«Meno chiacchiere e più consapevolezza» Montanini ne ha per tutti al Teatro dell’Aquila

FERMO - Ieri sera "Lo spettacolo nuovo" di Giorgio Montanini è approdato a Fermo. Con il suo stile impetuoso, viscerale e tagliente, ha messo in luce le contraddizioni della società occidentale. Tra le tante risate non sono mancate sferzate ad alcuni personaggi di caratura nazionale e alla politica locale

 

di Alessandro Luzi

«Un figlio di Fermo che può abbracciare i fermani nel salotto buono della città. Qualcuno può trovare un po’ provinciale e campanilista questo aspetto della mia persona…ed è esattamente così. L’amore e l’odio per la provincia che nessuna grande città ti farà mai provare». Con queste parole il comico fermano Giorgio Montanini aveva annunciato la data di ieri sera al Teatro dell’Aquila di Fermo. Probabilmente amore e odio sono le parole più idonee per descrivere la sua esibizione. L’amore per la cornice di pubblico e l’odio per la banalità ed i luoghi comuni hanno camminato di pari passo. Come suo solito, attraverso uno stile viscerale e impetuoso, ha messo in luce le contraddizioni della società occidentale. A finire sotto accusa è stato il politically correct. Sono stati bersagliati gli aspetti più beceri e scadenti del femminismo, quelli più retrivi ed estremi delle religioni, il buonismo mascherato delle opere di beneficenza e le controversie della guerra in Ucraina. Il tutto legato da un unico filo conduttore: «L’essere umano deve essere coerente con sé stesso e consapevole altrimenti si perde la bussola dello stare al mondo». Sono volate stilettate a Riccardo Scamarcio, Massimiliano Parente, Barbarossa X e Piergiorgio Odifreddi, tuttavia non sono mancate quelle verso la politica locale. Infatti sarà venuto il singhiozzo all’assessore Mauro Torresi. Invece è stato risparmiato il sindaco Paolo Calcinaro, presente in sala.

Ha aperto l’appuntamento il comico torinese Alberto Spadone con un monologo incentrato sulle malattie sessualmente trasmissibili, poi la scena è stata tutta per Montanini. Pronti, via e subito risate quando ha ironizzato sul suo aspetto fisico con il pretesto di toccare il tema dell’obesità: «Se uno è ciccione c’è qualcosa che non va. Gli esseri viventi mangiano in base al proprio fabbisogno. Avete mai visto una gazzella grassa? Per uscire fuori da questa situazione vanno capite le cause». Sono arrivate frecciatine anche agli amanti dei cani: «I primi nemici degli animali sono i padroni stessi. Io non ho un cane, come posso fargli male? Per me chi afferma “meglio gli animali rispetto agli umani” è peggio di Matteo Messina Denaro. Rinnegare la propria specie è inspiegabile. Probabilmente questi soggetti hanno problemi nel relazionarsi in quanto tra individui va cercato il compromesso, invece  tra uomo e cane vige un rapporto di sudditanza». Poi è il turno del femminismo correlato al mondo social: «Ci sono profili di minorenni che appaiono seminude con la dicitura “profilo gestito dal genitore”. È l’abisso. Da lì ad una eventuale prostituzione il passo è breve. Dove stanno le femministe in queste occasioni? Sono le peggiori maschiliste e intanto le ragazzine perdono l’anima. Non si può mortificare e svendere il corpo per essere accettati. L’essere umano ha perso. Poi si lamentano se in chat ricevono foto ‘spinte’, cosa si aspettavano? La Divina Commedia? Il denaro anziché un mezzo è diventato un obiettivo, ecco allora la mercificazione del corpo. Ci stiamo allontanando dall’essere umano». È stato preso di mira anche chi si scaglia contro i complottisti: «Sono forze sprecate e non cambiano certo le sorti del nostro mondo. Una volta che le ‘tesi’ dei terrapiattisti o dei rettiliani sono state smentite cosa è cambiato? Sono personaggi autoreferenziali». Ne ha per tutti, anche per gli atei e i fedeli: «Non lo sapete cosa c’è nell’aldilà. Non ci sono prove. Un cristiano sul punto di morte invoca Dio, un ateo invece che fa? Invoca Galileo Galilei? Gli atei hanno un cinismo arido. Gli uomini hanno bisogno di spiritualità. Invece a quanti seguono una religione, siete sicuri che è quella giusta?».

Montanini non teme le questioni scottanti, anzi ci si immerge a capofitto. Impossibile allora non menzionare il conflitto russo-ucraino. «Una ventata di emotività così virulenta non l’ho mai vista. Il giorno dello scoppio del conflitto molti avevano pubblicato le foto della bandiera ucraina. Quando la Nato bombardava Belgrado Slobodan Milošević non era certo stato invitato a Sanremo. Durante il conflitto in Serbia questi movimenti pacifisti non c’erano, o almeno non erano così convinti. Le guerre sono tutte sporche, da questa in Ucraina a quella in Afghanistan e a tante altre. Siamo ipocriti in quanto, tramite la Nato, stiamo convincendo il popolo ucraino a combattere un conflitto perso in partenza. Zelensky prima di diventare presidente era un comico. Per tre anni è stato in tv e poi è stato eletto con oltre il 70% di voti. Siamo sicuri che il popolo lo ha scelto democraticamente?». Poi il paradosso della beneficenza: «Per me è il male assoluto. Sembra che le persone di colore non hanno voglia di fare nulla e sono sfortunati. Non è così. Le multinazionali occidentali prelevano le risorse di un territorio ricchissimo come quello dell’Africa, li lasciano nella miseria più totale e poi vengono promosse le pubblicità progresso. È un sistema ipocrita. Sarebbe come rubare il frigorifero del vicino e poi regalargli una fetta di formaggio. Dobbiamo essere consapevoli dei meccanismi della società contemporanea per porci davanti alle criticità in modo diverso. La coerenza è fondamentale». «Tenetevi forte – è il monito con cui ha introdotto il momento ‘diritti civili’ -. Vengono venduti come al supermarket. Cosa significa essere fluido? O si è uomini, o donne o omosessuali, no? Come diceva Pasolini, senza diritti sociali quelli civili sono completamente inutili». E la chiosa con il refrain dedicato alla consapevolezza: «Dà le linee guida per interpretare la vita e arriva attraverso l’esperienza. Ecco allora che un anziano la mattina si sveglia, vede un albero ed esclama “questa è la vita”». Applausi, ringraziamenti e giù il sipario.


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