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Fermo, via libera al progetto definitivo del biodigestore. L’entrata in funzione è prevista entro il 2026

FERMO - La Giunta, martedì scorso, ha approvato il progetto definitivo per l’impianto per il trattamento anaerobico dei rifiuti organici. Il prossimo passo sarà quello dell’indizione della gara a cura della Sua della Provincia entro il 30 giugno 2023. L’ìmpianto dovrebbe entrare in funzione entro il 2026

di Daniele Iacopini

Il metano “darà una mano” anche a Fermo? E’ quello che si augura l’amministrazione comunale che ha fatto registrare un nuovo passo avanti per la realizzazione del biodigestore. La Giunta, martedì scorso, ha infatti approvato il progetto definitivo per l’impianto per il trattamento anaerobico dei rifiuti organici. Come si ricorderà, a dicembre era stato riconosciuto un importante e storico finanziamento Pnrr (a fondo perduto fino al 100% dei costi ammissibili) al Comune di Fermo e alla Fermo Asite di circa 17 milioni e 500 mila euro per la realizzazione proprio del biodigestore, premiando in questo modo una progettualità di cui si parla ormai da qualche anno.

La storia. Come detto, di biodigestore si parla ormai da qualche anno, fin dal primo mandato dell’amministrazione Calcinaro. L’iter era iniziato già nel 2018, poi era culminato nell’atto di indirizzo approvato dal consiglio comunale nel dicembre del 2021, preceduto anche da diversi passaggi propedeutici in commissione consiliare, dialoghi e incontri con le associazioni ambientaliste, cui era seguita l’autorizzazione ambientale della conferenza dei servizi in Provincia nei primi mesi del 2022.

Il biodigestore: caratteristiche e tempi di realizzazione. Il progetto che ha proposto la Fermo Asite, partecipata dal comune di Fermo ed affidataria in house di servizi pubblici e di servizi strumentali da parte dell’Ente stesso, oltre che proprietaria e gestore dell’impianto di smaltimento/interramento nell’ambito del “Cigru” (Centro integrato per la gestione di rifiuti Solidi urbani), riguarda un sistema impiantistico complesso, costituito da una sezione di digestione anaerobica dei rifiuti per la produzione di biogas e la sua successiva purificazione per ottenere biometano. I rifiuti destinati a trattamento nel nuovo sito impiantistico saranno costituiti essenzialmente dalla frazione organica per una quantità, ridotta rispetto all’iniziale progetto, di 35 mila tonnellate all’anno, in gran parte proveniente dall’ambito dell’Ata 4 della Provincia di Fermo.

Il sistema impiantistico progettato, nelle intenzioni di amministrazione e dei vertici dell’Asite, ha quindi i seguenti obiettivi: recuperare risorse, produrre energia e ridurre la necessità di discarica.
Soprattutto partendo dai presupposti che, al pari del gas naturale, il biometano può contribuire alla riduzione dell’emissione di gas serra; essere utilizzato come biocombustibile per veicoli a motore; essere immesso nella rete di distribuzione nazionale ed essere trasportato e stoccato per la successiva produzione di energia anche in luoghi molto distanti dal sito produttivo.
Quanto alle tempistiche, il prossimo passo sarà quello dell’indizione della gara a cura della Sua (Stazione unica appaltante)  della Provincia entro il 30 giugno 2023. L’ìmpianto dovrebbe entrare in funzione entro il 2026.

Tre questioni: economica, ambientale, politica. Tre gli aspetti su cui concentrare l’attenzione e che hanno caratterizzato il dibattito di questi anni.
Il primo è di natura economica. Rispetto ai primi progetti e alle iniziali discussioni sull’impianto, va detto che i costi di realizzazione sono lievitati in maniera evidente. La realizzazione del biodigestore costerà infatti 26 milioni di euro. E’ l’assessore all’Ambiente, Alessandro Ciarrocchi, a spiegare gli aspetti salienti e le opportunità colte con il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
«Dei 26 milioni di costo complessivi, oltre 17 milioni arriveranno dal Pnrr – sottolinea l’assessore -, ma non è detto che non potranno essere anche di più. Infatti, in caso di riapertura dei fondi del Pnrr potremmo accedere anche ad ulteriori finanziamenti, tenuto conto del fatto che, se è vero che il nostro progetto è tra gli ultimi approvati in questa tranche, è anche vero che sono stati approvati solo 16 progetti su circa 500! Quindi noi saremmo comunque tra i primi a beneficiare di una riapertura dei canali di finanziamento».
«I restanti 9 milioni – continua Ciarrocchi – arriveranno da un prestito che chiediamo alla Cassa depositi e prestiti. Un prestito flessibile, pluriennale, che non comporterà grandi problemi sul piano economico e che contiamo di gestire agilmente una volta entrato in funzione l’impianto».

A sx Paolo Calcinaro e a dx Alessandro Ciarrocchi

Il biodigestore – ed è questo il secondo aspetto – apre anche la questione ambientale, oggetto di confronto nel recente passato. Ma anche in questo caso l’assessore all’Ambiente mette dei paletti. «A differenza di altri impianti – precisa -, che funzionano con 50 mila o 70 mila tonnellate di rifiuti all’anno, il nostro dovrà smaltirne 35 mila. Parliamo di un impianto tarato di fatto sulla produzione del nostro bacino di utenza. Insomma, potrebbero essere quasi sufficienti i rifiuti d’ambito per coprire i due terzi del fabbisogno. E già aumentando la raccolta differenziata, inoltre, potremmo aumentare queste percentuali e vedere molto ridotta la quantità di rifiuti da acquisire sul mercato esterno».

Infine, la questione ambientale. «Sul piano ambientale, penso che tutti si siano resi conto della bontà e della portata strategica dell’opera. Questo impianto rappresenta un progetto ambientale strategico per la città e il territorio che ha il duplice obiettivo di ridurre i rifiuti finali e di produrre energia ‘verde’ e ‘rinnovabile’, ottenendo biogas e biometano dai rifiuti organici. Nel corso dei mesi mi sembra di poter dire che c’è stato un piano economico e ambientale condiviso da più parti. Le stesse associazioni ambientaliste, convocate nel corso di una commissione, avevano preso atto della cosa. Da parte mia dico solo che il biodigestore è il futuro. Con impatti positivi anche sull’ambiente. Pensiamo solo al fatto che la lavorazione dei rifiuti organici avverrà mediante digestione anaerobica, con grande giovamento anche sulla qualità dell’aria».

Soddisfazione è stata espressa, ovviamente, anche dal sindaco Calcinaro: «Si procede con questo importante progetto che a dicembre, quando ci sono stati riconosciuti i fondi Pnrr, ci ha visti sedicesimi in tutta Italia su 500 domande e tredicesimi nel centro sud. Sicuramente un risultato straordinario che consentirà di avere una produzione di energia a Fermo dal 2026, in quanto è una realizzazione complessa. Ancora un grande ringraziamento ed un plauso all’Asite, a tutto il Consiglio di amministrazione per il gran lavoro che ha fatto su questo progetto, al presidente, al direttore, ai consulenti».


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