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In vendita la casa di Joyce Lussu, l’appello del Centro Studi: «Aiutateci a preservare la sua memoria» Pronta la lettera al ministro Sangiuliano

FERMO - Dal Centro Studi Lussu: «A giorni faremo una richiesta formale, ma stavolta attraverso canali istituzionali. Magari riusciremo ad aprire un varco. Il sindaco Calcinaro ha detto che avrebbe fatto volentieri parte della cordata, ma se fosse partita dallo Stato. Non è tanto la questione di improntare la cifra per l’acquisto, mi ha detto: c’è poi il discorso della gestione di una Casa Museo con personale, bollette da pagare e tutto ciò che ne consegue. Da solo, il Comune non riesce ad accollarsi tutto. A monte non si è verificato un impegno da parte dello Stato; quindi, si è trattato di un nulla di fatto». 

(foto Simone Corazza)

di Silvia Ilari

La casa di Joyce Lussu è ufficialmente sul mercato.  Ad annunciarlo con un post su Facebook è stato Tommaso, nipote della poetessa e scrittrice partigiana. A unire la figura di Lussu a Fermo, però, non è solo una casa, ma soprattutto la sua eredità intellettuale e storica. Lo sanno bene Gilda Traini e Luisa Serroni, rispettivamente madre e figlia, coinvolte nelle attività del “Centro Studi Joyce Lussu” di Porto San Giorgio dove fa discutere la notizia, dopo l’articolo di Cronache Fermane, della messa in vendita di villa Bonaparte

Chi era Joyce Lussu

«Aveva un grande senso dell’ospitalità e della convivialità. Qualunque cosa dicesse era un piacere ascoltarla, che parlasse della Resistenza o che recitasse poesie sue o di altri, aveva una memoria straordinaria» racconta Serroni, ricordando proprio i momenti trascorsi nella casa di Fermo. Joyce Lussu, al secolo Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti, nasce a Firenze, ma capoluogo toscano se ne presto per trasferirsi in Svizzera con la famiglia, a seguito di un’aggressione subita dal padre Guglielmo, da parte dei fascisti. Guglielmo – detto Willie – se n’era andato da Porto San Giorgio alla volta di Firenze nel 1906, in disaccordo con la famiglia, in quanto liberale: la sua unica eredità è rappresentata proprio dalla casa di San Tommaso a Fermo. Nelle Marche Joyce consegue la maturità classica, per poi tornare saltuariamente fino al 1975, quando inizia a risiedervi stabilmente.                              Partigiana – capitano nelle brigate Giustizia e Libertà – scrittrice, traduttrice, poetessa, riceve la medaglia d’argento al valor militare, nel 1961, a Cagliari. 

«Un fatto emblematico è quello della consegna della medaglia. Ci teneva moltissimo, che gliela appuntassero sul petto. La teneva appesa in bagno, non per sfregio, ma perché non era il titolo in sé che le interessava, ma il significato che rappresentava. Questo era il senso del metterla in bagno» afferma Serroni. Molto si interessa anche della nostra provincia, scrivendo, negli anni ’70, Storia del Fermano. «Fu una cosa rivoluzionaria, perché lei parlò per la prima volta di comunanze picene, del matriarcato nel passato, delle Sibille come donne rappresentanti della saggezza popolare» continua. «Nel libro, lei sceglie come protagonisti coloro che la scuola non avevano mai messo in evidenza, come i poveri, i derelitti, le donne. Tutti quelli che, soffrendo la fame, il silenzio, le violenze, avevano subito guerre e distruzioni. Senza che nessuno di loro parlasse» interviene Traini. 

Joyce Lussu amava essere definita come storica«La Storia la intendeva come quella di coloro che non compiono grandi gesta, ma che vivono la quotidianità» chiosa Serroni. 

