L’area dove dovrebbe sorgere l’impianto agri-fotovoltaico a Belmonte Piceno
di Alessandro Luzi
Il primo tempo del tema ‘agrivoltaico’ si era concluso con un grosso punto interrogativo: l’unione farà la forza? Per l’area tra Belmonte Piceno e Servigliano nulla è cambiato da quel burrascoso mese di febbraio. Anzi, proprio ieri la Coldiretti ha parlato di una nuova istanza per l’installazione di un impianto fotovoltaico nel comune di Falerone. Una situazione su cui la politica dovrà tornare a esprimersi, proprio come è avvenuto circa sei mesi fa per la zona di Belmonte e Servigliano. Ma riavvolgiamo il nastro. Cosa è accaduto nelle puntate precedenti? Cosa potrà accadere a Falerone?
Come un fulmine improvviso squarcia la quiete di una tiepida giornata primaverile, a febbraio era piovuta dal cielo la notizia dell’avvio di un iter amministrativo da parte della Tep Renewables Srl per l’installazione di un impianto agrivoltaico di circa 40 ettari sulla superficie di un terreno tra Belmonte e Servigliano. In sostanza, andrebbe a coprire l’intero crinale di una collina. Il costo complessivo dell’operazione ammonta a 32 milioni di euro. A quel punto la politica locale, granitica e rapida come non accade spesso, si era subito mobilitata per impedire la costruzione di un’opera di tali dimensioni. Oltre a farsi sentire con dichiarazioni e una conferenza stampa a cui avevano partecipato anche i consiglieri regionali Fabrizio Cesetti e Jessica Marcozzi, erano state inviate delle osservazioni al Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica. In sostanza i comuni di Belmonte Piceno, Servigliano, insieme a quelli confinanti, la provincia di Fermo, la Regione e la soprintendenza per quanto riguarda la parte architettonica e archeologica, avevano inoltrato al Ministero parere negativo. Le motivazioni erano sostanzialmente due: andrebbe a deturpare il paesaggio circostante e ciò avrebbe inevitabilmente delle ripercussioni sul turismo, quindi sul tessuto economico della zona. Infatti era cresciuta la preoccupazione anche tra i titolari di attività a vocazione turistica. Accanto quest’ultimi e alla politica, non erano rimasti con le mani in mano le associazioni ambientaliste. Insomma, il progetto della Tep Renewables ha tutti contro. Uno scenario che potrebbe ripresentarsi anche per il fotovoltaico di Falerone. Dalle reazioni della politica si capirà molto se c’è la volontà o meno di fermare il progetto.
Ivano Bascioni
Tornando a Belmonte, a dare l’ultima parola sull’iter amministrativo aspettava al Ministero. Tuttavia dopo sei mesi, da Roma ancora non si hanno notizie. «Potrebbe essere un dato positivo che dopo tutto questo tempo ancora non sono arrivate delle comunicazioni – ha affermato il sindaco Ivano Bascioni -. Probabilmente chi di dovere ha capito che non è possibile costruire un impianto di quella portata in una zona non antropizzata. Dal punto di vista naturalistico è un sito ancora vergine e questo magari ha fatto desistere chi aveva pensato di edificare uno scempio simile sulle nostre colline». Pertanto è un silenzio che alimenta la fiducia della politica locale e di tutti i soggetti contrari alla realizzazione dell’opera. Se così fosse sarebbe davvero la prova che, come nelle favole più belle, ‘l’unione fa la forza’. Ma visto che non ci sono risposte definitive, nonostante l’ottimismo è importante non lasciarsi trasportare dai facili entusiasmi per non rimanere con l’amaro in bocca. Anche perché la normativa vigente è molto permissiva in materia di agrivoltaico. Non a caso le richieste di installazione degli impianti stanno arrivando a raffica su tutta Italia. Infatti il D.lgs 199/2021 emanato dall’allora governo Draghi contiene delle linee guida molto generiche su dove collocare gli impianti energetici a fonti rinnovabili e le Regioni stanno attendendo ulteriori documentazioni e precisazioni per stilare a loro volta dei provvedimenti in materia. Però fino a che non si arriva a una definizione legislativa certa, si lascia molto margine di interpretazione e a dare il parere definitivo aspetta al Ministero. Lo stesso sarà per Falerone. Per osteggiare le procedure amministrative, le istituzioni locali hanno la facoltà di inviare a Roma tutte le obiezioni possibili. Però se arriveranno i permessi allora ci sarà da preoccuparsi. Tuttavia il fotovoltaico è regolato da norme più stringenti in quanto i pannelli sono fissati a terra perciò impediscono l’attività agricola. Quindi qualche appiglio in più per fare ostruzionismo c’è.
Sull’agrivoltaico di Belmonte si era espresso anche l’assessore regionale alla tutela del paesaggio, Stefano Aguzzi. Oltre a dare parere negativo sull’iter, sosteneva che questo tipo di impianto vanno edificati su zone già antropizzate. Infatti il ‘no’ della politica non è aprioristico. Del resto le nuove politiche green vanno in questa direzione. Però oltre a ricavare energie da fonti rinnovabili, allo stesso tempo è importante mantenere l’integrità dei paesaggi. La nostra Provincia ne ha di meravigliosi e rovinarli con delle distese di vetro sarebbe un danno paesaggistico e turistico non indifferente. Le caratteristiche morfologiche e climatiche del territorio italiano sono molto diverse da quelle del nord Europa, quindi è importante produrre energia in modo sostenibile ma tenendo conto di tali peculiarità.
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