di Antonietta Vitali
Se lo stanno chiedendo diversi elpidiensi e non solo, perché un occhio attento che entra all’interno della sala polifunzionale Beniamino Gigli di Porto Sant’Elpidio, capisce che il suo boccascena ha qualcosa di interessante che va studiato secondo la storia. L’epoca a cui si riferisce la sua costruzione originaria è perfettamente indicata con A VII, che secondo la metodologia di calcolo degli anni dell’Era Fascista, va dal 29 ottobre del 1928 al 28 ottobre del 1929. L’Era Fascista era il computo degli anni che considerava come anno zero, la salita al potere del governo fascista e che stabilì, quindi, come capodanno il 29 ottobre del 1922 cioè, il giorno successivo della marcia su Roma.
Accanto all’anno, sempre rappresentato nel boccascena, il fascio littorio, simbolo che il Fascismo riprese dall’Antica Roma. Erano il fascio di bastoni legati da strisce di cuoio e la scure, che i littori romani, una specie di guardie del corpo del rex (il supremo magistrato che governava Roma) usavano come armi di difesa per proteggerlo. La frase, che l’osservatore può leggere sul boccascena, è tratta dalla Canzona di Bacco di Lorenzo de’ Medici detto Lorenzo Il Magnifico. Dal fascismo, questo personaggio che è stato un politico ma anche il mecenate e l’umanista più significativo del Rinascimento, era visto come l’emblema del rinnovamento culturale e venne preso ad esempio, per portare avanti quell’opera di propaganda relativa alla nascita di una nuova diplomazia culturale che voleva essere attuata durante il ventennio. L’originale di questo boccascena è andato, praticamente, quasi completamente distrutto nel corso dei quarant’anni di chiusura del cineteatro Gigli, che il Comune smise di usare come punto di interesse culturale intorno agli anni ’80. «Il boccascena della nuova sala completamente restaurata e inaugurata l’11 marzo 2023, è una ricostruzione identica – spiega il sindaco Nazareno Franchellucci – a quella precedente ed è stato fatto così, per volontà della Soprintendenza ai Beni Culturali che ha riconosciuto nelle linee architettoniche dell’originale, un bene di interesse culturale» come molti altri casi di architettura del Ventennio, ad esempio, la Stazione Centrale di Milano.
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