1991- Joyce Lussu con Gilda Traini da La vita è infinita, Andrea Livi editore (foto dal libro “La vita è infinita. Ricordo a più voci di Joyce Lussu” pubblicate per gentile concessione dell’editore Andrea Livi)

Il Centro Studi

Nato all’indomani della sua morte dalla volontà degli amici più cari di Joyce Lussu, da sempre è ospitato presso i locali della Società operaia locale. La finalità è quella di «far sì che le sue idee e convinzioni continuino a viaggiare nel mondo e soprattutto tra le nuove generazioni» afferma Serroni, a cui fa eco Traini che la poetessa ha potuto conoscerla e frequentarla.  Nel 2012, quest’ultima ha scritto Biografia e Bibliografia ragionate, insieme ad Antonietta Langiu, anche lei amica della scrittrice. Visto l’interesse mostrato nei confronti dei giovani, non è un caso che il “Centro Studi Joyce Lussu” abbia come attività principale quella di intercettare tesisti e tesiste che intendano raccogliere materiale e testimonianze dirette per il loro lavoro. Da Fermo, Ascoli Piceno fino agli Stati Uniti: sono diversi coloro che hanno scelto di parlare di Joyce. «Lei è sempre andata nelle scuole di ogni ordine e grado e avrebbe voluto tutto questo. Inoltre, svolgiamo attività più tradizionali, come organizzare convegni e conferenze sul suo pensiero» spiega Serroni.

La villa di San Tommaso e gli anni fermani

Nella sua casa di Fermo nel quartiere San Tommaso, Joyce Lussu trascorre gli anni successivi alla morte del marito Emilio Lussu, scrittore, partigiano e politico. Dal 1975, torna stabilmente tra le mura ereditate dal padre, Willie Salvadori. In quella casa, divisa in parti uguali con i fratelli Gladys e Max, resta quasi fino alla sua morte, prima di andare a Roma dal figlio Giovanni. Qui tutto parla di lei, come sottolinea anche la giornalista Gabriella Gallozzi, in un articolo in cui presenta il documentario La mia casa e i miei coinquilini – Il lungo viaggio di Joyce Lussu di Marcella Piccinini. 

«Ci sono la borsa di paglia ancora appesa al muro, la sedia a dondolo di vimini, i suoi pettinini vicino allo specchio. Quell’orologio a cucù che, anche da lontano, ha continuato a segnare i giorni della sua lunga vita da protagonista del Novecento, ‘sempre in lotta col potere costituito’, e sempre dalla parte dei deboli, delle donne, della pace, della libertà e della giustizia» scrive.

Non era una donna, però, che amava crogiolarsi nel passato, come aveva spiegato intervistata dal regista Marco Bellocchio nel 1994 e come le stesse Traini e Serroni confermano. «Lei guardava sempre avanti, al futuro, ai giovani» ci hanno detto. Tutto ciò sembra trasparire, indirettamente, anche dal commento dalla giornalista Maria Laura Platania, pubblicato su Facebook: «Nei suoi ultimi giorni Joyce mi confidò il timore/orrore che diventasse un ristorante per matrimoni (…) ogni cosa, in quella casa parla non solo di Joyce ma di una dinastia, di donne libere, di libertà, di internazionalismo senza pregiudizi».

La casa di Joyce Lussu in una foto d’epoca (foto dal libro “La vita è infinita. Ricordo a più voci di Joyce Lussu” pubblicate per gentile concessione dell’editore Andrea Livi)

Le lettere a Franceschini e a Calcinaro

«Da qualche anno siamo a conoscenza dell’intenzione di vendere della famiglia, ma solo ora è stata inserita nel sito di un’agenzia immobiliare» spiega Serroni. «In questo lasso di tempo, ci siamo attivati cercando di coinvolgere l’ex ministro Dario Franceschini e il Comune di Fermo». «La prima lettera è stata scritta il 14 gennaio 2022 dall’Istituto Emilio e Joyce Lussu che ha sede a Cagliari, alla quale è seguita una nostra lettera del 28 febbraio 2022 indirizzata all’allora ministro della Cultura Franceschini. Non abbiamo avuto alcun riscontro, ma non sappiamo se effettivamente sono state recapitate, avendole inviate tramite un contatto personale» specifica, raccontando il desiderio degli amici di farne una casa museo.

Non l’avete contattato attraverso un canale istituzionale.

«No, esatto, probabilmente sbagliando. Quelle stesse lettere sono state poi inviate alla giunta comunale di Fermo e, in particolare, al sindaco Paolo Calcinaro, con cui ho personalmente parlato».

Cosa ne è emerso?

