e del futuro. Fondamentale abituare i ragazzi all'ascolto di musica di qualità, fin dalle elementari. Il punto sullo stato di salute del Conservatorio con i nodi lavori e utenze
Le interviste a Verzina e Giostra (direttore e presidente del Conservatorio Pergolesi)

Igor Giostra e Nicola Verzina

di Francesco Silla (regia di Alessandro Luzi e Simone Corazza)

Il Conservatorio Pergolesi di Fermo eccellenza ma anche sempre più roccaforte di una musica con la m maiuscola. E proprio quella musica di qualità è a rischio estinzione. Sono questi i due principali elementi emersi ieri sera ai microfoni di Zoom, il programma di approfondimento di Radio Fm1, che ha ospitato il presidente e il direttore del Pergolesi, Igor Giostra e Nicola Verzina. Interventi in tandem, i loro, in cui i vertici dell’istituzione musicale fermana non si sono risparmiati né trincerati dietro la diplomazia per una disamina, a tratti anche molto preoccupante, sul futuro dell’arte di Euterpe.

Verzina e Giostra, nel corso del programma condotto dal direttore di Cronache Fermane e Radio Fm1, Giorgio Fedeli, hanno anche fatto il punto sui progetti presenti e futuri, sulle collaborazioni e sulla situazione dell’edificio che ospita il Pergolesi, come pure sul casus utenze.
L’intervista è iniziata con la presentazione del direttore Verzina, del concerto che si terrà la Domenica delle Palme: «Siamo a pochi giorni dal concerto della Settimana Santa, appuntamento ormai fisso per noi. È un concerto di musica sacra con il coro e l’orchestra del Conservatorio, formata dalla collaborazione tra docenti e allievi e quindi occasione per i ragazzi di lavorare con i loro maestri. L’appuntamento è per domenica 2 aprile all’auditorium San Filippo, alle ore 17,30».

Nicola Verzina

Dal concerto alle emozioni di un territorio e per un territorio: «Ci sentiamo parte di Fermo e del Fermano. La dimostrazione viene dal fatto che riceviamo molte richieste di collaborazione musicale, non solo concerti ma anche interventi in contesti culturali di vario genere. Facciamo partecipare i migliori allievi e queste occasioni servono come prova per esercitarsi nella carriera di musicisti. Ci teniamo a far sì che i nostri ragazzi e ragazze, una volta terminato il percorso di apprendimento, abbiano già esperienza. Gli allievi sono sempre più preparati, soprattutto dopo la riforma che ha trasformato il titolo del Conservatorio in una vera e propria laurea. Questo impone standard qualitativi di alto livello. Il corpo docenti stesso negli ultimi anni ha vissuto una riqualificazione e un adeguamento a standard più elevati. Al Pergolesi ci sono 83 insegnanti di altissimo livello per circa 450 allievi. Abbiamo aperto anche dei corsi di base per i più piccoli, propedeutici a quelli accademici. Dobbiamo, infatti, guardare al futuro: ultimamente con nuovi corsi ci siamo rivolti alla musica elettronica e alla musica applicata all’immagine. Non meno importanti sono i convegni di ricerca musicale che sviluppiamo. Attiveremo in futuro anche dottorati di ricerca sulla musica. Ricordo anche che con Unimc e il Conservatorio di Pescara abbiamo creato un centro interuniversitario sulla ricerca musicale».

