«Cari amici di Cronache Fermane e Radio Fm1, vi parlo da Leopoli in Ucraina, dove con il progetto “Teatri senza Frontiere” siamo arrivati da tre giorni. Abbiamo già fatto cinque spettacoli. Saremo tutta la settimana qui a Leopoli, nella seconda settimana saremo a sud, a Kharkiv, Zaporizhzhya e Dnipro, zone purtroppo conosciutissime. È un’esperienza molto forte». A parlare è Marco Renzi, ideatore proprio di Teatri senza Frontiere. Con il teatro, Renzi ha toccato terre “difficili”, afflitte dalla povertà, da situazioni al limite della sopravvivenza. E questa volta ha scelto uno scenario di guerra col tentativo di aprire, proprio con il teatro e i sorrisi che solo questo può regalare, un canale di comunicazione.
«Siamo arrivati a Leopoli, in una città completamente al buio. Tutte le notti suonano le sirene. La prima notte è stato un po’ scioccante. Gli ucraini oramai non ci fanno più caso, nessuno scende più nei bunker, anche perché le sirene suonano tutte le notti. Abbiamo fatto spettacoli in alcune scuole e in centri che accolgono i profughi che sono scappati dalle zone occupate. Gente che non ha più nulla, né casa né famiglia. Sono comunità fatte da donne, bambini, anziani, invalidi. Famiglie divise quindi – racconta Marco Renzi – tra chi combatte al fronte e chi è costretto a scappare da quelle zone. Sono stati momenti molto forti e commoventi. Ci siamo ritrovati in questo grande abbraccio. Io penso che la gente ci abbia ringraziato non solo per aver fatto lo spettacolo, ma per aver testimoniato il fatto di essere personalmente vicini a loro, di averli fatti sentire meno soli in questa lotta contro il male, la prepotenza e l’arroganza. Vogliamo abbracciare quanta più gente possibile, cercando di fare più spettacoli possibile perché questi sono momenti che scavano nel profondo, nel senso del mestiere che facciamo».
Francesco Silla
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