«Mi ha detto che avrebbe fatto volentieri parte della cordata, ma se fosse partita dallo Stato. Non è tanto la questione di improntare la cifra per l’acquisto, mi ha detto: c’è poi il discorso della gestione di una Casa Museo con personale, bollette da pagare e tutto ciò che ne consegue. Da solo, il Comune non riesce ad accollarsi tutto. A monte non si è verificato un impegno da parte dello Stato; quindi, si è trattato di un nulla di fatto».

Cosa è successo dopo?

«Nel frattempo, purtroppo, la famiglia ci ha informato che per loro risulta gravoso gestire l’edificio, poiché si occupano già dell’altra casa ad Amurgia, in Sardegna, in cui è nato Emilio Lussu. Quel luogo è già un centro culturale e museo. A loro dispiace vendere, ma è una scelta obbligata dalle circostanze. L’ultima notizia che abbiamo è, per l’appunto la pubblicazione in un sito di un’agenzia immobiliare e poi c’è stato l’articolo di Matilde Tortora, buona amica di Joyce, fin dagli anni ‘70. A quel punto abbiamo rilanciato anche noi l’informazione, sperando si muovesse qualcosa. Si è parlato più che altro di petizioni e crowdfunding finora, ma non credo che quest’ultimo sia la soluzione per andare lontano. L’acquisto è solo il primo passo, poi occorre capire come gestire la casa museo. Il Centro Studi vive di volontariato e delle tessere che annualmente riusciamo a fare, quindi abbiamo ben poca cosa».

Joyce Lussu e amiche nella casa di Fermo, a San Tommaso, 1994
(foto dal libro “La vita è infinita. Ricordo a più voci di Joyce Lussu” pubblicate per gentile concessione dell’editore Andrea Livi)

Quindi voi, come Centro, auspicate in primis un acquisto dallo Stato?

«Sì». 

Credete che Joyce fosse favorevole a un utilizzo della sua casa per la collettività?

«Credo di non travisare nulla quando dico che più che come abitazione di un privato, lei sognasse che la storia della casa continuasse come quella di Peppino Impastato, a Cinisi, per esempio. Come la sua è ancora oggi una casa di denuncia, così quella di Joyce potrebbe essere un luogo di studi e di diffusione di conoscenza e memoria» dice Serroni. «E d’insegnamento» le fa eco Traini. 

L’appello al ministro Sangiuliano

Sia il senatore Francesco Verducci che la senatrice Irene Manzi si sono interessati in tempi recenti alla questione. Ancora da contattare, invece, l’attuale titolare dello scranno del Ministero della Cultura, Gennaro Sangiuliano

«Non so quanto il Governo attualmente in carica a livello nazionale sia interessato a un’operazione quale la rilevazione della casa di una partigiana, che non si è mai dichiarata comunista, ma che certamente è stata donna di sinistra e progressista; ma ci vogliamo provare» afferma Serroni.

Invierete una lettera anche a lui? Lancerete un appello?

«Sì, a giorni faremo una richiesta formale, ma stavolta attraverso canali istituzionali. Magari riusciremo ad aprire un varco». 

La casa che fu di Joyce Lussu (foto per gentile concessione di Tommaso Lussu, pubblicata sul profilo Fb dello stesso)

Cagliari 1961 conferimento medaglia d’argento al valor militare -tratto da La vita è infinita di Andrea Livi editore (foto dal libro “La vita è infinita. Ricordo a più voci di Joyce Lussu” pubblicate per gentile concessione dell’editore Andrea Livi)

Joyce Lussu con il marito nel 1965 (foto dal libro “La vita è infinita. Ricordo a più voci di Joyce Lussu” pubblicate per gentile concessione dell’editore Andrea Livi)

Joyce Lussu nella casa di Fermo, a San Tommaso, nel 1931
(foto dal libro “La vita è infinita. Ricordo a più voci di Joyce Lussu” pubblicate per gentile concessione dell’editore Andrea Livi)

Stoccolma 1958- Joyce Lussu con il poeta Nazim Hikmet. Tratto da La vita è infinita Andrea Livi editore. (foto dal libro “La vita è infinita. Ricordo a più voci di Joyce Lussu” pubblicate per gentile concessione dell’editore Andrea Livi)

 


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