di Sandro Renzi
«E adesso parlo io». Era attesa da giorni la conferenza stampa dell’ex assessore ai lavori pubblici, Lauro Salvatelli, sfiduciato dal sindaco Valerio Vesprini venerdì scorso al termine di un confronto serrato durato oltre 5 ore nella stanza del primo cittadino. E stamattina, l’ormai ex vicesindaco, al quale il provvedimento è stato notificato solo ieri, ha detto la sua su quanto accaduto. «Ho sentito la necessità di dare una spiegazione. Sia ben chiaro, sono molto sereno, ma ritengo giusto dire cosa sia successo, senza rancore, basandomi sull’oggettività dei fatti, perché i cittadini sangiorgesi si facciano una opinione quanto più completa di quello che è successo». Esordisce così Salvatelli che, carte alla mano, racconta quello che è avvenuto nelle ultime settimane.
«Stavo lavorando come assessore e vicesindaco anche 12 o 13 ore al giorno e nessuno può contestare il mio impegno. Molte opere erano in corso, altre concluse ed altre verranno attuate nei prossimi giorni o settimane, frutto di una programmazione fatta in questi quindici mesi. Parlo di interventi eseguiti per milioni di euro. Cito, tra quelli che devono partire, solo a titolo di esempio, il cantiere per 700 nuovi loculi piuttosto che il campo polivalente a Pian della Noce». Sorvola sull’elenco che ha però stilato, pronto ad utilizzarlo all’occorrenza per confutare i suoi detrattori. E poi entra nel dettaglio della giornata clou che lo ha visto finire defenestrato.
«Venerdì scorso sono stato chiamato dal sindaco. Alle 12.50 sono entrato nella sua stanza, pensando di dovermi confrontare su alcuni cantieri in corso. Dopo oltre 5 ore di colloquio, durante il quale abbiamo parlato di tutto, Vesprini mi ha manifestato il suo dispiacere per non aver appreso prima del mio ingresso in Fratelli d’Italia e per non aver condiviso con lui questa scelta. Gli ho detto, come avevo già fatto con la maggioranza, che si era trattato di un semplice disguido sui tempi della comunicazione. Poi negli ultimi 5 minuti di quell’incontro mi ha chiesto di dimettermi. Non ho capito quali fossero le reali motivazioni, a parte quella del mio ingresso in FdI a cui ha fatto riferimento. Ha aggiunto che, in alternativa, aveva pronta la sfiducia. Ci siamo lasciati mi ha detto di prendermi 48 ore per riflettere». A quel punto, ovviamente, il destino dell’ex assessore era ormai segnato: dimissioni o sfiducia.
«Stordito per quello che mi aveva detto il sindaco, sono uscito sapendo di avere 48 ore per riflettere. Dopo qualche ora, a cena con la mia famiglia, ho iniziato invece a ricevere telefonate da parte di amici che avevano letto della mia sfiducia sui giornali on line, senza che ne sapessi nulla. Sembra quasi che il sindaco avesse necessità di mandare via qualcuno che stesse complottando contro l’Amministrazione. Non mi è piaciuta assolutamente la forma e sono rimasto deluso di questo comportamento». Salvatelli, oltre che sulla forma, ha grossi dubi pure sulle motivazioni della revoca delle deleghe. «Ci ho riflettuto, il motivo è l’ingresso in FdI e non la parte operativa. Forse non ero libero di prendere la tessera di un partito a cui sono vicino da alcuni anni? Se glielo avessi detto prima cosa sarebbe cambiato? Mi avrebbe sfiduciato comunque? Allora non è una motivazione reale, forse dietro c’è qualcosa d’altro, un progetto che voleva portarmi fuori perché sono scomodo per questa maggioranza. Non siamo sotto dittatura, ho il diritto di aderire ad un partito» racconta ancora Salvatelli ricostruendo, col senno di poi, un mosaico di dubbi, detti e non detti e suggerimenti. «La scorsa primavera, insieme ad altri amici, mi è stato suggerito che forse era il caso che rallentassi un pò perché rischiavo di mettere in ombra altre persone nell’esecutivo, compreso il sindaco. Non ho dato peso a questa situazione, poi sono successe altre cose, e allora uno è portato a rifletterci. Ho peccato di troppa visibilità? Mi viene in mente anche un fatto. Ad esempio la mancata convocazione a due giunte comunali. Fatto increscioso per il quale ho scritto anche agli uffici ed al primo cittadino. Ci può stare un errore la prima volta ma la seconda volta mi lascia col dubbio».
Capitolo tessera, pomo della discordia. Salvatelli difende la scelta. «L’ho fatto per i sangiorgesi, convinto che potesse aprire ed attivare canali istituzionali anche con Roma. A luglio, se qualcuno non lo sa, avevamo perso i 5 milioni di euro del Pnrr per lungomare e Casa famiglia. Grazie al segretario di FdI, Andrea Agostini, dopo tre giorni è arrivata in Comune la proroga del contributo. Ad oggi ci sono 42 mila progetti a rischio definanziamento Pnrr in Italia. Non quello di Porto San Giorgio. Se non ci fosse stato Agostini adesso non avremmo più nulla. E poi, il sindaco toglie a me le deleghe per non aver condiviso la decisione di entrare in FdI, ma dà la nomina di vicesindaco ad un tesserato della Lega, e mi subentra un consigliere tesserato di FdI. Capite così che i sangiorgesi sono disorientati. Nessuno mette in dubbio che il sindaco abbia la possibilità di revocare la fiducia, ma cosa ho fatto per meritarmi questo trattamento? Mi preoccupa ora che il sindaco si sia tenuto la delega ai lavori pubblici. Penso che in nessun altro Comune della Marche ciò accada. Come farà con tutti gli impegni, che già ha, a seguire anche quest0? Io spendevo 12 o anche 13 ore del mio tempo al giorno dietro a questo settore, il rischio è quello di rallentare la macchina comunale».
Già, la macchina comunale. Salvatelli ritiene che il cambio in corsa di un assessore, a soli quindici mesi dal voto, non aiuterà l’ente «alle prese con un fuggi fuggi diffuso ed un malumore tra i dipendenti». Ringrazia allora tutte le persone che gli sono state vicine, gli elettori, i dipendenti comunali, la famiglia. Attestati di stima sono arrivati anche dall’opposizione. Pochi dalla sua stessa maggioranza. «Non si contano neanche su una mano» rimarca. Quindi rincara la dose: «Ho pagato un prezzo, forse, quello di non essere un yesman. Una reazione quella del sindaco non certo commisurata al mio comportamento, le reali motivazioni della mia defenestrazione andrebbero chieste a Vesprini». Alla fine lascia intendere neanche troppo velatamente che se non è più alla guida di un assessorato e all’interno dell’esecutivo è perché c’era a monte «un pacchetto pronto per mandarmi a casa». Chiude la conferenza con una massima. «Ci sono tre cose che non possono essere nascoste a lungo: sole, luna e verità. Il mio impegno per la città non finisce qui».
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