Arrivano a 22 i milioni per il biodigestore. Calcinaro: «La Tari si abbasserà»

AMBIENTE - L'annuncio del sindaco in occasione del GreenLoop Festival: «Sarà in grado di abbattere ulteriormente le emissioni e ci permetterà di ribassare le tariffe d'ingresso»

di Andrea Braconi

Fermo, anzi, il Fermano, avrà presto un biodigestore anaerobico per lo smaltimento dei rifiuti organici. Ad annunciarlo il sindaco Paolo Calcinaro, che in apertura di un seminario sull’economia circolare ha sottolineato come il progetto presentato sia stato il 12esimo ed ultimo finanziato per il sud Italia.

«Ci sono stati finanziati 17 milioni sui 24 proposti – ha spiegato il primo cittadino intervenendo al GreenLoop Festival – e ho avuto conferma che arriveranno ulteriori 5 milioni, avvicinandoci così alla cifra prevista. È un fatto importante nell’ambito di quella che chiamiamo economia circolare: con questo nuovo biodigestore che sarà collocato nella discarica di San Biagio, infatti, il rifiuto organico potrà diventare biometano per portare anche un valore aggiunto alla nostra comunità».

Non solo: Calcinaro ha anche rimarcato come laddove il piano finanziario sarà coperto pressoché totalmente da un finanziamento pubblico, le tariffe d’ingresso dell’organico potranno essere ribassate. «Questo si ripercuoterà sulle Tari, per un’operazione che complessivamente vedrà sommarsi vari fattori. In più aggiungiamo che si tratta di un biodigestore chiuso, in grado di abbattere ulteriormente le emissioni rispetto all’impianto di trattamento che oggi c’è ma che risulta datato».

Alessandro Ciarrocchi, assessore all’Ambiente del Comune di Fermo, ha ripercorso il lungo percorso amministrativo. «In questi anni abbiamo fatto tutti i passaggi formali necessari, a partire dal Consiglio e dalle Commissioni consiliari, passando per un confronto con associazioni ambientaliste. Dopo aver intercettato questo importantissimo finanziamento dal PNRR, adesso è tempo di passare alla seconda fase. E bisogna anche far capire meglio alla cittadinanza quelli che sono i benefici economici, ma soprattutto ambientali, di questo nuovo sistema di trattamento dei rifiuti che permetterà anche di produrre energia».

La progettazione del nuovo impianto è stata un’attività estremamente complessa, con la partecipazione di circa 15 professionisti, quasi tutti locali, come ricordato da Marco Allegretti, ricercatore e progettista del Politecnico di Torino. «Varie e trasversali sono state le professionalità coinvolte, da chi si occupa dell’impatto acustico all’archeologo, dal geologo all’agronomo, dall’ingegnere di processo e via dicendo, per arrivare ad un progetto che sia effettivamente cantierabile. Si tratta di un prodotto di ingegneria di qualità e va detto che un altro punto di forza che impatta sul territorio è che questo impianto può essere considerato un’evoluzione dell’esistente, da un processo aerobico ad uno anaerobico. Un processo a ciclo chiuso e che produce energia invece che consumarla».


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