Ieri sera il Consiglio Comunale è stata approvata in via definitiva quella che la maggioranza ha definito la “mega variante di Campiglione”. «Non entro nel merito delle centinaia di migliaia di metri cubi di destinazione “commerciale” cui l’intera area è stata assoggettata, né sulla utilità della stessa in quanto la realizzazione del nuovo polo ospedaliero ha bisogno di uno strumento urbanistico al passo con i cambiamenti – commenta Renzo Interlenghi, capogruppo di Fermo Capoluogo -. Di sicuro non per realizzare quella che il consigliere Bargoni ha definito enfaticamente la “Grande Fermo” paragonandola, implicitamente, alla Milano dell’era craxiano-berlusconiana. Quanto questa variante sarà in grado di aiutare un’inversione di tendenza del trend negativo della nostra economia, che si caratterizza per essere la zona con il più basso reddito pro capite della Regione Marche? Non è dato saperlo».
Quello che Interlenghi, insieme al suo gruppo, si chiede è se sia stata effettuata una scelta oculata e giusta. «Ieri sera abbiamo rimarcato come l’attuale maggioranza (ergo il sindaco) abbia una visione palesemente liberista dello sviluppo socio economico della città, dove la politica si limita a fornire al privato qualsivoglia genere di strumento purché quest’ultimo investa nel territorio – continua -. È stato chiesto di sapere se, il tanto sbandierato sviluppo del quartiere, abbia delle basi analitiche e scientifiche: quanti abitanti in crescita si prevedono da qui ai prossimi dieci anni? Quante attività produttive nuove? E, di conseguenza, l’impatto sul prodotto interno lordo cittadino, grazie all’aumento occupazionale che dovrebbe sottendere a tale scelta ma, a tali richieste non è stata fornita alcuna risposta»
La critica che il capogruppo di opposizione fa è che «la maggioranza ha utilizzato un metodo di lavoro approssimativo, raffazzonato, poco oculato dove il denaro pubblico viene speso per organizzare un sondaggio tra i cittadini il cui risultato appare risibile, oltre che del tutto inutile, perché da forma a quella che potremmo definire una partecipazione democratica meramente apparente, tuzioristica, fine a sé stessa perché non crea coscienza sociale ed è il frutto di un sistema di informazione, e formazione, mordi e fuggi».
«Hanno sostenuto che passeremo alla storia per coloro che hanno votato contro il miglioramento della città e che la nostra era una scelta contraria al sostegno delle politiche occupazionali giovanili.
Saremmo contenti di aver sbagliato ma crediamo che non sarà così. Il privato non ha a cuore l’obiettivo di garantire il futuro della collettività e senza una sorta di piano industriale dell’area brancolerà nel buio – conclude Interlenghi -. Nel frattempo i giovani di oggi saranno diventati donne e uomini, molti avranno emigrato, i governanti saranno cambiati, la città sarà sommersa da nuove promesse elettorali, il centro storico sarà sempre alle prese con lo spopolamento, i negozi con il rischio chiusura, le persone con il caro vita, i meno fortunati con la carenza di alloggi e gli amministratori se la prenderanno con chi li ha preceduti. Spero di aver ben chiarito la scelta del voto contrario a questa variante che, per noi, rappresenta un modo democratico di interloquire e amministrare dall’opposizione, perché ci sentiamo parte del governo di questa città».
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