Lui formalmente è nel Fermano nelle vesti di turista. Ma quando si hanno l’arte e la fotografia nel cuore e nel cervello, è difficile se non impossibile liberarsene. Per fortuna. Ed ecco perché Alberto Settimi, dalla sua Foligno, ha deciso di portare con sé, in vacanza, le sue foto-pitture. E dalla collaborazione con il centro vacanze Mirage, a Marina di Altidona, dove è in villeggiatura, ne è nata un’esposizione che impreziosisce la nuova sala della struttura ricettiva. E, da venerdì sera, quando c’è stato il taglio del nastro, richiama pure l’attenzione dei villeggianti. L’esposizione resterà visitabile tutti i giorni dalle 21 alla mezzanotte, fino al 15 agosto. No, non è riservata ai soli ospiti del Mirage. Chi vuole può arrivare all’ingresso, parcheggiare ed essere accompagnato con un servizio navetta fino alla sala dove sono le creazioni di Settimi.
Come definire le sue opere, a cavallo tra la fotografia e la pittura? Beh ci ha pensato lo storico e critico d’arte Andrea Baffoni: «Sono fotografie nel cui processo realizzativo – si legge in uno scritto esposto anch’esso in sala – s’inseriscono pratiche vicine al metodo pittorico. Si può dunque parlare di “foto-pittura”, intendendo con ciò una prassi che, partendo dal gesto dello scatto, opera secondo metodologie di stratificazione dell’immagine per giungere a una resa iperrealista di estrema definizione. Le nature morte, di richiamo barocco, colpiscono lo spettatore in primo luogo per l’eleganza della composizione e successivamente per la capacità di trascinare lo sguardo fin nell’intimo di ogni singolo dettaglio».
«E’ un lavoro complesso e piuttosto lungo – spiega Settimi – di “Still Life” con la tecnica del “Light Painting”. Foto fatte nel buio più totale. Va allestito un vero e proprio set. Poi partono i primi scatti. Da lì si passa alla stratificazione delle foto. Un processo che può durare anche diverse ore. Perché portare le mie opere in vacanza con me? Beh ci avevo pensato lo scorso anno. Ora con questa nuova sala ho trovato la piena disponibilità della proprietà (con Alessandra Petracci). E l’esposizione ha già riscosso successo, anche tra i giovani. Magari, chissà, il prossimo anno la portiamo anche in altri posti, come Porto San Giorgio o San Benedetto del Tronto». All’inaugurazione ha preso parte anche Giuseppe Di Caro, anche lui fotografo come Settimi, critico e docente di cinematografia e fotografia.
«Se ci fosse modo di leggere i valori della sensibilità come nella pellicola di un uomo, su Alberto Settimi – le parole dello stesso Di Caro – si leggerebbe un numero non inferiore a 10mila Asa. La sua sensibilità, infatti, lo ha portato ad esplorare il mondo a 360 gradi, ad avvicinarsi ai grandi maestri come Rembrandt e Caravaggio, e da sapiente fotografo, a trasferire sulla pellicola, ormai sensore, tante caratteristiche di illuminazione e composizione di questi maestri. Ha collaborato negli anni con varie riviste come Guida Michelin, Borghi magazine, Gusto e, infine, l’enciclopedia De Agostini. Da notare – conclude nel suo scritto il professor Di Caro – la delicatezza nei toni e nelle composizioni. La tecnica e il buon gusto completano l’opera».
Giorgio Fedeli
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