di Francesco Silla
“Oreste Bogliardi e gli amici del Milione”, in mostra le opere dell’artista che, insieme ad altri colleghi, introdusse l’astrattismo in Italia.
Questa mattina, al centro studi “Osvaldo Licini” di Monte Vidon Corrado, il sindaco Giuseppe Forti e i curatori Franco Tagliapietra e Daniela Simoni (direttrice del Centro Studi Licini) hanno presentato la mostra “Oreste Bogliardi e gli amici del Milione”. Presente anche Arianna Ghilardotti, nipote dell’artista, che ha collaborato alla creazione della mostra insieme ai curatori. La mostra, che ha il patrocinio della Regione Marche, approfondisce vari periodi dell’artista e sarà visitabile da domani fino al 7 gennaio. Il tutto realizzato grazie al Comune di Monte Vidon Corrado, all’Accademia delle Belle Arti di Brera, alla galleria del Milione e alla Cassa di Risparmio di Fermo.
«Un appuntamento ormai annuale nel mese di luglio. Una mostra impegnativa sotto molti punti di vista: logistico, promozionale, finanziario ma anche artistico. Ringrazio Daniela Simoni, Franco Tagliapietra e Arianna Ghilardotti per il lavoro di organizzazione e direzione della mostra – il commento del sindaco Giuseppe Forti – È una mostra studio, quindi di approfondimento. Non può essere vista usciti dalla spiaggia, richiede attenzione e ricerca. Riporta i fasti di un periodo importante dell’arte italiana, quello della galleria del Milione, a cui partecipò anche il nostro Osvaldo Licini».
«Qui al centro studi abbiamo organizzato l’anno dividendolo in una prima parte che vira verso l’arte contemporanea, e in una seconda che ha più un carattere storico con segmenti e temi di ricerca, con un focus sulla riscoperta del nome di Licini. Questa mostra vuole valorizzare Oreste Bogliardi. Un artista poco studiato. L’ultima mostra che gli è stata dedicata risale al ’78. L’idea di questa mostra parte da uno studio e una pubblicazione di Franco Tagliapietra su Bogliardi e De Amicis. – spiega la curatrice Daniela Simoni – Bogliardi, così come Licini, è un artista poco musealizzato. La mostra, che si compone di 45 opere, vuole anche dare risalto al periodo d’oro della galleria del Milione. Un’epoca culturale, quella del Milione, che ha permesso l’approfondimento di artisti di questo calibro».
La mostra è articolata nelle due sedi, del centro studi e della casa museo. Nella prima sede sono concentrati i ritratti e le nature morte, e mostrano il periodo accademico e di formazione di Bogliardi, a cavallo degli anni Venti. Mentre nella casa museo “Osvaldo Licini” sono esposte le opere che sono un focus sul periodo del Milione, con quadri anche di altri artisti come Ghiringhelli, Fontana, Soldati e Melotti. Sempre nella casa museo sono contenute le opere che rappresentano il periodo di fascinazione per Picasso e quelle del periodo dell’astrazione, sia degli anni Trenta che degli anni Sessanta.
«Il catalogo non c’è. Essendo un artista poco studiato e musealizzato, il lavoro di catalogazione – spiega la curatrice Simoni – lo faremo noi. Il catalogo uscirà dopo l’estate, grazie al contributo di Franco e Arianna».
«Tutto nasce nel 2020 durante il Covid, quando – l’intervento del curatore Franco Tagliapietra, docente dell’accademia delle Belle Arti di Brera – un gruppo di docenti dell’accademia decide di studiare i grandi maestri del ‘900, soprattutto focalizzandosi sulla scuola degli artefici. Molti maestri hanno insegnato a Brera. Non conoscevo molto il lavoro di Bogliardi, sapevo solo delle sue esposizioni al Milione. È un artista da riscoprire. In vita fece cinque esposizioni personali, ma dopo la sua morte non furono più organizzate mostre su di lui. L’ultima solo nel ’78, al decennale della morte. Durante il lockdown quindi ho fatto ricerche su Bogliardi e ho scritto questa piccola pubblicazione che mi ha fatto conoscere gli eredi. Con Daniela creiamo quindi questa mostra, in cui Licini ospita Bogliardi. Hanno partecipato entrambi al grande momento dell’esposizione del Milione, dove vengono allestite anche moltissime mostre di arte internazionale. Il tutto porta a incontri e influenze di arte astratta nella stagione del ’34-’35. Attraverso questa esperienza Biringhelli, Bogliardi, Licini e Reggiani e gli artisti del Milione scopriranno l’astrazione, passando in mostre importanti di Roma, Torino e alla Biennale».
«Ringrazio Daniela, Franco e il sindaco di Monte Vidon Corrado. Il modo in cui siamo arrivati qui è così fortuito da non poter essere casuale. Mi sono data la missione di rivalutare il nome di mio zio – spiega la nipote Arianna Ghilardotti – Era il fratello minore di mio nonno e mia mamma era molto legata a lui. Mio zio compare tra i firmatari del manifesto dell’Astrattismo italiano. Ma poi qualcuno lo dava per scomparso. Era lontano dal giro dei galleristi. Per tutta la carriera ha portato avanti una ricerca pittorica e teorica. Questa mia passione per l’arte è nata sicuramente da lui. L’ultimo quadro della mostra è il mio ritratto. Ricordo quell’esperienza di posare per mio zio. Mio nonno gli dava lavoro come architetto e gli pagò il viaggio nel ’25 a Parigi, dove mi piace pensare abbia conosciuto i più grandi artisti come Picasso e Mirò, che in quel periodo erano lì. Durante il lockdown sono entrata in contatto col nipote di De Amicis, grande amico di mio zio, che mi ha parlato di Franco Tagliapietra. Da questo incontro fortuito, insieme all’apporto di Daniela Simoni, abbiamo creato questa mostra. Ho cercato per molto tempo di ricreare la vita professionale di mio zio. Grazie a questa mostra questo sarà possibile. Lui ha dipinto tanto, spero che la mostra riporti fuori suoi nuovi ritratti di galleristi e collezionisti privati».
Quindi un’occasione unica per vedere le opere di Oreste Bogliardi. Un artista di rilievo del suo periodo, che ha bisogno di essere riscoperto.
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