di Giuseppe Fedeli *
Viandanti. “Parti dunque, e il tuo cuore sia sereno e propizio. Sta pur sicuro: sereno e propizio è anche Colui che dissolve” (Marco Aurelio – Pensieri).
Il treno salpa, partenze, sbarchi. Volti senza storia né identità, ombre che sgusciano via furtive. Anche per loro l’ennesima partenza è un addio. Malinconie s’insinuano nei recessi della memoria, prendendo a tratti forme bizzarre, spaesanti. Sguardi muti si incrociano, senza alcuna nozione del tempo.
Quando parti da un luogo lasci una parte di te. Un ricordo che non si spegne, ma rimane come sospeso nell’aria, e ogni volta che un respiro lo chiama a sé, il ricordo (da re-cordor, tornare al cuore) getta luce sui pensieri, su quello che è stato, su quello che resta di una sospensione dagli impegni quotidiani. Keats volle che sulla lapide fosse inciso l’epitaffio “Qui giace un uomo il cui nome fu scritto nell’acqua”. I pensieri sono scritti nell’aria e nelle nuvole. Il sole domani scaglierà i suoi dardi, mentre noi, eterni viandanti, saremo in viaggio per altre mete: “non si arriva mai tanto lontano come quando non si sa dove si va”, diceva Goethe, ché il vero viaggio è quello che avviene dentro di sé, lasciando a casa la valigia delle proprie abitudini. Anche il ritorno, ogni ritorno è diverso dall’altro. Il nido non è più quello di prima: ogni partenza, ogni ritorno è un addio e un ricominciamento. E così la vita dell’uomo, che sembra scorrere uguale giorno dopo giorno, ma che è sempre un rinascere per morire, e rinascere ancora.
* giudice
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