Sono in Ucraina da ormai una settimana, fatti già dieci spettacoli nella regione di Leopoli, tra grandi città e piccoli villaggi. Stiamo parlando del gruppo di Teatri senza Frontiere che, guidato da Marco Renzi, quest’anno ha scelto proprio il paese martoriato dalla guerra per portare, attraverso l’arte teatrale, un messaggio di pace e speranza. «Saluti ai lettori di Cronache Fermane e ai radioascoltatori di Radio Fm1. È passata la prima settimana di “Teatri senza frontiere” in Ucraina. Abbiamo fatto dieci spettacoli nella regione di Leopoli. Ci siamo spinti fino anche a 150 km di distanza dalla città in piccoli e grandi villaggi è stata una settimana intensa sotto molti punti di vista. Gli spettacoli che facciamo – racconta lo stesso Renzi – sono prevalentemente destinati ai profughi che sono scappati dal sud del paese e che sono ospitati qui a nord, considerata zona più sicura. Sono in strutture di diverso genere. Ad esempio, siamo stati in un centro gestito dal Don Bosco, ma anche altre varie organizzazioni cattoliche che si occupano di ospitare i profughi. Sono stati momenti intensi. Non è come fare uno spettacolo da qualsiasi altra parte. Alla fine dello spettacolo la gente resta, ci fermiamo a parlare attraverso gli interpreti, ci stringono le mani, ci abbracciamo. Sono momenti intensi e in diverse occasioni la commozione ha vinto e qualche lacrima è scesa. Sono abbracci forti che gli esseri umani si scambiano in determinati momenti».
Ed ora? «Questa che arriverà sarà una settimana difficile perché domani partiremo alle cinque per arrivare a Kherson, nella zona più calda del conflitto. Sono 1000 km e non ci sono autostrade. Dobbiamo arrivare entro le otto della sera, orario del coprifuoco. Una volta lì daremo il via ad una serie di spettacoli tra Kherson, Dnipro, Kharkiv, Zaporižžja. Tutti nomi che sono noti a tutti, perché riempiono le cronache e i telegiornali che ascoltiamo ormai da un anno e mezzo. Sara una settimana difficile per tanti motivi perché incontreremo persone direttamente coinvolte in questa follia che è la guerra. Toccheremo zone dove ancora il conflitto è in corso». Esperienza toccante ma che al contempo fa un pò tremare le ginocchia, no? «Non nascondo – ammette Renzi – che un po’ di timore serpeggia tra tutti. Però siamo determinati a portare questo segno di vicinanza e fratellanza anche in queste zone difficili. Io non credo che ci ringrazino solo perché lo spettacolo magari è piaciuto, ma per il fatto che noi siamo venuti qui per farli sentire meno soli, per trasmettere la solidarietà. Credo che per persone che hanno perso tutto, questo sia importante. Un momento che resta e che va curato. Sono certo che ci aspettano ancora momenti intensi. Un caro saluto a tutti».
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