Querelle Contesa del Secchio, atto finale: confermato il commissariamento della San Giovanni

SANT'ELPIDIO A MARE - L'atto del collegio del Tribunale di Fermo, secondo la presidente dell'Ente Contesa, mette la parola fine alla vicenda revocando l'ordinanza di sospensione del commissariamento della contrada rossonera e lo valida. La presidente Alessandra Gramigna: «La verità è venuta a galla, peccato per quello che è successo durante la manifestazione»

Alessandra Gramigna durante la Contesa del Secchio (foto di Bruno Cozzi)

di Matteo Malaspina

A mettere la parola fine sulla querelle tra l’Ente Contesa e alcuni contradaioli della San Giovanni ci ha pensato ieri il collegio del Tribunale di Fermo che con un’ordinanza, di fatto, dà ragione alla Gramigna e chiude definitivamente la vicenda. Tre giudici della sezione civile hanno notificato l’atto dove decidono la validità del commissariamento visto che ci sono state delle modifiche unilaterali dello statuto e ribaltano l’ordinanza di sospensione dello scorso 14 luglio dicendo che non c’è il cosiddetto ”periculum”, ovvero esprimono in maniera chiara che non è documentato il fatto che la San Giovanni non abbia fatto le manifestazioni perché c’era una parte di contrada che continuava a lavorare.

Lo striscione di protesta esposto dalla San Giovanni durante la Contesa

«È stata revocata l’ordinanza di sospensione di luglio (seppure era parziale) perché non ci sono i presupposti di diritto e di fatto, visto che io, nel ruolo di commissario, non potevo recare un danno alla contrada. L’ordinanza è definitiva. Ora si arriverà fino a novembre per poi ristabilire l’attività ordinaria della contrada – spiega la presidente dell’Ente Contesa, Alessandra Gramigna, entrando poi nel merito del documento del collegio – Nell’atto, i giudici dicono che nel momento in cui c’è uno statuto che dice che se fai una modifica vieni commissariato, è irrilevante il fatto che ci sia o no un regolamento sul commissariamento (cosa contestata dalla San Giovanni, seppure il regolamento c’è ed era stato emanato a suo tempo da l’ex presidente Giovanni Martinelli). Chi ha fatto l’ordinanza del 14 luglio si è fatto fuorviare da qualcuno che si è palesato come direttivo in carica quando in realtà, come i giudici dicono, quel direttivo non può essere in carica. I giudici scrivono anche che il ricorso di luglio è stato fatto da Renzo Recchioni che, tra le altre cose, non era legittimato a farlo visto che il suo ruolo di priore non poteva essere riconosciuto e a presentarlo doveva essere l’ultimo presidente in carica, ovvero Bracciotti».

Ora niente più colpi di scena visto che la San Giovanni non potrà ricorrere in Cassazione e bisognerà aspettare novembre per conoscere le motivazioni, in modo che poi la contrada potrà continuare a camminare per conto proprio.

In primo piano il priore ”illegittimo” della San Giovanni, Renzo Recchioni

«Attestato che il direttivo è illegittimo e che la procedura di sfratto sta andando avanti nonostante i ricorsi, questi soggetti non sono autorizzati a fare niente – continua Gramigna -. Torno ad invitare queste persone a smettere con questo modo di fare perché la contrada non è di loro proprietà ma di tutti». Un monito preciso della presidente dell’Ente che mette in guardia anche sulla cena che è stata organizzata per sabato prossimo all’interno della sede di contrada: «Non è autorizzata. Nel momento in cui si svolgerà farò quello che andrà fatto».

Quello che però dispiace ad Alessandra Gramigna è tutto quello che è successo durante la Contesa del Secchio, con alcuni contradaioli che hanno provato a partecipare all’interno della sfilata nonostante fossero stati esclusi e tutte le polemiche a seguire. «Questo non ha agevolato l’attività dell’Ente durante il periodo della Contesa perché siamo stati additati come soggetti che non volevano far partecipare ”soggetti legittimati” che in realtà non sono mai stati legittimati a partecipare visto che non erano stati eletti con un’assemblea valida – dice la presidente dell’Ente -. Siccome ci troviamo a far rispettare le regole, questa storia ci insegna che gli sconti non si fanno a nessuno e la verità viene a galla. Siamo dispiaciuti di quello che ci hanno fatto fare durante la Contesa e durante la Mini Contesa. Siamo stati dipinti come persone che strumentalizzano i bambini ma non abbiamo mai fatto una strumentalizzazione e, anzi, abbiamo fatto giocare i bambini e aspettavamo che i tamburini venissero a suonare. Mi devono trovare un atto che dica che io ho escluso i musici».

A conclusione di questa vicenda, una riflessione amara della Gramigna: «Sono stufa perché queste regole che ci siamo dati producono un effetto sotto il profilo civile ma non sono metabolizzate dalle contrade. Finché continueranno ad avere questo atteggiamento, questa manifestazione non può fare passi avanti. Se la Contesa viene strumentalizzata, non si cresce. Ad oggi, l’unica figura che ha sempre garantito che la Contesa andasse avanti è l’Ente perché, a turnazione, ogni contrada ha avuto un mal di pancia».

 


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