Qualche spiraglio potrebbe aprirsi per i balneari alle prese ormai da qualche anno con l’applicazione della direttiva Bolkestein che potrebbe ridisegnare un intero settore nel Paese introducendo il sistema delle gare aperte per l’assegnazione delle concessioni demaniali.
La Corte di Giustizia Europea ha confermato oggi, con una articolata sentenza di 23 pagine, la sua precedente sentenza datata 2016 stabilendo che la direttiva, contestata dagli operatori, si applica “a condizione che la risorsa sia scarsa”. Circostanza che deve essere stabilita dal singolo Stato membro e non, secondo il Sib, dai giudici e comunque con “criteri obiettivi e proporzionali”.
Da qui la richiesta al Governo di accelerare sulla mappatura delle imprese per emanare successivamente una riforma organica in materia. Secondo Tonino Capacchione, presidente del sindacato Sib, la sentenza dei giudici della Corte di Lussemburgo non lascerebbe spazio ad interpretazioni. «Il presupposto per l’applicazione della Bolkestein alle concessioni demaniali marittime ad uso turistico ricreativo è la scarsità di risorsa e cioè l’impossibilità del rilascio di nuove concessioni –spiega ancora Capacchione- è stato chiarito che la scarsità dev’essere valutata combinando un approccio generale con una valutazione caso per caso. Sotto questo aspetto – dice Capacchione – la Corte smentisce il Consiglio di Stato. Questa valutazione costituisce insomma una novità importante nella querelle poiché assegnerebbe allo Stato ogni prerogativa».
Ancora Capacchione: «La politica non si abbandoni su questa delicata ed importante questione a polemiche demagogiche e strumentali. Si ricorda in proposito che dal 2009 i sette governi di diverso e opposto orientamento politico hanno tutti ripetutamente rinviato la scadenza delle concessioni vigenti con l’impegno ad una riforma da ciascuno promessa e da nessuno effettuata. Si ricorda che gli attuali operatori hanno scelto questo lavoro e creato dal nulla aziende di valore e di successo confidando sulle leggi e sui provvedimenti del nostro Paese.
Nessuno può essere privato dei suoi beni senza un giusto indennizzo. Si ricorda inoltre, in proposito, che il suolo è pubblico ma privata è l’azienda che vi insiste. Riteniamo che sia interesse di tutti evitare di distruggere un settore efficiente e un modello di balneazione attrezzata di successo unico al mondo. Sarebbe un colossale e imperdonabile errore storico ancor prima di una intollerabile ingiustizia nei confronti delle decine di migliaia di famiglie che perderebbero il lavoro e il frutto del loro lavoro». Per questi motivi il Sib rimarca la necessità di arrivare prima possibile ad una legge organica per superare le stesse disposizioni emanate dal Governo. La Corte non si è invece espressa sul discorso del valore dell’impresa.
Sa. Ren.
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