Ma perché intraprendere il percorso accademico-musicale in un conservatorio? D’altronde non è un segreto che per i musicisti vivere della loro arte, della loro passione, è sempre più difficile. E poi c’è tutto un mondo parallelo di simil-musica e canzoni “effimere”, dalla qualità artistica oltretutto discutibile, che si fa sempre più imperante, a suon di incassi e guadagni.
«Studiare la musica forma la persona ed è utile anche a chi non vuole farne una professione – conclude Verzina – La politica dovrebbe investirvi di più perché è cultura. Quella di oggi è impoverita e c’è un netto distacco tra quello che studia un ragazzo da noi e la musica commerciale. Nel ‘900 si sono strutturate diverse tradizioni musicali, come quella del jazz e del rock. L’istituzione che rappresento cerca di inglobarle tutte, vivendo la storia e i processi di trasformazione. La categoria del “nuovo” nella musica c’è sempre stata e accorpa diverse correnti a seconda del periodo a cui si fa riferimento. Quella di oggi è invece una musica del consumo, che non è inglobata in un tipo di approccio discorsivo e filosofico che noi cerchiamo di coltivare».

Igor Giostra

Nella seconda parte del programma, si diceva, è intervenuto, invece, il presidente Igor Giostra, che ha continuato la riflessione sulla musica odierna iniziata da Verzina: «Uno dei problemi è il modo di porsi all’ascolto della musica. Prima era qualcosa che si organizzava. Le note non potevano essere riprodotte in maniera meccanica e richiedevano un contesto. Oggi invece ci inondano in tutti i luoghi. Ma parliamo di una musica che non tocca e non coinvolge, a cui quindi non diamo più attenzione. Ovviamente poi entriamo nel campo del gusto personale. Ma la composizione fatta “a pacchetto” è qualcosa di creato per soddisfare il gusto istintivo di base. Si realizzano prodotti facili da vendere che, però, attutiscono le capacità di ascolto. Noi cerchiamo di fare l’esatto contrario».
«Al giorno d’oggi l’ascolto richiede impegno e attenzione, per non “subire” la musica che ci viene proposta, per ricercare la qualità nei nuovi generi musicali e non farci sopraffare da quella commerciale impoverita e banale – continua Giostra – Bisogna ovviamente adeguare l’orecchio alle note di diversi generi e sensibilità. Ecco perché si dovrebbe iniziare fin da piccoli nelle scuole, partendo con la Classica. La musica cosiddetta colta, nel secondo dopoguerra, si è chiusa in una torre d’avorio. Bisogna accantonare quel tratto di autoreferenzialità e al contempo la politica dovrebbe investire in quest’arte perché è stata anche veicolo della cultura italiana nel mondo».
Di recente, a Fermo si è parlato de La Traviata ma solo perché legata al caso della rappresentazione transgender, vietata dall’amministrazione Calcinaro ai bambini delle scuole: «Quella Traviata era di una cifra talmente pacata che poteva essere vista – non si risparmia Giostra – anche da uno scolaro della quinta elementare. Ci potrebbe poi essere l’uso politico di quel messaggio ma, nella rivisitazione, l’opera manteneva la sua cifra drammatica e non risultava snaturata. Vietata per paura? E’ stato un errore. Questa questione penso che abbia avuto una eco negativa, a danno dell’opera che ancora oggi si riflette sulla contemporaneità. È stata proibita forse per eccesso di prudenza».

Infine, un ultimo commento sullo stato di salute del conservatorio legato alle difficoltà sulla gestione delle utenze e sui lavori di ristrutturazione: «Si sono consolidati questi problemi durante il mio secondo mondato. Ci sono aspetti che ci fanno vedere la luce alla fine del tunnel nell’ambito dei lavori di manutenzione post-sisma. Ovvio che il disagio adesso si sente. Non si più negare che aver affrontato gli ultimi sei anni senza un piano è stato difficile. L’altro problema sono i costi delle utenze, tornate in carico a noi. In un recente incontro organizzato con Provincia, comune di Fermo e altri enti, abbiamo cercato di ripartire quest’onere. C’è poi l’ipotesi di creare una fondazione che sostenga il Pergolesi. Ci stiamo quindi muovendo per risolvere queste problematiche. Vorremmo, però, una maggiore interlocuzione con la Regione perché l’importanza del nostro Pergolesi va oltre la provincia di Fermo».


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