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Macchini agli studenti dell’Ipsia: «Trovate il vostro sogno e inseguitelo senza mai mollare»

FERMO - Il vicecampione europeo questa mattina ha incontrato gli studenti delle classi quarte, riuniti in assemblea d'istituto. La preside, Anna Maria Bernardini: «Macchini è un esempio di tenacia e lavoro che tutti dovrebbero cercare d'inseguire al massimo delle loro possibilità. Se s'inseguono i sogni con tenacia, possono essere realizzati. È fondamentale metterci entusiasmo e credere nei propri progetti di vita»

di Serena Murri

«Non contano le sconfitte ma il percorso». Questo il messaggio che il vicecampione europeo alla sbarra, Carlo Macchini, ha cercato d’infondere agli studenti dell’Ipsia Ostilio Ricci, nel discutere del tema “Lo sport come scuola di vita”. L’atleta fermano, questa mattina ha incontrato gli studenti delle classi quarte, riuniti in assemblea d’istituto. La preside, Anna Maria Bernardini, ha così accolto l’atleta: «Macchini è un esempio di tenacia e lavoro che tutti dovrebbero cercare d’inseguire al massimo delle loro possibilità. Se s’inseguono i sogni con tenacia, possono essere realizzati. È fondamentale metterci entusiasmo e credere nei propri progetti di vita».

Dopo il successo europeo, il ginnasta fermano, pluripremiato campione della specialità alla sbarra, scelto dalla Polizia di Stato come agente delle Fiamme oro, prima del recente titolo agli europei aveva già conquistato quello di campione assoluto italiano nel 2020 e 2021, oltre al prestigioso oro conseguito in Coppa del Mondo nel 2022 in Egitto. Carlo Macchini ha portato testimonianza della sua carriera «non per decantare le mie gesta – ha chiarito l’atleta – ma per far passare il messaggio che impegno e lavoro sono fondamentali nell’inseguire un sogno, non per raggiungerlo ma per il percorso che si fa».

Reduce da un campionato europeo che gli è valso la medaglia d’oro come squadra e l’argento come performance individuale, Macchini si è rivolto ai ragazzi concentrandosi di più sugli aspetti umani che su quelli tecnici della disciplina. Cresciuto nelle palestre e arrivato nell’ambiente della ginnastica artistica nel 2000, è partito da un semplice concetto: «Prima di tutto bisogna avere un sogno che diventi il motore delle nostre azioni, da solo non basta, il secondo passo è crederci, mettendo tutte le energie, stando pronti a fare cose anche scomode» come ad esempio gli esercizi di potenziamento, odiati da tutti gli atleti ma che poi si rivelano utili per la padronanza con il fisico.

Macchini ha 27 anni, si allena dalle 35 alle 40 ore a settimana, ha avuto una vita diversa dai coetanei, con non poche rinunce ma «è stato un percorso che mi ha fatto crescere – ha spiegato l’atleta – e mi ha insegnato ad affrontare gli imprevisti come l’infortunio, accettandolo, superandolo e trasformandolo in altro. Così come le sconfitte, che rappresentano il sapore amaro che fa parte del successo. Per raggiungere un sogno, ci sono varie tappe. Ad ogni step si vince o si perde. Ci si può smarrire o cambiare strada. Non è mai la fine, a meno che non siamo noi a deciderlo. Bisogna sapere che non va sempre tutto liscio, spesso ci sono degli intoppi ma continuare a credere nel proprio lavoro è la parte più importante. Il non fermarsi, nemmeno quando sembra andare tutto a rotoli, ci permette di continuare ad avere fiducia nel nostro lavoro e ad ascoltare la voce che abbiamo dentro che dice sempre il vero».

Bisogna sapere che «nello sport, ci sono periodi che pur lavorando, il risultato non arriva, perché magari non si è in forma per affrontare una gara nel modo migliore. Non esiste un fallimento vero. La differenza la facciamo noi nell’affrontare le difficoltà. Nel lavoro, come nella ginnastica, niente viene regalato. Bisogna rimboccarsi le maniche. Quando qualcosa è facile, anche il valore che diamo a quel risultato è diverso. Più si lavora a quel risultato, più aumenta il valore». Un ruolo cruciale è quello dell’allenatore, come dell’insegnante, che deve essere la persona con la quale riuscire a trovare uno scambio, al fine di individuare soluzioni alle difficoltà che s’incontrano sul percorso.

All’incontro, che si è concluso fra le domande e gli applausi dei ragazzi, era presente anche Alberto Maria Scarfini, assessore allo sport e alle politiche giovanili: «Quella di Macchini è una storia di sport, valori e passione ed è una storia positiva di cui abbiamo bisogno. La cosa più importante è far riflettere e aiutare i giovani a crescere attraverso il metodo delle esperienze dirette. Lo sport è un’opportunità per crescere».


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