Captazione idropotabile nel fiume Tenna: associazioni in rivolta. «Duecento litri al secondo di acqua saranno prelevati dal fiume Tenna fra i comuni di Montefortino e Amandola per essere convogliati, con pompe elettriche, dentro una condotta di circa 9 chilometri, verso un sito di potabilizzazione a Comunanza e, infine, immessi in rete per raggiungere la costa insieme a quelli prelevati dal lago di Gerosa. Questo è il progetto della Ciip già in fase molto avanzata, autorizzato dalla Regione Marche e finanziato con fondi Pnrr». Ad alzare la voce contro il progetto di captazione dell’acqua del Tenna sono la Fipsas Marche, Arcipesca Fisa, Enalpesca e Legambiente Marche. Ma la replica della Ciip, con il suo presidente Giacinto Alati non si fa attendere: «Innanzitutto una premessa: l’acqua scarseggia. E dire che è poca è ormai un eufemismo. Posto quest’aspetto non secondario – rimarca Alati – faccio presente che il progetto è stato autorizzato da tutti. Abbiamo ricevuto i fondi Pnrr. Poi, certamente, noi siamo disposti a parlare con tutti coloro che hanno dei suggerimenti per migliorare il progetto e non solo per criticare».
«Chi spiegherà alle generazioni future – il punto delle associazioni – di cosa si poteva fare per non far morire un fiume e di cosa, invece, non è stato fatto? Nessuno ha pensato di dover informare direttamente i cittadini di questo progetto che tocca tutti e che va a danneggiare un ambiente acquatico che fa parte del nostro patrimonio naturale ed è parte integrante della nostra cultura montana a cui non vogliamo rinunciare, per un intervento progettuale che è più fantascienza che una soluzione ecosostenibile al problema della siccità estrema. Per questo chiediamo a gran voce l’intervento dell’assessorato alla tutela delle risorse ittiche, presieduto dall’assessore Andrea Maria Antonini, e degli assessorati regionali preposti alla tutela ambientale, con il Ciip per trovare soluzioni idriche alternative» a cui il presidente Alati si è detto disponibile: «Tutto è migliorabile – rimarca il vertice Ciip – certo è anche che se, con la crisi idrica, se non avessimo fatto nulla avremmo ricevuto critiche di immobilismo».
«Uno degli impatti diretti – aggiungono le associazioni – si avrà nei confronti della fauna ittica protetta a livello internazionale, come il gambero di fiume autoctono e la trota fario mediterranea, la quale sopravvive nel Tenna con una popolazione tutelata da un importante progetto regionale di salvaguardia e conservazione approvato dal Ministero dell’Ambiente, mentre ulteriori impatti saranno ad opera dei nuovi scarichi dei depuratori di Amandola e Montefortino in fase di ammodernamento e ampliamento, che convoglieranno i loro reflui nel fiume, già privato di parte della sua acqua, a discapito dell’agricoltura e delle attività produttive della vallata che hanno bisogno di acqua in quantità e di qualità. È quindi comprensibile immaginare lo scenario futuro di questo corso d’acqua».
Le associazioni chiedono la variazione immediata del progetto dichiarando che «non è possibile che questa sia l’unica strada per avere più acqua disponibile quando ci sono invasi con possibilità di prelievo ben maggiori di quelle ipotizzate. La sensazione è invece che si è pensato bene di utilizzare i milioni di euro dall’Europa per il Pnrr per fare opere faraoniche, che avranno costi di gestione energetica fuori dall’ordinario, con ripercussioni pesanti sulle bollette dei cittadini e a discapito finale dell’ambiente fluviale, già di suo in grave stato di sofferenza dopo il terremoto del 2016 e dei successivi periodi di siccità».
Per questo scopo sarà costituito con urgenza un comitato regionale di associazioni «che, con i cittadini e i Comuni che aderiranno, porterà avanti una dura campagna di contestazione, affinché il progetto sia modificato per andare a prendere acqua negli invasi in modo sicuramente più sostenibile invece che prenderla da un fiume in cui scorre libera da migliaia di anni».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati