Ospite della rassegna culturale “Non a Voce Sola” per l’ottavo appuntamento, dopo la serata di martedì a Montemarciano, è stato ancora una volta Umberto Galimberti, professore e filosofo italiano, che ieri ha incantato il pubblico di Magliano di Tenna con una lectio sulla bellezza che definisce “ineffabile ed indicibile” proprio in apertura.
Il sindaco di Magliano di Tenna Pietro Cesetti ha fatto gli onori di casa, sorpreso per il pubblico delle grandi occasioni giunto numeroso nella piazza principale del borgo fermano. «Sono emozionato. Non pensavamo di avere questa grande affluenza, la nostra piazza è un piccolo anfiteatro, è un onore ospitare quest’anno per la prima volta, grazie ad Oriana Salvucci, questa rassegna. Per noi che veniamo da una cultura prettamente calzaturiera, è un grande successo aver portato tanta gente e tanti turisti in un piccolo borgo come Magliano grazie ad un evento prettamente culturale». E’ stato poi chiesto dalla curatrice anche l’intervento della presidente della commissione pari opportunità della regione Marche presente in platea, Maria Lina Vitturini: «Questa rassegna di filosofia, poesia e scrittura è un successo di pubblico per ogni data ed è evidente – sottolinea – la piazza è piena, voglio ringraziare l’organizzatrice perché ritengo che queste serate siano di enorme valore per tutte le tematiche che vengono toccate, soprattutto sulle donne».
Conclusi i saluti di rito, ecco l’arrivo del filosofo tanto atteso, accolto dall’applauso generale della piazza, gremita. «La bellezza ti colpisce, ti rende attonito – le parole di Galimberti dal palco – nella relazione fra bellezza e uomo, la regia spetta alla bellezza e non all’uomo, che è semplicemente colui che riceve qualcosa e non ne dispone. Davanti alla bellezza è lei che parla e l’io ne resta attonito, stupito, atterrito dall’inquietudine che la bellezza genera. Non è affatto una cosa tranquilla la bellezza, piuttosto è inquietante».
Il professore, anche con una certa durezza, ha messo il pubblico tutte le volte davanti ai propri limiti, spingendolo a ragionare e a seguire la sua digressione, che si amplia e tocca temi come il Cristianesimo, matrice della nostra cultura. Ha parlato di Gesù obbligando l’ascoltatore a ripensare il concetto di fede come totalmente differente da quello di religione, arrivando all’idea che voleva trasmettere in realtà il Cristo. «C’è una grande differenza fra le due cose: Gesù chiedeva solo la fede nella sua parola – prosegue il professore – le religioni invece sono la sacralizzazione delle culture e quando succede questo si entra in guerra, è accaduto in passato da Carlo Magno a Cristoforo Colombo ed ancora oggi».
Galimberti ha poi ampliato il discorso fra applausi e silenzio, davanti ad una platea numerosa viva ed interessata, seguendo il filo conduttore della serata fra estetica ed etica, fra bello e buono “kalòs kai agathòs”. «Il bello consiste nell’armonia, che è la giusta mescolanza delle cose, la giusta proporzione. Le azioni umane devono essere caratterizzate da un limite e solo se viene rispettata la giusta misura, si realizza la felicità, “eudaimonia” – sottolinea – come la chiamano i greci». Un messaggio questo, chiaramente indirizzato alla società odierna sempre più caratterizzata dagli eccessi, e mai paga dei propri limiti umani. La nostra cultura, secondo il professore, ampiamente influenzata dal Cristianesimo, non ha la giusta misura delle cose e non conosce il concetto di morte e di limite, il quale invece era ben chiaro agli antichi greci, che chiamavano l’uomo “antropos” ma anche “aner”, cioè “mortale”.
Galimberti ha concluso il suo intervento durato oltre un’ora, dando definizione al concetto di bellezza e parlando della sua funzione primaria, vale a dire unire il tangibile all’inafferrabile. Essa diventa una sorta di entità che regala un senso di infinitezza alle cose le quali, sono belle perché rimandano a qualcosa di indefinito.
«La bellezza getta insieme il visibile con l’invisibile. Cosa vuol dire questo? – aggiunge in chiusura di serata Galimberti – Quando guardi un quadro ad esempio, ti rendi conto che ciò che vedi rinvia a qualcosa che non vedi. Compone entrambe le cose, visibile ed invisibile. La bellezza è questo, rinvia a qualcosa di superiore, di eccedente. Per questa ragione la bellezza non stanca, è incompiuta, non finisce lì dove si ferma lo sguardo».
Laura Cutini
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