«Scuola: condotta e merito. Un unicum armonico»

IL PUNTO - «La scuola deve essere un unicum armonico, frutto dell'apprendimento di nozioni utili alla vita e dello sviluppo di relazioni interpersonali feconde: sì da realizzare lo scopo primario, vale a dire educare: tirar fuori, cioè, dall'alunno il meglio di sé»

Giuseppe Fedeli

di Giuseppe Fedeli *

Il vocabolo “scuola” (dal latino schŏla, a sua volta derivato dal greco scholé), che in origine significava tempo libero, piacevole uso delle proprie disposizioni intellettuali, indipendentemente da ogni bisogno o scopo pratico (l’otium dei romani), più tardi identificò il luogo dove si coltiva(va) lo studio. Anche alla luce dei recenti episodi, che vedono salire alla ribalta autori di gesti tutt’altro che edificanti, la scuola dovrebbe essere un luogo di socializzazione, in cui si sviluppano le capacità dell’individuo, in un “gioco di squadra” che faciliti le relazioni interpersonali, e soprattutto l’interesse verso un apprendimento, non slegato dalla vita.

In altre parole, nelle vene dei ragazzi/alunni deve scorrere quella linfa segreta, quella passione (termine dalla accezione bivalente, che deriva dalla stessa radice: patiri) che il docente/precettore dovrebbe, dal canto suo, risvegliare nel discepolo. Secondo la Costituzione (art. 34), alla scuola va riconosciuto un interesse sociale irrinunciabile nel garantire a tutti i cittadini una minima base culturale, con ciò lasciando intendere che l'”istituzione” ha il compito inderogabile di aiutare gli studenti meno dotati, e, in pari tempo, dare il giusto premio agli scolari più diligenti: senza però originare quell’odioso divario di “classificazione”, che provoca frustrazione e conseguenti stati ansiogeno-depressivi (ossessioni, sensazione di estraneità al mondo e a se stessi) in chi non riesce a raggiungere gli obiettivi, che gli altri raggiungono. Discorso a parte va fatto per la condotta, che pure è “materia” del pianeta istruzione. In armonia con il contesto scolastico e ricreativo, la condotta deve essere costantemente ispirata allo spirito della scholé, e non deve mai degenerare in atti di prevaricazione, verso i compagni e nei confronti del corpo docente. Ove ciò accada, il “responsabile” deve essere severamente ripreso, e, se la condotta è particolarmente grave, subire provvedimenti, di natura disciplinare, adeguati all’azione commessa. In sintesi,  la scuola deve essere un unicum armonico, frutto dell’apprendimento di nozioni utili alla vita e dello sviluppo di relazioni interpersonali feconde: sì da realizzare lo scopo primario, vale a dire educare: tirar fuori, cioè, dall’alunno il meglio di sé.

* giudice


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